Avatar, la via dell’acqua

Ho commesso l’errore non solo di andarlo a vedere, già di per sé tragico, ma anche di andarlo a vedere doppiato…

Essendo un film di animazione con le ridicole creature blu del primo Avatar (già Stefano Disegni, ai tempi, notò le somiglianze dei Na’vi con i gattoni sornioni e leziosi della pittrice Novella Parigini [1921-1993]), appellate con nomi vocalici o gutturali simili ad attacchi di raucedine, l’identificazione con l’attore famoso che le interpreta in voce è dirimente per distinguerli l’uno dall’altro…
il doppiaggio annulla tutto…
il doppio ruolo di Sigourney Weaver sparisce (ma vedremo che non è un male),
e senza dover seguire le espressioni “vere” degli attori, cosa impossibile nel motion capture, che è solo un altro modo di fare film d’animazione né più né meno come il vecchio rodovetro (che ha il vantaggio di mantenere le fattezze dell’attore), il così detto doppiaggese impera, nonostante gli sforzi di Marco Mete alla direzione…

Francesco Pezzulli e Domitilla D’Amico sfoggiano una sicumera d’emissione così inefficace che quasi gigioneggiano
proprio in accordo col pericolo di doppiare film simili, Pezzulli e D’Amico, non potendo aggrapparsi davvero a Worthington e Saldaña, ma solo al personaggino animato, diventano direttamente Pezzulli e D’Amico…
e se Pezzulli e D’Amico recitassero, cioè se fossero loro a recitare i personaggi al posto di Worthington e Saldaña, come capita in tutti i film di animazione, allora ok, ma invece Pezzulli e D’Amico continuano a sovrapporsi a qualcun altro, continuano a doppiare Worthington e Saldaña senza che Worthington e Saldaña ci siano… finiscono, paradossalmente, per “autodoppiarsi”…
noi sentiamo Pezzulli e D’Amico e ci accorgiamo che sono Pezzulli e D’Amico, che vanno di stilemi stereotipi per accodarsi a voci che non sentiamo (quelle di Worthington e Saldaña) invece di adattarsi ai personaggi…
cioè Pezzulli e D’Amico non riescono a fare come Gassman o Solenghi nel Re Leone, o Adalberto Maria Merli e Daniele Formica in Monsters, Inc., non riescono a fluire con i Na’vi che hanno davanti, ma fanno un professionale lavoro di sovrapposizione con qualcosa che non si vede…
e per un doppiaggio è fallimento completo, anche perché Pezzulli e D’Amico hanno sviluppato quel senso di mostro sacro che vediamo i quegli attori convinti di essere “arrivati” (ultimamente Ward, Pannofino o Insegno, o in passato anche il povero Tonino Accolla, per non parlare dei vari Cigoli e Turi): hanno le loro manie, i loro manierismi, le loro riconoscibili emissioni, che finiscono per essere loro e mai il personaggio…
davvero terribile

Molto meglio Veronica Puccio sulla versione bambina di Sigourney Weaver, poiché fa proprio quello che andrebbe fatto in un film di animazione, va dietro alla ragazzina blu invece di “sentire” Weaver…
la cosa tramortisce il lavoro di Weaver, ma il personaggio ci guadagna assai…

Bravo a non cadere nel doppiaggese anche Luca Biagini, anche se un po’ troppo caricato in stilemi grandattorici: un difetto che ha sempre, ma già che non imiti se stesso è meritorio…

Fallimento identico a quello di Pezzulli e D’Amico anche quello di Simone Mori e Chiara Colizzi…

Manuel Meli, Tito Marteddu, Luna Iansante e Lorenzo D’Agata sì sono bravi (ma che palle questi figli d’arte nel doppiaggio!), ma hanno avuto il compito più facile di non doversi misurare con “attori” conosciuti…

Avatar, la via dell’acqua era ovvio che mi facesse l’effetto di questa bella canzoncina:

Worthington e Saldaña hanno sfornato una quantità smodata di figlioli:
Sputicchio,
Sputacchio,
Seghetta,
e Seghina…

in realtà Seghetta è figlia di un parto asessuato di Sigourney Weaver…
cioè Weaver l’ha sgravata così a caso mentre era in coma in un’incubatrice…
è tutto materiale per un terzo capitolo, e quindi Cameron, che ha scritto ‘sta caata di storia con altre 10 persone, lascia tutto sotto silenzio… e a noi pubblico dovrebbe anche stare bene!

poi c’è anche Sgorbietto, il figlio del militare cattivone del primo, cresciuto come Na’vi, anche se va sempre in giro con la maschera, maschera che funziona dappertutto, in aria, terra e acqua senza problemi né di batteria né di autonomia… miracolo…

Naturalmente la comunità di bosco di Pandora è idillica, ovvio…
è talmente idillica che i bimbi sono educati a cacciare e pescare…
ma Cameron è ambientalista eh, sicché chi caccia e pesca poi mangia il frutto della caccia e della pesca…
e questo è ambientalista…
come no…

il riferimento è ovviamente ai cacciatori-raccoglitori del paleolitico, che, nei sogni, sono oggi considerati il massimo della vita umana: un gruppo di atletici uomini e donne vanno in giro a procacciarsi cibo per una comunità assai contenuta di compagni che nel frattempo cucinano e badano all’educazione della prole…
che cosa bella…
davvero un idillio…
sicuro, certo…
[che sia una cosa leggermente autarchico-fascistoide, essendo i forti a dominare i deboli a cui sono riservati solo compiti domestici, non viene in mente a nessuno]

Cameron porta questo riferimento come possibile e sostenibile nel 2023 dimenticando che quel riferimento è totalmente fantastico… proprio può esistere solo su Pandora…

che con la caccia e la pesca si sfamino tutti è assurdo, perché, se la popolazione è tanta come sembra dalla quantità di Na’vi che vediamo, nel giro di una settimana hai già cacciato e pescato tutto quello che potevi…
allora devi aspettare che chi hai cacciato o pescato si riproduca, e nel frattempo che fai?
Cameron non inquadra né piantagioni né allevamenti…

Cameron, nel configurare l’idillio sul paleolitico, si dimentica di dire che i cacciatori-raccoglitori, quando nasceva un bimbo in più rispetto a quanto gli atletici potevano sfamare, quel bimbo finiva arrosto…
fanno così anche i Na’vi?
uccidono la loro prole quando è troppa?
sembrerebbe di no, perché sono tantissimi…
sicché?

Cameron la butta sulla fantasia, suggerendo che Pandora è un bengodi in cui ci sono così tanti ippocampi blu e così tante aquile cornute volanti da cacciare che mai devi aspettare che ippocampi e aquile si riproducano…

certo…

bel sogno

ma è un sogno ambientalista?

cioè, rappresentare una comunità di esseri blu, che nel mentre si vanta e bulla di essere in contatto con la natura e in perfetto equilibrio col cosmo planetario va in giro a uccidere bestie che fanno parte appunto di quella natura e di quel cosmo planetario, è da persone sane di mente?

mah…

è ovvio che «il mondo vero è solo per quelli che non sanno immaginarsene uno finto», ma illustrare, nel 2023, con la crisi climatica, il comportamento dei Na’vi come ambientalista e idillico in un film destinato a fare il botto e che si spaccia per sopraffinamente ecologista sa quasi di Victorian Compromise, quando la ricchissima moglie dell’industriale impiegante lavoratori minorili faceva picchetti contro il lavoro minorile sapendo bene di “fingere” perché proprio grazie a quel lavoro minorile lei era ricca e capace di non fare un cacchio se non picchetti assurdi…

e i Na’vi sono tutti così pace e gioia col mondo, sicuro… ma sono altresì un popolo guerriero… ovvio…

nel 2023 c’è proprio bisogno di vedere altri popoli guerrieri…

perché Worthington lo dice subito: la pace non può esistere: Pandora è costantemente in guerra perché c’è l’invasore, c’è l’umano cattivo che ti attacca, e te devi difenderti…

Sputicchio e Sputacchio sono educati alla guerra fin dalla tenera età, e già a 16 anni fanno parte di azioni belliche!

c’è solo un attimo in cui Sgorbietto, vedendo cosa Worthington ha fatto al militare cattivo, comincia ad avere ripensamenti sullo statuto bellico dei Na’vi…
ed è questo attimo il vero perno di Avatar, la via dell’acqua, ma Cameron lo lascia in sottofondo: come se la storia che vuole raccontare non fosse quella…

quando i cattivoni arrivano, Worthington ha la splendida idea di emigrare al mare: lui che è da bosco, decide di diventare da riviera…

in un viaggio che Cameron descrive come eterno…

lì lì sono stato contento perché così Cameron illustra la tematica del migrante, che appunto scappa dalla guerra, chiede asilo politico e deve adattarsi a un altro ambiente con gente che lo discrimina…

e per una buona mezz’ora, con questa tematica, il film funziona…

naturalmente, però, subito Curtis e Winslet (che per noi sono Mori e Colizzi), i capi della comunità di riviera (che è simile a Saturnia), erompono nella stronzata di dire «eh, ma, voi siete da bosco e quindi qui non saprete fare un cacchio», sottintendendo che, nella società che Cameron mostra idillica dei cacciatori-raccoglitori Na’vi, chi non può procacciarsi il cibo da solo è considerato zavorra…

ci immaginiamo che Curtis e Winslet effettivamente uccidano un loro figlio se viene su musicista invece che pescatore…

e difatti anche i Na’vi da riviera non sembrano avere arte se non connessa alla pesca (come quelli da bosco l’avevano connessa alla caccia) e tutto è utilitaristico: la capanna serve per pescare, la città è plasmata sul pescare, il corpo stesso serve per pescare: una negazione della natura umana a favore di una simbiosi bestiale con l’ambiente: i soli compositori sono dei cetacei, dei quali, per altro, non sentiamo una nota: cioè Cameron è stato 20 anni a disegnarli, con tutte le branchiette al posto giusto, e sta anche 2h a inquadrarli meravigliato dei suoi stessi disegni (e questi erano i difetti del primo Avatar) ma non ha pensato a farci sentire quello che componevano nonostante quelle composizioni le abbia lasciate in sceneggiatura… e tra i suoi 10 collaboratori nessuno gli ha detto niente…

Sicché una società di bestie, senza Arte, con utilitaristici pescatori immaginati (perché anche loro hanno il pesce illimitato, come no), che ci immaginiamo ammazzare chi non è capace di pescare, è l’idillio, è la società utopistica da idolatrare e sognare…
cacchio…
davvero bei sogni…

Dopo 3h e mezzo di sequenze in cui Cameron si autopompina nell’inquadrare i suoi stessi effetti speciali, con la manta fucsia, il mazzancollo arcobalenato, il paguro variopinto, tutti con la ridicola connessione USB della coda, che già tanto ci fece ridere nel primo Avatar, e con, aleggiante, il déjà vu di aver già tutto visto in The Abyss (la pancia dei cetacei è identica all’astronave acquatica di The Abyss) e dopo le solite chiacchiere sull’acqua che culla, unisce e connette tutto quanto (chiacchiere vecchie come il cucco già quando le scrisse Melville all’inizio di Moby Dick), Cameron decide di immettere un elemento di trama idiota: cioè la storia del cetaceo rinnegato…

che il cetaceo rinnegato serva solo per avere un “guerrierone” nella battaglia finale è così ovvio e telefonato che davvero, di nuovo, ci meravigliamo che nessuno dei 10 collaboratori di Cameron abbia detto nulla…

la vicenda del cetaceo ha un corollario di quasi 1h contro i balenieri, che per profitto uccidono poveri animali…

ma, un momento:
o non hai detto finora, nelle 4h precedenti (Avatar, la via dell’acqua è un film talmente lungo che ogni sequenza sembra duri 4h), che l’idillio della società si basa sulla caccia e la pesca?
sicché cosa ti incazzi se ci sono i balenieri?

eh, ma i balenieri lo fanno per profitto e non mangiano l’oggetto della loro caccia…

ah, ok…

il discrimine è questo…

ed è sufficiente?

per Cameron sì…

ma proprio non si sospetta mai che la cultura dell’uccisione dell’altro, anche se uccisione per fame, implichi “uccisione” di per sé e quindi possa portare anche all’uccisione per divertimento e profitto?
cioè il sospettare che uccidere per fame o per gioco siano pericolosamente consustanziali e consequenziali non viene in mente a nessuno?

no…

non viene in mente a nessuno…

Poi, naturalmente, Avatar, la via dell’acqua, come tutti i film hollywoodiani, si trasforma in un film di guerra…
Worthington l’aveva detto: la guerra non finisce mai…
perché è guerra psicologico-inconscia?
no no…
perché è guerra, proprio guerra tout-court, col solito cattivone che ammazza i bimbi accecato dalla vendetta…

Le scene di guerra, specie quelle notturne, ravvivano la capacità di Cameron (col ritrovato Russell Carpenter; il primo Avatar fu girato da Mauro Fiore) di orchestrare ambienti ben illuminati: che questi ambienti siano identici, di nuovo, a quelli di The Abyss o di Terminator 2, vabbé…

e nella guerra il ridicolo tragico è all’ordine del giorno…

cioè, hai educato i tuoi figli alla guerra tutta la vita, e quando la guerra arriva vanno a combattere tutti quanti, anche Seghina e Seghetta che di anni ne hanno 14 e 12 (vado a spanne), senza che nessuno dica niente…
però poi ti sorprendi che ti muoia Sputacchio perché gli sparano addosso…
e stai anche 3h ore a disperarti e a maledire l’invasore merda che t’ha ammazzato il figliolo!

cioè, una sana autocritica di aver concepito solo la guerra come motore della vita non la fai…

ti muore il figliolo e rifletti sull’inutilità della morte connessa con la guerra? ti fai delle domande sul fatto che la cultura guerrosa che hai portato avanti risulti solo nella morte dei figli?

no

ti muore il figliolo e concludi che ti devi vendicare, esattamente come il cattivone si sta vendicando di te, e perpetui una legge del taglione eterna e la presenti come ineluttabile fattore di natura, quella natura che però riesci anche a sognarti idillica e connessa con tutte le vite e le specie che però tu ammazzi e mangi…

diciamo che siamo sul «poche idee ma confuse»

anche perché in guerra, una volta visto Sputacchio morto, Zoe Saldaña perde la trebisonda e va a stempiare tutti con l’arco con una ferocia bestiale così crudele da trasformarsi davvero in quello che dovrebbe combattere…

Saldaña arriva perfino a minacciare col coltello al petto lo stesso Sgorbietto!
che sarebbe una sorta di suo stesso figlio adottivo!
e lo minaccia solo per “fare come” il cattivone che contemporaneamente minaccia col coltello alla gola Seghetta!

finisce che Saldaña considera figlia sua Seghetta, che manco è figlia sua, per RAZZA, perché è blu, mentre Sgorbietto, che è di colore diverso e ha il sangue del nemico, può morire…

e nessuno dice niente!

perfino Sgorbietto, pur riflettendo e cercando di trovare una quadra per la fine della violenza (salva la vita al cattivone), alla fine torna a vivere con la famiglia di Saldaña senza aver paura!
Cioè la vicenda di Sgorbietto, l’unica lineare nell’arrivare alla “pace” e ad annullare il circolo vizioso della violenza in tutto il film, è buttata via da Cameron come un riempitivo…

è proprio la fine della ragione…

anche perché che il cattivone si salvi alla fine è solo pretesto per un terzo capitolo sfracassa palle…

poiché la morale della storia che Worthington cava è davvero da manicomio:
cioè, sei emigrato per salvare la vita alla tua famiglia, e la cosa ti ha insegnato che si può vivere in pace anche tra diversi, diversi che hanno combattuto con te nella guerra contro il cattivone che ti inseguiva e in cui t’è morto anche un figliolo?
no,
la cosa ti ribadisce il tuo pregiudizio di conferma che la vita è tutta guerra…
Worthington rimane al mare affermando che difenderà quel mare dagli invasori…
cioè Worthington è il solito militare di merda che era all’inizio, quando era da bosco, e quindi le 6h del film, con la morte di Sputacchio, non sono servite a un cazzo…
Worthington difenderà la sua terra perché nel mondo di Cameron non esiste la pace, esiste la guerra…
non ci si pacifica con nessuno, si combatte e basta…
nella caccia, nella pesca, e col nemico umano crudele…
l’unico modo di vita è picchiare, ammazzare e distruggere…
basta,
non c’è altro…
questa è la vita…

ma è tutto metafora?
è tutto psicologico?
è allegoria della morte inevitabile?
come era il Terminator?

no no…

Worthington (per noi Pezzulli) ci crede davvero al suo pensiero bellicista, e lo espone guardando in macchina, con il motion capture che ci restituisce un gattone di Novella Parigini di 3 metri, con occhi smorti e faccia incazzosa sempre uguale…

io ho avuto paura…

anche perché stai a dire che l’unico motivo di vita è picchiare gli “invasori”, l’unico sistema educativo è quello militare, l’unica identità familiare è quella razziale, e l’unico modo di mangiare è stritolare l’ecosistema, in un tempo in cui c’è la guerra in Ucraina, il razzismo impera e in un tempo in cui proprio la caccia e la pesca stanno contribuendo alla distruzione della Terra…

il tutto mentre ti atteggi ad ambientalista e il tutto in un film di 10h e 40′

ripeto: poche idee ma confuse…

in tutto questo c’è anche un corollario…

in una scena Seghetta si sente male, e rimane quasi in fin di vita, per motivi connessi con il suo concepimento miracoloso da Weaver che Cameron non ci dice per tenerci sulle spine con un terzo capitolo…

Worthington chiama i medici terrestri per curarla (Cameron e i suoi 10 collaboratori non ci dicono come vengono contattati i medici: ma se il viaggio tra la comunità marittima e il bosco è quello che ci ha mostrato “all’andata”, nel tempo necessario a Worthington per andare a chiamare i medici e tornare, Seghetta faceva in tempo a morire 4 volte), e i dottori terrestri dicono che è una crisi mistica dovuta a problemi neurologici che si cura, nizzole e nazzole, solo rinchiudendo Seghetta in manicomio con l’elettroshock…

poi arriva Winslet (per noi Chiara Colizzi), che al mare è la stregona guaritrice, che cura Seghetta con la macumba, l’omeopatia e le carezzine…

Cameron cioè, nel 2023, in Pandemia e con i novax a imperare, ha fatto una storia in cui la “medicina occidentale” ha torto mentre l’omeopatia degli stregoni mistico-etnici ha ragione…

e nessuno dice niente!

davvero complimenti!

si dice che Winslet abbia battuto chissà quali record di immersione per le scene di questo film…
ma quali scene siano non è dato sapere… un avventore “normale” non si accorge dello sforzo, essendo tutto finto…

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13 risposte a "Avatar, la via dell’acqua"

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  1. Ho evitato accuratamente anche questo, la mia amica mi ci voleva portare il 31 dicembre. Successivamente è stata dissuasa pure lei da un amico che lo ha visto e gliene ha parlato…

    1. Capisco molto bene!
      Però un’opera o un balletto non li vanno a vedere perché sono lunghi…
      E Guerra e pace non lo leggono perché è noioso…
      Boh…
      Su queste cose ho un comprendonio poco attivo…
      Anche io sopporto proprio Proust ma ho ben chiaro che sia questione di gusto, non di ontologia…

  2. Cerco sempre di trovare qualcosa che si salvi, quantomeno per trovare un senso a tutte queste ore che nessuno mi ridarà mai più, ma Avatar 2 è un film TERRIBILE! Terribile! Tanti cazzi e mazzi che l’MCU non è cinema ma un parco giochi e poi giù a sbavare e leccare la terra su cui cammina Cameron per tre ore mezza INFINITE di animazione e trama inesistente; eh, ma il 3D. eh, ma sticazzi!
    Tu hai fatto un’analisi lucidissima che non so se sarei riuscito a mettere giù a parole così bene; mi limito a sottolineare che sia, oltre a una palla allucinante, un’opera assolutamente autocompiaciuta in cui un regista gioca con un giocattolo che ama alla follia e tu resti lì a guardarlo senza mai partecipare davvero. Perché la cosa peggiore, quello che per me ha fatto fallire il film, quantomeno nella mia mente, è che mai, per un solo momento, mi sono sentito convolto o immerso nel mondo del film: sembra una lunghissima cutscene di un videogioco, perfino i personaggi umani sembrano animati, e per me è stato tutto estraniante. Non so se si entra nel territorio dell’Uncanny Valley o sia solo brutta animazione, ma non ho sentito nessun coinvolgimento. E’ freddo, senz’anima, e spietato come hai sottolineato nella tua recensione.
    La notizia di un terzo Avatar incentrato su una tribù del fuoco mi ha fatto talmente ridere da non prendere nemmeno in considerazione l’idea di vederlo; se Cameron intende fare un suo personale remake di The Last Airbender non ho intenzione di seguirlo.

  3. Ma che dici, bro? Non ti è piaciuto, bro? È pieno di effetti speciali, bro. Poi forse è un po’ troppo simile al primo, ma ci sta la scena, bro.

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