L’Arte della Gioia, parte 2

Nella seconda parte (la prima era questa) si ribadisce che Golino vuole raccontare un’altra storia rispetto a quella narrata da Sapienza

L’idea di fare un Novecento di Bertolucci al femminile, che indaghi, metaforizzi e sublimi la tragedia del fascismo, arrivando agli anni ’50, con Modesta al centro di un’allegoria universale, che abbraccia anche tanti figli e nipoti, è troncata da Golino con una monostoria di Modesta che uccide e calpesta le persone per proprio tornaconto personale: una sorta di arrampicatrice sociale “cenerentolosa” assassina, con tanto di visioni delle sue vittime, dalla capretta dell’infanzia alle principesse che la lasciano ereditiera…

mah

come storia a sé, del tutto avulsa dal romanzo, la storia è coerente…

certamente, però, ci si domanda quanto questa storia “valga” rispetto a quella del romanzo…

senza discorsi politici, il sapore viene un po’ meno…

Golino fa sue alcune idee che in Sapienza erano scontati dati di fatto e li gigantizza in metaforone immense…
quello che per Sapienza è materia risaputa di tre righe, per Golino diventano ore di girato…

con il Covid appena passato, Golino eternizza il racconto della Spagnola (che nel libro saranno sì e no 5 pagine su 700) facendone il piatto forte del film: più di 1h a stare dietro alla Spagnola…

l’Ancien Régime che muore con la principessa Gaia, risolto in due righe da Sapienza, è scavato da Golino per ribadire la sua immagine della Modesta luciferina, calcolatrice e assassina: si inventa tutto un veleno che va avanti per tantissimo (in Sapienza, Modesta si limita a non accorrere a un rantolo di Gaia, e la minaccia del testamento nel libro è blanda: entrambe le cose sono nella stessa pagina), e anche la vita contro la morte è presa da Golino come parte centrale invece che come semplice motto…

Golino…

  • …taglia tutto il marxismo che ispira Modesta, scoperto nei libri del principe e del figlio morto in guerra…
  • …aggiunge vittime su vittime: in Sapienza non esiste il personaggio dell’autista Rocco con tutti i suoi appiccicosi annessi e connessi con la cameriera…
  • …rende il sesso con Carmine, in Sapienza lunga fiaba di connubio tra saggezza contadina ancora maschilista e nuovo marxismo femminista, una semplice ginnastica…
  • …fa di Modesta un centro che in Sapienza c’è, ma che Golino enfatizza: il principe Ippolito, per esempio, in Sapienza si dimentica subito di Modesta appena vede altre donne, invece di sviluppare gelosia come in Golino…

e ok,
Golino la sua storia l’ha fatta…

…è venuta forse discretamente…

ma la Modesta marxista e latrice di una nuova società al di là dei sessi e dei fascismi, quella immaginata da Sapienza, non c’è, c’è un’ennesima Cenerentola che, a gomitate e uccisioni, diventa ricca…
cioè Golino sembra illustrare la parte soldosa di una storia che era al di là dei soldi…
…e ci toglie l’ideologia per aggiungerci possessività e gelosia…

boh

questa seconda parte scorre peggio:
Bruni Tedeschi ci mette davvero troppo a morire…
il tono gotico della prima parte viene meno…
la macchina si muove in maniera più convenzionale…
l’associare il sesso di Carmine con la violenza subita da piccola (roba che in Sapienza non c’è) era uno spunto interessante che si perde nel nulla…
l’Ancien Régime redivivo che schifa Modesta a Catania, nonostante tutti gli ammazzamenti per ottenere il titolo nobiliare, sembra contraddire tutto il discorso, e sarebbe stato bello sviluppare la cosa, ma la Spagnola/Covid e l’interminabile morte di Bruni Tedeschi hanno tolto tutto il tempo che poteva essere usato per questo spunto…

quindi la seconda parte delude, e palesa che si sta guardando una serie concepita per Sky…
…quando invece, nella prima parte, s’era visto, almeno, qualche sprazzo di cinema decente…

e questo deterioramento di qualità fa pesare ancora di più il fatto che di Sapienza sia rimasto poco e nulla…

davvero un peccato

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