House of Gucci

Ne avevo così tanto sentito parlare male che, alla fin fine, mi sono quasi stupito di non vedere qualcosa di davvero peggiore di All the money in the world

Il pubblicizzarlo come la storia di Patrizia Reggiani, complice la presenza di Lady Gaga, ha enfatizzato le reazioni avverse con l’idiozia che sarebbe un film pro-Patrizia (e a Lady Gaga né Scott né la MGM fanno cantare una canzone, che ne so, per i titoli finali: a mio avviso una pessima scelta) e anti-Gucci…

Invece è il solito film scottiano di rappresentazione del mondo complesso e di visioni esistenziali contrapposte…

Tra i tanti antagonismi di Weltanschauung ci sono:

  • le visioni contrapposte tra Al Pacino e Jeremy Irons…
  • il mondo Homo homini lupus presentato da Lady Gaga che è alternativo al mondo familiare riccone dei Gucci…
  • i dualismi tra i cugini Driver e Leto…
  • il mondo tutto arte visto da Leto e la cruda realtà…
  • Lady Gaga vs Jack Huston…
  • Lady Gaga vs Camille Cottin…
  • Driver vs Huston…
  • la vita in città contro la vita in campagna, da nobiltà cinquecentesca, ad allevare la chianina…
  • il mondo della moda antico dei Gucci vs la moda nuova dei Versace e dei Tom Ford…
  • l’imprenditoria spendacciona di Driver contro il pragmatismo dei petrolmilionari del Bahrain…

e come sempre in Scott, tutto questo finisce per non trovare un centro e non trovare un vero protagonista… Lady Gaga non lo è affatto… e neanche Driver…

…la maggior parte del minutaggio se la spartiscono Pacino e Leto, impegnati sì, con la loro nobiltà vecchio stampo anni ’40 e ’50, a belligerare con quei vampiri anni ’80 che sono Driver e Gaga, ma anche belli in primo piano così, di per sé, a confabulare tra loro e ad apparire, solo loro, nei loro istrionismi e nella loro teatralità…

il resto non è per niente la storia pubblicizzata di Patrizia Reggiani che irretisce Maurizio Gucci… il resto (quel che rimane di Pacino e Leto) è quasi la documentazione di quello che è accaduto all’azienda di moda Gucci dal 1970 al 1994…
e questa documentazione fa da contenitore a tutti gli antagonismi di Weltanschauung e a tutti i problemi personali…

Gaga e Driver, sì, si insinuano in tutto quanto, ma senza primeggiare come invece fanno Pacino e Leto: si insinuano nel vacuo e fatuo, quasi inafferrabile, senso del film: un senso, come spesso in Scott, che c’è da indagare, arraffare tra le righe, tra le intenzioni e, soprattutto, tra i gangli delle contrapposizioni e dei cambiamenti epocali dentro cui i poveri protagonisti quasi affogano…

Lady Gaga sembra simboleggiare una nota stonata negli equilibri della famiglia…
una famiglia sì inclinata verso la diffidenza (Irons e Pacino che non si sopportano), ma che ancora poggia sulla chianina, sulla terra, sul DNA e sullo stile complessivo (Irons e Pacino sono discordi su tutto tranne che sulla coglioneria artistica di Leto)…

…l’arrivo di Gaga, tutta peperina, sessualizzata (Scott, sempre restio a inquadrare scene di sesso, secondo lui noiose, sfoggia tutte le prurigini possibili nel farci intravedere porzioni dell’epidermide di Gaga), e, soprattutto, tutta vogliosa di denaro, sembra innescare sete di plusvalore finanziario nei Gucci certo ricconissimi ma ancora “nobili” e non yuppies

Scopacchiando Driver, Gaga entra nella immobile, e probabilmente anche marcescente, famiglia (la chianina è ok, ma Irons e Pacino sembrano davvero vivere nel passato, e hanno entrambi segni belli evidenti di vecchiaia: Irons soprattutto, è chiuso in un mausoleo con le sue pellicole, con gli occhi cerei e la nostalgia dell’amata), innescando le gelosie, i sotterfugi, le ripicche e le vendette…

…che il film non fa che rendicontare…

una volta scoperto che il giochino iniziato da Gaga per il plusvalore finanziario (e da lei iniziato anche per rivaleggiare con l’avvocato di famiglia Huston) finisce per ritorcerglisi contro (la Finanza, chiamata da un Leto sobillato da Gaga e Driver, finisce per arrivare anche a casa di Gaga e Driver!), Driver decide, di punto in bianco, sì di accettare che il mondo degli anni ’80 oramai è Homo homini lupus e che quindi occorre fare i giochetti minacciosi con la finanza per sopravvivere, visto che coltivare la chianina e appellarsi al DNA è inutile (come dice Gaga), ma nel contempo decide quasi di “punire” chi gli ha aperto gli occhi, e cioè Gaga stessa!
dopo che gli è entrata la Finanza in casa, Driver va a St. Moritz a scopare Camille Cottin e, proprio con Huston (uno dei nemici di Gaga), continua il giochino dei sotterfugi, iniziato con Gaga, lasciando Gaga a sbraitare e a lamentarsi con Salma Hayek…

e Gaga si lamenta NON tanto di essere rimasta con le briciole invece che coi miliardi, si lamenta di più che non le venga riconosciuto il fatto di aver avuto ragione, che non le sia riconosciuta la constatazione che, negli anni ’80, solo se tradisci e mandi la Finanza puoi fare i miliardi, poiché i sistemi anticheggianti della chianina e del DNA sono vetusti… [e certo c’è anche tutto il senso di tradimento subito da Gaga, certo; e c’è anche il problema di Gaga di vedersi buttata fuori dalla famiglia mentre in famiglia rimane Huston: e a buttarla fuori dalla famiglia è stato proprio quel Driver con cui lei pensava di fare *famiglia a sé*]

riassunto:
Driver diceva di voler continuare con la chianina…
Gaga lo convince a mandare la Finanza…
con la Finanza dagli altri, Driver si arricchisce…
la Finanza però arriva anche a Driver…
…allora Driver si disillude, lascia Gaga e va con l’altra…
…però continua a mandare la Finanza agli altri!

L’essersi comportato effettivamente come Gaga, e continuare a comportarsi come Gaga negli anni ’80, fa subire a Driver una sorta di contrappasso: Gaga paga la gente per ammazzarlo (episodio che è straordinariamente MARGINALISSIMO nelle quasi 3h insostenibili del film), e non solo, anche Huston lo pugnala alle spalle per fare i soldi lui e solo lui grazie a Tom Ford…

E i più coglioni di tutti, quelli della chianina, cioè Pacino, e anche quelli del tutto idioti, tutti Arte per l’Arte, come Jared Leto, che hanno affollato e interrotto la storia dozzine e dozzine di volte, finiscono quasi per essere rimpianti, come i bei tempi andati…

Mah…

è difficile davvero trovare significati in questa storia…

storia che è claudicante per milioni di problemi di drammaturgia: veramente, nel bel mezzo di una vicenda, ti vedi spuntare Jared Leto a istrionizzare per mezz’ore intere, a parlare di arte, di piccioni (non sto scherzando), o a fare la moraletta su quanto è importante la famiglia

ed è una storia che è anche illustrata dal solito sistema visivo di Scott, prodigioso nel trovare modi artistici del tutto propri, quasi avulsi dalla drammaturgia…

per esempio c’è tutta una rincorsa di associazioni visive tra le foto che Driver fa a Gaga e le foto che i reporters fanno a tutti i Gucci (anche a Pacino): fotografie che scolorano nel bianco e nero, e sono trattate da Scott come qualcosa di molto importante: una pausa seria scandita perfino dalla musica!

e c’è tutto un senso metateatrale che aleggia su ogni cosa:

  • una delle critiche più serie è l’aver fatto parlare gli attori con un accento italiano improbabile… ma è tutta la recitazione che è connessa con l’esagerazione… e tanto tempo Scott lo perde a connettere la vicenda con qualcosa che è finto…
  • gli attori che parlano italiano e la nostalgia bucolica per la chianina sembrano quasi derivare dal Padrino o da Novecento di Bertolucci (ambientati prima ma girati nel tempo in cui è agito molto di House of Gucci, gli anni 1970s)…
  • i personaggi hanno a che fare spesso con la performance della sfilata, oltre che con i fotografi onnipresenti che virano in bianco e nero tutto…
  • la colonna sonora tracima intratesti dal coro muto della Madama Butterfly che ritma l’omicidio come nelle Heavenly Creatures di Peter Jackson (e, senza delitti, Puccini appare spesso in certi film di Chabrol più “gucciosi”), a Ritornerai di Bruno Lauzi, del 1965 ma usata, per esempio, nella Messa è finita di Moretti dell”85 (momento di crisi dei Gucci)…
  • l’opera lirica, con Pavarotti e Il barbiere di Siviglia onnipresenti, suggeriscono tutto un quid di stramberia esagitata in ogni cosa: una esagitazione palesemente recitata: il brindisi della Traviata accompagna la scena di sesso Gaga-Driver con particolari effetti stranianti, che enfatizzano un momento molto iperbolico dal punto di vista attoriale (i cattivi possono tranquillamente concludere che è ridicolo: io lo vedo come un qualcosa di metateatralmente recitato: non è una scena di sesso, è gente che recita una scena di sesso, quasi alla Antonioni col tennis in Blow up!)…
  • naturalmente tutta la gestione visiva di Scott è lì a comunicare fintume con i suoi preziosismi artistici: la polvere della ditta Reggiani risplende di meraviglia; il semplice aprire un freezer di Gaga crea vapori luminosi stupefacenti; l’arredamento (di Arthur Max) è di un lusso scoraggiante per chiunque abbia un budget medio, e dalle finestre Wolski orchestra forme di luce che sembrano strutture di Donald Judd… [stranamente pochi sono i pappi della pioppa scottiani: li ho visti solo in un momento con Driver; ma ancora diverse le scene goduriose al fuoco del camino]
  • molta tensione di sotterfugio, oltre che con i droni fluidi già visti in Last Duel, è resa da una stavolta davvero entrante macchina a mano…

E tutti questi sensi visivi di finzione come si connettono allo scarso senso di complessità e di consunzione dell’antichità familista veicolato dalla trama?

non si connettono!

come al solito in Scott!

che è lì, come in 1492, a indicarci il problema (il cambiamento del mondo e del capitalismo da questione nobile-cavalleresca di famiglia, già di per sé spregevole, a sistema finanziario impersonale ancora più spregevole dove tutti si viene traditi al di là di qualsiasi affetto), e a indicarci come questo problema affligge singole personalità (il disilluso patriarca Pacino, il povero pazzerello Leto, la tradita Gaga, il freddo Driver che finisce anche lui tradito e morto) proprio perché è un problema che ha a che vedere con lo statuto del mondo, uno statuto di finzione, di rappresentazione esagerata, anabolizzata in cui non si capisce niente tra vero e finto… ma la soluzione a questo problema indicato, Scott mica ce la dà…

…Scott sta lì, a farci vedere tutto, a indicarci il problema senza pudore di intreccio, e per indicarcelo fa un film di 3h, recitato da parrucconi urlanti in lingue impossibili, pieno di innunendo a un senso, visivo e “storico” (perfino moraleggiante di leggero conservatorismo, nonostante il saldo nichilismo: c’è sì nostalgia per i vecchi Gucci di chianina, ma non si tace il fatto che anche quei Gucci erano delle belle merde), che però non ci fornisce: ce lo fa intuire, tra le pagine del tempo storico che cambia tra ’70s, ’80s e ’90s e tra i versi della sua “poesia” sulla complessità visiva e concettuale…

House of Gucci è l’ennesimo ninnolo di Scott, lì a riprodurre in microcosmo, in un film inconcludente, la caducità essa stessa inconcludente della complessità della vita e della Storia…

alla fine l’unico senso che rimane è forse quello di aver perso tempo…

ma mi aspettavo davvero peggio…

e certa gente che si stupisce che Scott abbia fatto una cosa simile è della stessa risma di coloro che 20 anni si lamentavano di uno Scott capace di mettere il colonnato di San Pietro nell’Antica Roma! [ridicole anche le lamentele di aver fatto Paolo e Aldo Gucci più brutti di quello che erano… e ridicole anche le argomentazioni tali per cui «se erano americani invece che italiani allora sarebbero stati più accurati!»: mah: neanche in Love & Mercy, in cui i personaggi sono tutti americani, c’è stata vera accuratezza!]

Occhio che l’aiuto regista è Roy Bava, figlio di Lamberto e nipote di Mario!

Su Scott ho anche scritto ‘sta roba qui!

Su House of Gucci vedi anche KCDC!

vedi anche il Papiro relativo, al n. 12

18 risposte a "House of Gucci"

Add yours

  1. Un’analisi interessante. Sto leggendo molte recensioni discordanti su quest’opera e ciò non fa altro che accrescere la mia curiosità a riguardo. Inoltre sono molto curioso di vederlo dopo essere rimasto soddisfatto di The Last Duel, probabilmente una delle opere migliori di Scott degli ultimi tempi, narrato con intelligenza e con tematiche attuali. Mi dispiace solo che sia stato un flop. Almeno questo mi pare che stia guadagnando qualcosina. In ogni caso penso proprio che lo guarderò. Ottima analisi, come sempre davvero approfondita e minuziosa.

  2. io vengo dopo aver ascoltato la recensione di Barbiexanax che contestualizza anche gli orrori storici di ambientazione commessi dalla produzione, ti consiglio la recensione che trovi su YT
    boh, speravo sarebbe venuto qualcosa di meglio anche solo per Lady Gaga ma almeno da quello che sento lei non è stata particolarmente demolita e può sperare di continuare la carriera nascente nel cinema :)

    1. Sì, ho sentito la recensione di Barbie Xanax… e, come dico alla fine, lamentarsi degli errori storici in un film che veicola apertamente finzione e metacinema mi convince poco (io ho più a noia coloro che fanno errori proprio mentre comunicano “documentarismo”, come succede in Chariots of Fire, per capirsi)… il film ha così tanti aspetti negativi (soprattutto drammaturgici) che non occorre certo appellarsi ai dettagli storici (mai presupposti dal film) per demolirlo…

  3. Non so nemmeno se dire che pensavo peggio: in fondo che la maggior parte del minutaggio se la spartiscono Pacino e Leto è anche cosa buona.
    Gaga come nota stonata della famiglia a questo punto è in parte, solo mi domando perché nelle interviste abbia parlato del suo “interpretare una assassina” se poi l’omicidio è marginalissimo.

    1. Mah boh…
      Alla fin fine fa vedere bene quanto Patrizia Reggiani fosse assassina: c’è anche un paio di scene di “rimorso” in vasca da bagno (di quelle con la schiuma del sapone a coprire i capezzoli): Gaga ci si immerge mentre “elabora” la sua colpevolezza… però prendono 5 dei 160 minuti…
      è molto possibile che abbiano avuto problemi di montaggio, e che quindi ogni attore sia convinto di aver fatto qualcosa che poi nel montato finale non si vede…
      e poi, conoscendo Scott, tra 6 mesi o un annetto, per l’uscita Home (a questo punto streaming), pubblicizzerà l’immancabile “director’s cut” con 72 minuti di Lady Gaga non distribuiti al cinema!
      sarei quasi pronto a scommetterci!

  4. Nick, questa tua recensione, come al solito superba, spinge a vederlo nonostante il tuo giudizio non buono. C’è sempre da imparare. Sul chi si ferma “sul realismo” come critica, non solo in questo film, ma in generale… mi stanno un po’ cominciando a stufare tutti coloro che guardano ad un’opera cinematrografica, un romanzo, una serie TV e se ne escono con “non è realistica”. Ma realismo de che? Rispetto alle leggi della fisica classica o della fisica moderna? Rispetto alla geometria euclidea o a quella non euclidea (si esiste una geometria non euclidea, utile oltre che esteticamente affascinante). Rispetto alle analisi di Freud, Jung o Lacan? Rispetto alla storia, alla storiografia, alla cronaca, al pettegolezzo, al granello di polvere? Boh comincio a pensare che “qualcosa non quadra”. Le tue analisi tecniche e “di segni” fanno prendere una boccata d’aria. Un caro saluto. Fritz.

    1. Grazie mille, Fritz!
      Io sto tanto vacillando al discorso secondo cui un attore per fare un alieno deve essere alieno, sennò “mente” e se mente la sua performance peggiora [come peggiora, secondo tanti, se si scopre che l’ha fatto per soldi, per lavoro: come se recitate fosse, boh, qualcosa che non è un lavoro!]…
      Sono davvero questi i sintomi della mancanza del teatro e dello spettacolo dal vivo?
      Trasecolo

      1. Trasecolo anche io. Credo che questi due anni abbiano creato una sorta di sindrome del reale, dato che un po’ tutti si è stati piu’ legati al mondo del virtuale. Quando ascolto o leggo recensioni in giro, sembra che tutti si siano scoperti ingegneri/fisici/ chimici se c’è qualcosa che non quadra in un film da un punto di vista : meccanico, tutti storici , nel caso non ci siano aderenza totale ad un particolare dettaglio storico e cosi via. Le recensioni si focalizzano oramai su aspetti di questo tipo. Pochissimi hanno voglia di fronte ad un’opera “artistica”, da tecnici, di fare una disanima semiotica. Boh.. comincio ad essere troppo vecchio e rimba, sarà per quello.

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