Cruella

Si può avere tutte le idiosincrasie che ci pare per questo genere di film e si possono avere con somma ragione…

Ma all’interno di un filone logoro e bieco come i live action Disney, così scalcagnati e ridicoli di statuto e a priori, le idee portate avanti da Craig Gillespie sono OTTIME, sono davvero il MODO GIUSTO per cercare di fare «al meglio possibile» un tipo di film con cui il concetto di meglio ha purtroppo poco a che fare…

Gillespie si instrada per fortuna sui risultati del Dumbo di Burton e, dopo Tonya, si rivela un narratore per immagini spettacoloso, degno di ben altri ingaggi e di ben altre libertà creative…
…ma se quelle libertà creative non ci sono, allora, se proprio si deve lavorare per uno studio entrante, allora è bene lavorarci come fa Gillespie invece che come hanno fatto Ritchie, Condon, Marshall, Favreau o Zemeckis
Gillespie riesce a imporre argomenti visivi assai superiori anche a chi con quegli studi ci lavora bene limitandosi però a rettificare quello che fanno i tecnici (vedi il Rønning di Maleficent 2 o lo Stephen Herek degli 101 Dalmatians del 1996, di cui Cruella è dichiaratamente un prequel, certificato anche da Glenn Close, la Cruella del ’96, a fare da produttrice [quello di Herek fu il secondo remake live actions di un classico animato dopo The Jungle Book di Stephen Sommers del 1994: i remake live actions sono quindi qualcosa di “lontano”, risalente, come molte altre cose disneyane, al periodo terminale dell’egemonia di Jeffrey Katzenberg, quel periodo in cui Katzenberg rubò le idee alle Disney per portarle in DreamWorks lasciando Disney a raccattare i cocci; dopo il flop del sequel del film di Herek, cioè il 102 Dalmatians di Kevin Lima del 2000, i remake live actions sono spariti per 10 anni fino all’Alice di Burton])…

Con Cruella, Gillespie fa un film visivo, di ampio spettacolo di sguardo e di costruzione scenotecnica, che non si prende mai sul serio, che gioca contento con tutti gli elementi (fotografia, montaggio, musica, attori, scenografia, costumi), con la consapevolezza di stare appunto giocando, facendo un film per una major con un target preciso, un target che non viene rimbambito con l’aleatorietà nullificante (quella degli Avengers), né viene intontito con la nostalgia del menga (come fa MERDflix), ma gli si racconta una storiella che è certo discutibile (lo vedremo) ma che almeno si racconta in modo compatto, inventivo, capace di destare almeno curiosità per il CINEMA…

  • i piani sequenza sono felici e ironici (con una macchina da presa che passa beatamente attraverso finestre e specchi ma, quando c’è da far ridere e prendere in giro un già di per sé autoironico personaggio, aspetta “educatamente” che una porta si apra per passarci attraverso onde illustrare al meglio l’imbarazzo del personaggio, timoroso proprio di “entrare”, anche lui, nelle medesime stanze: impagabile!);
  • l’aderenza tra visivo e diegetico è superba (fantastica la macchina a mano coinvolta in un avvicinamento da figura totale a primissimo piano verso un personaggio impegnato in un monologo triste, “incerto” come la macchina a mano e sempre più intimista, intimità che viene garantita dall’avvicinamento della macchina: carinissimo!);
  • la giocoleria dei movimenti di macchina (scattanti, veloci, robusti ma insieme leggeri e ritmati) è divertentissima;
  • il montaggio è una libidine di ridancianeria tra stacco e non stacco ed è in una sinergia ideale con la colonna sonora;
  • una colonna sonora che è fenomenale: le classiche hit anni ’60-’70 dànno il ritmo alla danza del montaggio con gusto e godimento ludico, e sono magicamente sia intradiegetiche sia extradiegetiche: MERAVIGLIOSO! [espressamente sulla colonna sonora è KCDC];
  • la fotografia amministra colori con smalto ed efficienza;
  • i costumi e le scenografie sono misuratissimi nel loro essere stilizzati, certo fintissimi, senza però mai essere troppo plasticosi dal cadere al di là della linea di demarcazione del parco giochi (come accade sia in Animali fantastici sia in 1917); [forse meno accorti sono gli effetti digitali sugli animali, ma niente a che vedere con il trionfo del giocattoloso delle Witches]
  • la recitazione è comica, gioiosa, sorridente: Emma Stone non sa recitare (è noto), e fa sempre e solo se stessa (come Saoirse Ronan), e trova la sua forza d’essere in film scemi come questi in cui può usare la sua rochezza con “sgarbi” che strappano la risata, e le sue movenze scattose cretine in contesti che almeno fanno ridere. In Birdman e in La La Land i suoi tentativi drammatici erano ridicoli involontari, e allora tanto vale fare Cruella così da essere almeno ridicola volontaria!
    Emma Thompson, per contro, sa benissimo come fare, sia per risultare sgradevole sia per far ridere in modo più amaro…
    Joel Fry e Paul Walter Hauser (quest’ultimo già con Gillespie in Tonya) vanno via anche loro contenti di potersi prendere una vacanza ridanciana…

E questo discorso visivo sopravanza un livello di trama in cui, come sempre, la Disney naufraga nel trovare la quadra, e nel cui processo creativo si scontra col confronto con MERDflix e la lunga serialità, scontro che inficia i feature films: MERDflix è una peste che contagia malamente il cinema, un giorno andrà accettato con chiarezza…
Mi spiego:
Cruella avrebbe avuto una sceneggiatura migliore se non avesse dovuto misurarsi con la serialità imperante imposta da MERDflix ai suoi clienti idolatranti… perché la serialità impone forme e contenuti deteriori per i lungometraggi, contenuti che li ammorbano…
Cruella dura troppo, ben 2h 15′ solo per stare dietro a un pubblico anestetizzato da MERDflix, un pubblico che aspetta Cliffhangers e narrazione a compartimenti stagni, a stagioni, anche là dove Cliffhangers e stagioni non ci incastrano niente (vedi anche Anna)…
Cruella finisce per avere 2 stagioni (e potrebbe anche avercene 3 se consideriamo nel giochino anche il prologo), col Cliffhanger a metà del film solo per andare dietro al pubblico voglioso delle stagioni e dei Cliffhanger che vede in MERDflix!
Se Cruella non aveva la cesura col Cliffhanger a metà, una cesura che pospone troppo l’agnizione e che rende inutile quasi 100 del 135 minuti, allora Cruella sarebbe scorso assai meglio!
Ma, siccome c’è MERDflix, allora ci vuole la narrazione a stagioni
La cosa è deleteria per i film!
Ed è imposta da un’abitudine malsana del pubblico, abitudine catalizzata da MERDflix (non da Disney)…

…occorrerà sempre urlarlo con forza…

Ovvio che Cruella avrebbe avuto problemi anche senza la narrazione a stagioni, ok…
per esempio il personaggio di Cruella è una crasi tra la Catwoman di Michelle Pfeiffer (dal film di Burton del 1992), dalla quale Stone ricalca manierismi e perfino battute letterali (anche Gillespie omaggia il Batman Returns di Burton più di una volta in diversi set e in molto look complessivo del film), e Anne Hathaway del Diavolo veste Prada (Aline Brosh McKenna, che adattò Devils Wears Prada per il film di David Frankel, fu per un po’ a capo del processo scrittorio di Cruella prima che arrivasse Gillespie, ed è rimasta nei credits come screenwriter ufficiale): cose che innescano molto senso di déjà vu

Ma è anche vero che, nell’orizzonte odierno, o fai una cosa come Cruella o ti ritrovi a fare una cosa come Birds of Prey, cioè una cosa che perde del tutto la trebisonda tra stile e fintume, che rabbercia colori e montaggio apposta per il parco giochi e mai per il cinema, che non sa andare al di là della fiaba edipica senza effettivo pepe, e, soprattutto, non ha un cacchio di inventiva di sguardo!…

  • Gillespie, invece, lo sguardo ce l’ha;
  • non si prende sul serio;
  • illustra una sceneggiatura idiota benissimo;
  • anzi, calmiera quella sceneggiatura con interessanti costrutti edipici pepatissimi (tanto che sono davvero costrutti “elettrici”, da Elettra, vedi anche quanto si dice, in calce, qui), capaci di
    • comunicare l’importanza della famiglia de facto rispetto a quella che ti tocca in sorte (e in un mondo dove esiste Pillon la cosa è da salutare con gioia),
    • creare un diffuso, e non brutto, milieu “ambiguo”, con una Cruella non necessariamente simpatica (ottimo modo per far capire la complessità a certa gente interna al target Disney),
    • parlare della mai inutile esigenza di scegliere di essere “cordiali” invece di abbandonarsi al “come si è” (eliminando la sciocchezza del «io mi comporto da stronzo perché sono nato stronzo e non ci posso fare nulla» che certi coglioni usano come scusa), in altre parole parlare dell’esigenza della scelta piuttosto che delle maglie dell’odioso innatismo (e in un mondo dove esiste Mario Adinolfi anche questo è da salutare con gioia)…

Sicché, ragazzi, ok…
Cruella è un prodotto deteriore…
riscopiazzato…
letterariamente sfondato..

ma è visivamente divertente,
con argomenti visivi di prim’ordine,
e con intenti subliminali (famiglia de facto ed esigenza di scegliere come si è) tutti da esplorare…

È un film d’industria,
ma allora, a mio avviso, è meglio che i film d’industria siano così invece che come li vogliono Marvel (che comunque è Disney) e MERDflix (ed è stata la loro influenza mefitica a imporre stilemi drammaturgici terribili alla stessa Cruella)…

perciò, dé!

Resta la curiosità di vedere Gillespie fare qualcosa al di là delle logiche di major e, per una volta, con una sceneggiatura buona, visto che anche quella di Tonya faceva acqua!

26 risposte a "Cruella"

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  1. Ecco, anche riguardo a Emma Stone io sono un tantino in controtendenza … e ho faticato a trovare la lunghezza d’onda, sentendomi fuori dal coro, dato il successo che invece riscuote regolarmente. Ma probabilmente gioca anche l’età: io sono molto più per Emma Thompson :) quindi vedendo il trailer sinceramente mi erano sorte varie domande, una su tutte: perché?
    Invece mi fa piacere scoprire questo riscontro positivo: bene.

    Riguardo alla questione cliffangher … a me sfugge la psicologia del pubblico che dici, cioè io la avrei vista più una questione da gatto che si morde la coda … quindi più subita che idolatrata, ma va detto che sono fuori dal mondo :D
    Grazie.

    1. Io odio Emma Stone e ho combattuto molto sull’andare a vedere Cruella… il quale però mi ha reso felice e mi ha confermato, per l’ennesima volta, che Emma Stone sa fare solo se stessa!

      Sulla strutturazione “telefilmica” dei film: è già il terzo lungometraggio che vedo (dopo i due IT di Muschietti) che è plasmato come se fosse una serie, con “episodi” e “stagioni”, invece di avere una narrazione unica completa…

      Non so se il pubblico vuole o subisce questa strutturazione, ma vedo che quando non la trova si lamenta (anche quando Netflix propone cose più corpose, per esempio The Irishman, che comunque io non ho granché apprezzato, suscita malcontento)…

      Ho visto una strutturazione a episodi (col cliffhanger) anche in “Anna” di Ammaniti…
      brutta cosa…

      E su cosa vuole il pubblico e cosa lo aggrada, io non ho assolutamente idea…
      sono millenni che a me non piace mai quasi nulla di quello che piace agli altri…
      sarà l’età, sicuro, o orizzonte di attese diverso, comunque ho sempre problemi a trovare gusti simili agli altri…
      ma vabbé, dei gusti non si discute!

      1. No: hai ragione, de gustibus non disputandum est :) per cui non discutiamo.
        Però sono belle queste “chiacchierate” soprattutto perché poi il pallino del discorso rotola un po’ come sul piano inclinato e da un discorso si arriva ad un altro. E non sono episodi ma proprio nuovi film :D
        GRAZIE!

      2. Ho visto Cruella e ti devo ringraziare perché l’aver letto la tua recensione mi ha permesso di avere un occhio più attento che altrimenti non avrei avuto, essendo io una semplice spettatrice alla quale però è indubbiamente apparso forte e chiaro il tuo MERAVIGLIOSO scritto a caratteri maiuscoli riguardo alla colonna sonora.
        Dunque grazie per aver posto l’accento su varie altre cose interessanti che ho ritrovato durante la visione seguendo il filo del tuo discorso.

  2. 1. A me la emma stone piace, anche se emma Thompson è chiaramente una diva e veterana.
    2. Ma quindi mi consigli di andarlo a vedere? Sono sempre scettico sui prodotti Disney

    1. È probabile che non ti piaccia… tutto il secondo atto è una rimasticata del «Diavolo veste Prada»…

      Però boh… vedi te!

      io posso solo dirti che sono rimasto piacevolmente sorpreso!
      Ma i miei gusti (vedi anche commento precedente) non coincidono con quelli di tante persone, quindi boh!

      1. Io amo il diavolo veste Prada
        Ma di quale parliamo? Prima parte esilarante del film o seconda parte in cui firma il contratto di potere con satana?

      2. C’è un po’ di tutte e due… evidentemente la sceneggiatrice (che per un po’ è stata la stessa) ha cercato di fare una sorta di remake (poi l’hanno licenziata)

  3. Sono molto prevenuta, fino adesso i live action mi hanno sempre deluso, e poi a me la Stone non piace per niente. Però da come ne parli tu mi viene voglia di dargli una possibilità, se è così per ridere, in leggerezza… Emma Thompson sono già certa che sia eccezionale.

    1. Qui è tutto un discorso di livelli e di orizzonte di attese: io i piani sequenza intelligenti di Cruella non li ho visti negli altri live action Disney… ma quei piani sequenza rendono piacevole quello che comunque è un live action Disney… a me l’inventiva visiva e il tono ludico bastano per “sopravanzare” l’idiodincrasia verso i live action Disney, ad altri potrebbero non bastare!
      Inoltre, anche se più simpatico di altri, rimane un live action Disney: in fin dei conti è una cosa che si intitola Cruella con Emma Stone: i piani sequenza e la ridancianeria non possono fare miracoli!
      E tieni anche presente che certo tono ironico (e autoironico) nel doppiaggio di Fiamma Izzo (e con Domitilla D’Amico: famosa per buttarla in caciara, basti vedere le Birds of Prey) potrebbe non esserci…

  4. Gillespie è un bravissimo regista e con Tonya si era distinto veramente tanto. Se non fosse stato per la sua regia, probabilmente questo Cruella sarebbe stato l’ennesimo film scialbo e dimenticabile della Disney. Fortunatamente c’è stato dietro un regista talentuoso e in gamba. Purtroppo non ho apprezzato il film appieno, proprio perché vedevo molti sbagli e qualche forzatura a livello di sceneggiatura, che però Gillespie è riuscito a risolvere con alcune immagini molto belle.

      1. L’ho visto per via di Gillespie stesso, altrimenti avrei evitato. Ultimamente i miei rapporti con la Disney sono di amore/odio.

      2. E questo mi fa incazzare non poco. Ho visto da poco Luca. L’ho amato, ma mi è dispiaciuto tantissimo doverlo vedere in streaming e non in sala. Alla fin fine l’unica che si sia comportata in maniera corretta con le sale è stata la Warner Bros. La Disney ha avuto un comportamento abbastanza scorretto.

      3. Non voglio stare a vomitare addosso, proprio a te che le conosci benissimo, le mie idiosincrasie con Netflix, ma il comportamento della Disney, a mio modestissimo avviso, non sarebbe mai potuto esserci senza il retroterra di Netflix… Netflix è stata quasi come una sindrome da immunodeficienza acquisita che, senza farmaci, ha reso possibile a una perfida polmonite (il combinato disposto tra Disney e il Covid) la distruzione dell’organismo ospite… che era la sala!
        Senza quella sindrome, la polmonite avrebbe fatto sì tanto male, ma non così male (in fin dei conti i live action in sala, pur pestilenziali esteticamente, non incassarono poco)

      4. In parte hai ragione, ma la Disney ha avuto comunque un comportamento scorretto. Almeno la Warner ha fatto in modo che i suoi film andassero sia nella sua piattaforma che nelle sale. Anche la Disney poteva fare così con i suoi film d’animazione. Tra l’altro i suoi film costano veramente tanto mentre quelli della Pixar li mettono gratis. Una cosa che no ho capito.

      5. Capisco, e hai ragione, ma la Disney avrebbe agito così senza una Netflix che pubblicizza di far uscire i film in sala ma poi li distribuisce solo 48h e solo su pochi schermi nelle grandi città? Anche quello è un giocare sporco e quasi concorrenza sleale…

      6. Sì, anche Netflix ha giocato in maniera scorretta e questo non mi fa per niente piacere. Ma Netflix è nata per distribuire le proprie opere in streaming. Disney no. Certo il fatto che Netflix voglia poi partecipare ai festival del cinema e agli Oscar distribuendo in quella maniera i suoi film è abbastanza infame.

      7. Capisco quello che vuoi dire…
        Come se Disney avesse cambiato “core business” andando sullo streaming mentre Netflix è sempre stata streaming…

        Ora ti faccio una blaterazione inutile che, una volta scritta, non rileggerò, sicché scusami se sarà pura fumisteria…

        anche dopo la WW2, una volta vista la supremazia televisiva, Walt Disney “abdicò” un po’ alla supervisione dei film del periodo 1950-1955 (Cenerentola, Alice, Peter Pan, Lady and the Tramp) per dedicarsi alla ABC; il vizio però non lo perse, e impose il Technirama a Sleeping Beauty (che comunque arrivò dopo ben 4 anni dopo Lady and the Tramp: uno iato pazzesco) e il ritorno alla tecnica mista in Mary Poppins, ma anche quel vizio fu un guizzo in un cambio di “core business” bello grosso, cioè i parchi a tema (Disneyland apre nel ’55), che lasciarono l’animazione al semplice risparmio del metodo Xerox, magari anche un po’ a languire dopo la sua morte nel ’66 (i film di Reitherman del periodo 1961-1977, da 101 Dalmatians a The Rescuers, si salvano bene grazie alle brillanti sceneggiature ma si vedono lottare moltissimo con la mancanza del budget degli anni ’40 e ’50)…
        Magari la Storia ci stupirà…
        O magari no…

        Anche la sala e il grande schermo sono stati dati per morti molte volte: Spielberg diceva che le sale erano obsolete già nell”85, perché manchevoli di adeguato suono e immagine…
        Per battere la TV, nello stesso periodo dello Walt della ABC e di Disneyland, le altre major puntavano su Cinerama, Cinemascope, Drive In, 3D, nuove emulsioni per il colore, film-evento, kolossal…
        Noi la fase kolossal, con Marvel, forse l’abbiamo passata… e anche l’IMAX non se la passa bene (e non se l’è mai passata benissimo: è rimasto un’attrazione più da fiera che da cinema); e il nostro 3D, che per un lustro ci ha ammorbato, è nel dimenticatoio, nonostante gli incassi di Avatar (segno che anche il dato del mero incasso è fuorviante dal punto di vista “storico” e “sociologico”): anzi, forse proprio quel 3D, con i suoi costi esosi che pesavano sulle famiglie (una famiglia di 4 figli che andava in un multisala a vedere Tin Tin di Spielberg finiva a spendere 200€ tra biglietti, popcorn, cocacole, e occhialini), ha alimentato quella pirateria incubatrice di Netflix…
        Magari anche lo streaming, oggi dilagante, forse si sgonfierà…
        Oppure no…

        Forse Disney, come fu Apple con iTunes e iPod (con i quali Jobs riuscì a sfruttare la crisi del mercato musicale aperta da Napster, il P2P e gli mp3), fiuta il casino e ripiega, pensando poi di andare a un All-In successivo: che potrebbe essere, magari, con la scomparsa dei poveri esercenti delle piccole sale, il ritorno alla Hollywood pre-1968 e pre-antitrust, quella in cui la major possedeva tutto, dagli studi, agli attori ai teatri… come se Disney attendesse di aprire i suoi schermi selezionati, nuovi e avvenieristici, nel futuro in cui i cinema dei professionisti privati saranno scomparsi…
        Oppure ci sarà la vera rivoluzione che blateravano Lucas e Coppola nel 1999: una distribuzione diretta dal produttore/regista all’esercente, tutta digitale, con il regista che si mette d’accordo, senza intermediari, con la sala a cui dà in licenza un file del suo film, un file magari da scaricare direttamente dal sito del regista con vari prezzi a seconda della qualità richiesta (da 4 a 10k, per esempio): un sistema anch’esso che alimenterà poche sale, ma magari sale non di proprietà delle major…

        È un gran peccato non poter prevedere il futuro: ma è anche il bello di poterlo vivere con stupore!

      8. Hai fatto un discorso davvero molto interessante che ha dimostrato vari cambiamenti per quanto riguarda il mondo del cinema. Ciò sottolinea ancora una volta la tua profonda cultura cinematografica.
        Io comunque continuo a pensare che i film vadano visti in sala, soprattutto certi film specifici. Il cinema è nato in questo modo è quell’esperienza è veramente magnifica. Una cosa su cui però devo fare una critica è il prezzo di certi cinema. Ho visto a volte biglietti da 11 euro per un film, il che mi pare fin troppo esagerato a mio avviso (di solito è UCI a mettere prezzi esorbitanti ma non solo). Poi conta che anche il cibo costa una fortuna… ci credo che vanno tutti verso lo streaming. Io sono fortunato perché il cinema da me ha dei prezzi molto giusti (7 euro un biglietto normale), però mi rendo conto che in certe zone i prezzi sono troppo elevati e ciò porta le persone ad andare in sala il meno possibile e solo per vedere il film del momento. Quindi dovrebbero cambiare certe cose.

      9. Anche io sono fortunato ad avere sale carine vicino casa che offrono prezzi adeguati: non sono bar e ristoranti con annessi schermi come invece sono i multisala odierni (UCI, Space o quel che c’è)…

        E c’è anche da pensare a cose amare:
        che la visione collettiva e proiettiva, sì, è stata “nativa” del cinema ed era precedente nel mondo umano (le ombre al fuoco o la lanterna magica cinquecentesca: “proiettivi” per viosione collettiva sono, per certi versi, gli affreschi e i quadri delle chiese), ma anche la componente individuale è sempre stata presente: i “mondi nuovi” del Settecento erano spioncini che facevano fruire solo una persona per volta; nel Medioevo erano “per una persona sola” alcune iconette private; e per una persona alla volta intendeva lo spettacolo cinematografico Edison col kinetoscopio, che solo per caso fu soppiantato dal cinématographe Lumière per questioni di semplicità, licenze (Lumière era per certi versi più dozzinale: fu come quando si impose il VHS, più semplice e più aperto alle licenze, sul BetaMax, più complesso e che Sony volle mantenere di proprietà) e per spettacolarità (Edison non riuscì mai a sincronizzare le immagini col suo grammofono, altrimenti chissà cosa sarebbe successo: avrebbe avuto, pur per una fruizione individuale e prima di Méliès, uno spettacolo molto più interessante di quelli offerti dai semplici imbonitori e “documentaristi” di Lumière)…
        Per cui la lotta tra collettivo in sala e privato in streaming è colossale, endemica, e io spero eterna: anche se patteggio per la sala, spero che tra i contendenti non ci sia mai davvero un vincitore…

      10. Onestamente neanche io spero che in questa specie di lotta ci sia un vincitore. È giusto che il pubblico sia libero di scegliere se andare in sala o vedete un film in streaming. Io non ce l’ho con lo streaming ma non voglio che soppianti le sale.

  5. Visto ieri
    A me sono piaciute entrambe le Emma, ovviamente la thompson è su un altro livello
    Bellissimi i costumi, intrattenenti le canzoni che però abbiamo sentito mille volte.
    Ma nn mi è piaciuto, il film ha troppi cambi di carattere e forzature. Invece bella la trovata dell’abito di uova di falena anche se mia mamma ha chiesto come nn fossero morte mentre lo cuciva.
    La prima parte nel centro commerciale mi ha ricordato Cenerentola btw

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