Blade Runner 2049

A me Arrival disse assai poco…

Tanto fumo, e tante immagini finto-suggestive per nulla… la trama era furbona ma non fattuale: ludica più che acchiappante…

Blade Runner 2049 ha una sceneggiatura migliore (del vecchio Hampton Fancher, autore del soggetto del film del 1982), che Villeneuve illustra bene, grazie anche a due colossi della visione che sono Roger Deakins e Dennis Gassner…

e basta…

è un solido film di fantascienza, scuro e sicuro, corposo e ben messo…

A livello filmico abbiamo a che fare con immagini/ricordo che si interpretano male, con occhi che vedono e sentono le emozioni, con ologrammi che vivono… tutte cose che intepretano bene l’idea metacinematografica dell’esistenza, e la esprimono in modi non dissimili dal primo Blade Runner e in linea con altri maestri del cinema (vedi lo Spielberg di Minority Report, già di suo connesso con Blade Runner)

A livello narrativo abbiamo la stessa tragica idea di identità emotiva tra uomo e macchina, tra schiavo e padrone, la stessa idea cyberpunk struggente espressa ai massimi livelli dal primo Blade Runner (vedi 42) e riproposta con molta sincerità ed empatia… condita, inoltre, con le stesse metafore cristologiche ed edipiche del primo Blade Runner

qundi, va tutto bene?

in parte sì, perché comunque è un film a modo…

i difetti sono

  1. è un po’ inutile: è carino, ma tante cose le aveva già dette Blade Runner nel 1982… — è un difetto aggirabile, in quanto niente è originale a questo mondo… ma comporta un punto 2
  2. è spesso troppo un’imitazione di Blade Runner: certe scene, anche belle, si vede che Villeneuve, Gassner e Deakins le ricalcano da quelle fatte da Scott, Paull/Mead e Cronenweth/Wexler/Tufano, e secondo me, dato che avevano uno script buono, potevano staccarsi dal modello per tentare qualcos’altro… ma essendo il risultato comunque buono non mi lamento… benché certe volte si rischia che il film sia un Alighiero Noschese e un Maurizio Crozza del cinema…
  3. lo script era buono però a qualcuno è venuta l’ansia di trattarlo come un “capolavoro”… del tipo: «Blade Runner è un capolavoro e allora Blade Runner 2049 non può essere trattato come solido film di genere, ma deve essere trattato come capolavorone», e allora è ingigantito e gonfiato a sproposito… i tempi sono lunghissimi e non si sa perché… dura 3h senza alcun motivo… ha spesso un andamento lentissimo e liturgico (camminano lenti, parlano lenti) senza alcuna ragione, se non quella di darsi un tono da grandi quando non ce n’era alcun bisogno…

Quindi, che dire?

che è un bel film di genere… bello efficace… sopra la media dei film odierni… a cui però avrebbe giovato volare un po’ più basso, togliere le code da pavone, limitare le ambizioni artistoidi e affrancarsi dal modello del 1982, molte volte mero pretesto…

ultimi sprazzi:

la musica è orribile (i soliti sferruzzagliamenti di Zimmer)

Gosling e Leto non sono bravi attori…

le attrici, invece, sono tutte bellissime e ce la mettono davvero tutta per dare anima al cyberpunk, al cristologico e all’edipico, e secondo me riescono benissimo…

leggetevi anche EvilAle, molto più buono di me (soprattutto con Zimmer)… mentre sulla mia lunghezza d’onda (anche se molto più severo a livello visivo) è L’Ultimo Spettacolo

18 risposte a "Blade Runner 2049"

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  1. Tra poco pubblico è. Appena gli altri mi danno i loro pezzi e faccio un bell’articolone. Però dai, alla fine con questo blade runner è andata di lusso. Io temevo la vaccata immane.

      1. La cosa che mi fa felice è che, con i difetti che ci puoi trovare, secondo me è obiettivamente comunque un buon prodotto. Non è da poco. Spesso, come anche dicevi di Valerian (l’ho letto poco fa), sei costretto a dire: E’ na caata ma ci sta. E ne trovi i pregi. Qui per una volta mi sono visto fare il contrario. Io son contento alla fine, se proprio dovevano farlo che venga una cosa del genere.

  2. Preciso! Se proprio si deve fare, è bene farlo così… Solido, sicuro e fatto molto bene… — La durata lo penalizza tanto (io, per esempio, non sono tanto invogliato a risopportare 3h intere; segno che le 3h di Blade Runner 2049 non “valgono” quanto quelle di capolavori veri, o che non sono narrativamente precise come altri film di genere messi meglio), ma nel complesso è un gran bel filmone: un gioiello nel panorama industriale odierno… [infatti, fa poco successo…]

  3. Sì, concordo che tre ore di film per Blade Runner 2049 suonano tanto di pretenziosità. Zimmer ormai è una sorta di marchio ed è terribilmente prevedibile sebbene abbia trovato meraviglioso l’avere ripreso il tema dell’originale nell’ultima scena (non spoilero, ma credo ci siamo capiti). È una sorta di reverie molto potente. Visto per la prima volta spaparanzato sul divano con blu-ray 4K, sui titoli di coda ho tratto un sospiro di sollievo: Blade Runner è uno dei miei film preferiti in assoluto e 2049 ne raccoglie degnamente l’eredità.

    1. Io, invece, più passa il tempo e più sento questo film davvero poco “utile”, e anche, alla lunga, sento che abbia frainteso il messaggio del primo Blade Runner… lo disse anche Rutger Hauer prima di morire, disse che “Blade Runner” non parlava di replicanti, ma di cosa volesse dire essere umani, mentre invece il 2049 “sposta” (secondo me male) il soggetto…

      Concordo: quando alla fine risuonano le notarelle semplicissime del tema di Vangelis, ti commuovi per forza (anche perché, fino ad allora, Zimmer ti aveva sfatto le orecchie!)

      1. Non ritengo necessario che 2049 debba per forza traghettare lo stesso tema dell’originaria ispirazione. Non è un’operazione di “remake”, almeno a me non è apparsa così, anzi sono stato sollevato che non lo fosse. Il tema del “fantasma del guscio” è a me caro e ogni interpretazione desta il mio interesse.

      2. Ma sono d’accordo…
        solo che alla fine, in molti seguiti e riimaginazioni (ora vedremo cosa fanno in Matrix), vedo appigliarsi, spesso, al “ninnolo” dell’originale per poi veicolare altri messaggi o che sono perfino contraddittori dell’originale (e allora avresti potuto fare un film diverso invece che un seguito/ripensamento) o che costituiscono un mèro sfruttamento dell’originale ripreso per i capelli…
        So che l’industria culturale ha sempre fatto così (vedi i vari figli di D’Artagnan, del Capitano Nemo e altre sciocchezze), ma, boh, prima si dichiaravano “eccoci, siamo sfruttamento”, e non si travestivano da capolavori numero uno…

      3. Allora però non esisteva la macchina del “marketing”, del “fan service”, del “merchandising” e aggiungi alla bisogna altre attività mirate a mungere il consumatore. L’operazione “Matrix”, come anche Star Wars, ha in mente un “target” già fidelizzato o dormiente e mira ad attirarne di nuovi consumatori. Non esiste lo spettatore, ma il consumatore. Il termine “industriale” che hai usato nel tuo post centra il nocciolo della questione. Il termine “capolavoro” era prima attribuito dal pubblico, dagli spettatori; oggi ogni film con importanti investimenti, registi e attori di fama, nasce già “capolavoro” negli annunci della promozione.

      4. Anche qui sono d’accordo, e sono aberrazioni assai problematiche… e le “dimensioni” economiche, come dici tu, sono molto più ampie… benché, converrai, seppur con le giuste proporzioni e mutatis mutandis, il “merchandising” (come la stessa crossmedialità) c’era anche nell’Ottocento, tra libri che diventano pièce teatrali che diventavano opere liriche che alimentavano cartoline, acque minerali ecc ecc.
        Che fosse il pubblico, quindi, a determinare il capolavoro è certo, ma con le dovute eccezioni (ricordiamo più Verdi di Pacini, o più Puccini di Cilea, o consideriamo capolavoro Wagner in Italia, solo perché Verdi, Puccini e Wagner erano “proposti/imposti” da Ricordi)

      5. Sì per carità non voglio sembrare il “nostalgiCojone” di un passato migliore del presente sporco e corrotto dal denaro. Il tuo discorso è condivisibile, ma le dimensioni del – chiamiamolo così per brevità – target oggi solo molto più ampie e l’impatto è decisamente più diffuso (con i suoi pro e contro).

      6. Soprattutto ormai questo andazzo è continuo per tutti i blockbuster… tutti questi hype (con battage stampa esagitati) stufano, in effetti… il troppo stroppia…

      7. Si esatto. E davanti all’ennesima pomposa, pompata, pretenziosa opera magna che invece non ti arriva proprio e ti lascia con un “meh” o un “wtf”, ti chiedi se sei tu che stai invecchiando male 😜 (Vedi Alien Covenant che mi ha fatto scrivere un post all’acido molecolare 😂)

      8. Lo vado a leggere!
        Io con Alien: Covenant sono stato molto più clemente (ma ho scritto un’opinione in 3 lunghi post che, riletti, sono il capolavoro del cincischiamento!)

      9. Allora sento forte l’esigenza di incincischiarmi. Programma di lettura del fine settimana: prenotato Alien Covenant di Nick Shadow (e una damigiana di Alka-Seltzer) 😜

  4. Concordo.
    Personalmente avevo troppa aspettativa e quindi, mea culpa, mi ci sono approcciata in maniera sbagliata.
    La mia prima visione si è interrotta molto presto … e poi boh.
    Gosling e Leto mi piacciono entrambi, eppure qui in effetti non granché.

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