«Le Benevole» di Jonathan Littell

È stato scritto in francese nel 2006, pubblicato da Gallimard…
Allora il franco-americano Littell aveva pubblicato solo un altro romanzo, molti anni prima (nell”89)…

Le Benevole sarebbero la traduzione un po’ troppo letterale di Eumenidi, quelle dell’Orestea di Eschilo…
Già nel titolo francese (come in quello inglese, trattato con HarperCollins nel 2009, cioè The Kindly Ones), ovvero Les Bienveillantes, si perde la citazione eschilea “tradizionale”…

Einaudi, con la traduttrice Margherita Botto, nel 2008, decide di non intitolarlo Le Eumenidi, ma di lasciarlo Le Benevole

mah…

Anche se tutto l’ambaradan di tragedia greca in salsa deformata hitleriana, questo romanzo ce l’ha tutto…

Come abbiamo ben constatato con Butcher a proposito di Northman, oggi sono tempi simili a quelli della Repubblica di Weimar (vedi Cardillac)…

magari per reazione al militarismo imperante, e “governativo”, di Marvel e DC (vedi l’ultimo Thor, anche se la DC, in questo senso, sembra almeno riflettere sulla cosa con più lucidità, vedi The Suicide Squad), si vede che ogni qualvolta si racconti la storia di un serial killer o di un sociopatico, la gente vada in brodo di giuggiole, e consideri quella ennesima, e prevedibile, illustrazione di gangli mentali malati, come un capolavoro assoluto… vedi quanto avviene non solo col già citato Northman, ma anche per roba come La casa di Jack, e le ventordici mila serie di MERDflix sull’argomento (ne esce quasi una ogni 6 mesi)…
Succedeva così anche ai tempi di Brecht, in cui un Macheath qualsiasi, un Maciste, un apache, un Fantomas, uno Zigomar, uno Za la Mort, un al di sopra della legge di passaggio qualunque veniva osannato… per ragioni forse connesse con gli orrori della Prima Guerra Mondiale, appena trascorsi, che contribuirono assai a rendere quotidiana l’esperienza dell’orrore della morte… [vedi anche Moloch]

ma oggi?

Già in The Professor and the Madman affermavo di non capire perché vedere in azione dei malati mentali e dei conclamati criminali suscitasse tanto interesse…

ma vabbé, questi sono problemi di gusto miei…

Littell, nel 2006, cioè quando va in onda la prima puntata di Dexter, si balocca a provocare il lettore e a fargli provare tutto lo schifo possibile descrivendo nei dettagli la mente di un nazista…

Oggi che il partito neo-fascista italiano è al governo, con tutta una ingente portata di razzismo pronta a esplodere, rileggere Littell è una vera sfida sia al non vomitare sia al non ridere delle grottesche situazioni che il nazista protagonista vive, provoca e rendiconta…

A chi non sa nulla del nazismo, Le Benevole lo illuminerà con tutto il campionario di sadismo statale, di psicopatologia di massa e di spregevole razzismo nazionalista che fu il Terzo Reich…

E ovviamente linkerà quel Terzo Reich, come molti hanno già fatto, con le patologie singolari e singole di un singolo serial killer, dei suoi traumi e dei suoi dolori di bambino…

Le Benevole è la consueta metafora del nazismo come status mentale “interrotto”, “malato”, elevato però a stato… come se i traumi della sconfitta bellica e la tragica condizione socioeconomica della Germania post-1918 avessero prodotto appunto uno stress post-traumatico di un’intera nazione, una nazione che ha appunto reagito come un traumatizzato, lasciandosi andare al delirio, alla vendetta, ritenendo l’omicidio allucinosamente legittimo per incapacità di contatto con la realtà (visto il trauma)…

È una storia vecchia, che col nazismo viene tirata fuori da tutti…

…e Littell sa di giocare col consueto e quindi rilancia la ‘zienda esagerando in obbrobrio di atrocità e in lunghezza…

Le Benevole è composto di quasi 1000 pagine di nazismo…

nazismo che, per metafora consueta, è anabolizzato con i traumi deliranti di un sociopatico…

Tutto Le Benevole è narrato da un tale che si chiama Maximilien Aue (forse riflesso del duecentesco Hartmann von Aue, uno dei primi poeti “tedeschi”), appassionato dei classici greci e della musica barocca, soprattutto Bach e Rameau…
Le Benevole sono le sue memorie, strutturate in capitoli come una suite barocca, soprattutto di Rameau, con la Toccata (Bach lo chiama preludio nelle suite per violoncello, per esempio), le Allemande prima e seconda, la Corrente, la Sarabanda, il Minuetto-rondò, l’Aria (Bach l’aria non ce l’ha, e difatti Littell usa questo capitolo come onirico nonsense) e la Giga…

Aue è nato in Germania, a Kiel, ma ha vissuto gran parte dell’infanzia ad Antibes, in Francia, e ha studiato a Parigi…

Ci parla dalla Francia, nel secondo dopoguerra…

Ci dice che il padre, presunto eroe della Prima Guerra Mondiale, combattente sul fronte della Pomerania, lo ha abbandonato, ma Aue lo ha mitizzato poiché il secondo marito della madre, arruffone e praticone, non incontrava i suoi gusti “paterni”…

come molti orfani mal compresi diventa SS…

Per quasi tutta la prima parte, Aue fa la cronaca delle cose che lui ha visto, lui membro delle SS, al fronte…
fa la cronaca di Babij Jar, per esempio…
dell’occupazione del Caucaso…
poi della disfatta di Stalingrado, dove viene ferito gravemente alla testa…

Durante questa prima parte, Aue discorre spesso con l’amico Thomas Hauser, anche lui un SS, e si trova a constatare le idiozie del regime…
Aue descrive che nel Terzo Reich gli ebrei dovevano morire fino all’ultimo, ma la Wehrmacht, pur assai antisemita, sperava nel buon senso strategico: secondo la Wehrmacht non aveva senso sterminare popolazioni affini agli ebrei nel Caucaso, per esempio, poiché si creava risentimento che gonfiava le fila dei partigiani sovietici tra gli inevitabili fuggiaschi e sopravvissuti…
senza contare che spesso, nell’Europa dell’Est, gli ebrei erano tra i primi anti-staliniani e quindi ottimi collaborazionisti coi nazisti: perché ucciderli subito?…

Aue constata che, pur richiamata più volte nell’ideologia del Terzo Reich, la razza è un qualcosa che sfugge, che è indeterminabile scientificamente: certi popoli al confine tra Georgia, Turchia e Armenia che percentuale giudaica hanno?
Per il nazismo “puro” non conta granché poiché basta una sola goccia di sangue per rendere tutti ebrei al 100% e quindi nemici, inferiori, e, soprattutto, inclini all’assassinio, al tradimento, alla delazione…

Aue capisce anche che il nazismo procede facendo sì che i sottoposti dicano ai superiori quello che si vogliono sentir dire, non certo la verità…
Aue ci racconta che uno dei suoi primi incarichi da SS, prima della Seconda Guerra Mondiale, fu di scrivere un rapporto sulle probabili reazioni della Francia a una “immaginaria” invasione del Reich di Cecoslovacchia e Polonia…
Aue scrisse la verità, cioè che alla lunga, la Francia, con l’Inghilterra, avrebbero reagito…
ma nelle SS quel rapporto viene disprezzato, perché le SS volevano invece che le voci di “reazione” anglo-francese venissero smentite in un rapporto ufficiale, così da fomentare, in Germania, le fumisterie dello spazio vitale, e spacciarlo come ben voluto anche dall’Europa: Aue non ha *capito al volo* quello che gli chiedevano!

Aue sembra un cronista fedele, ma ben presto comincia a dimostrarci di non essere una persona così cristallina: mica per nulla è un nazista… ma si capisce presto che è anche “qualcos’altro”…

Ci dice di provare piacere con rapporti omosessuali passivi…
Ci dice che “convince” altri soldati giovani ad andare a letto con lui connettendo l’omosessualità proprio con la “filosofia” del nazionalsocialismo, come se essere gay fosse essere autentici nazisti, con il link anche alla letteratura classica, Platone, tanto amata dal Führer… [vedi i “nazisti dell’Illinois” in The Blues Brothers, la morte dell’austriaco Haider nel 2008 o la vicenda del povero Luca Morisi]

Aue è al corrente che, in verità, secondo il Führer e tutti i suoi commilitoni, l’omosessualità porta solo alla condanna a morte, ma lui è convinto di quello che dice… e riesce a “plagiare” bene i suoi giovani commilitoni…

e vabbé…

Aue poi rincara la dose dicendoci di provare piacere anale con gli uomini perché così si connette di più con sua sorella gemella… [!?]

una sorella gemella con cui Aue dice di aver avuto rapporti sessuali, che lui descrive in un primo momento come quasi esclusivamente anali, fin dagli 11 o 12 anni o giù di lì…

per Aue quello con la gemella, in perfetta tradizione euripidea, è vero Amore, ma la madre e il suo patrigno, ovviamente, non la pensarono così, e, una volta scoperta la cosa, lo spedirono in collegio, dove cominciò la sua attività omoerotica nella quale Aue è convinto di “connettersi con la gemella”, in primis perché così «non la tradisce», secondariamente perché lui prova il piacere anale che provava lei con lui, almeno così dice lui…

Aue sembra quasi un «Luca era gay» di Povia con la gemella al posto della mamma… con una dose di morbosità in più…

mah…

Oltre a tutto questo, tra una chiacchiera “anale” e incestuosa e l’altra, si viene e sapere che Aue è circonciso, ma non ci viene detto perché…

Siccome osa dire alle SS che la razza dei caucasici è indeterminabile (agli SS che invece avrebbero voluto da lui un pieno rapporto di “giudaismo” sui caucasici, così da poterli ammazzare tutti: Aue stesso uccide un vecchio caucasico, che, secondo Aue, è venuto proprio per farsi uccidere, consapevole del suo giudaismo), e siccome le sue attività omosessuali vengono adocchiate da alcuni commilitoni di superiore o pari grado, Aue viene mandato a Stalingrado, prevedibilmente a morire…

invece non muore affatto…

viene però ferito alla testa…

dopo la ferita, Aue torna a Berlino, a curarsi, dopo varie vicissitudini oniriche… onirismi che giungono mentre è in coma per la ferita alla testa e che hanno fastidiosamente a che vedere con, ancora, l’analità e la scatologia: Aue si sogna di defecare spessissimo, confermando le diagnosi storico-psichiche che i nazisti sono gente rimasta a uno stadio prepuberale di sviluppo mentale, quando ancora ci si compiace di vedere in azione il “disfare” del cibo che si trasforma in un “fare” escrementi: una fase in cui il bimbo si illude di poter «fare e disfare», sentendosi “onnipotente”… fase necessaria alla formazione dell’«io» da cui, di solito, a 2 anni si esce: i nazisti però ci rimangono anche in età adulta… e Aue lo constata…

dopo gli onirismi, a Berlino, Aue ha l’allucinazione di vedere il Führer vestito da rabbino…

e ok… anche questa è vecchia: il cercare di comprendere il voler sterminare gli ebrei trovando un movente nell’invidia nazista verso gli ebrei è nota: uccidere l’ebreo era uccidere una componente “interna” al nazista: ci sono studi in merito che Littell, attraverso Aue, supporta… e questa tematica la vedremo alla fine…

a Berlino si capisce, inoltre, che Aue è un protetto di due grossi imprenditori tedeschi, amici del suo fantomatico padre, che lo spingono a occuparsi di questioni razziali, con Himmler e Eichmann, e che lo rintuzzano nella filosofia generale del «dobbiamo ammazzare tutti gli ebrei sennò gli ebrei ammazzerebbero noi»…

e qui (e in molte altre parti del romanzo) Aue (e Littell) diventa ridicolo nel cercare di giustificare il nazismo con tutte le cartucce risibili che riesce a sparare:

  • per esempio il dire che anche gli americani ammazzano i neri e nessuno dice niente,
  • che anche Stalin ammazzò gli ebrei e nessuno dice niente,
  • che le grandi potenze sterminano ogni giorno e c’è poco da fare: così è il capitalismo, la vita, l’esistenza «e ciccia»…
  • buttarla che questo status quo è la Natura, che la Natura ci fa lottare gli uni con gli altri da sempre,
  • che la Natura è fatta di catena alimentare, e il più forte mangia il più debole, è inutile opporsi,
  • che per la Germania, vista la disfatta filosofica della Prima Guerra Mondiale, era normale iniziare ad ammazzare tutti i non tedeschi, per semplice determinismo,
  • e non solo gli ebrei, ma anche i polacchi o gli storpi, o i vecchi, o i sordi, perché così «si fa» in Natura e così dovrebbero fare tutti quelli che vogliano fare il bene del proprio “popolo” (il Volk tedesco): arrivare all’equilibrio tra risorse e popolazione, un equilibrio da far godere solo a chi “fisicamente” è in grado di goderne…
  • l’ipocrisia di considerare i nazisti dei matti è stata una cosa che hanno imposto gli americani, ma se avesse vinto il nazismo, gli americani avrebbero fatto patti col Reich e con Hitler, e non avrebbero avuto nulla da ridire su uno sterminio che è stato “condannato con vergogna” solo perché è venuto fuori, mentre se vinceva la Germania sarebbe stato trattato come semplice operazione di polizia e di semplice politica interna, con i campi di sterminio comodamente dismessi e “nascosti”…
  • il giudicare il nazista per quello che faceva quotidianamente è, secondo Aue, insulso, perché il nazista faceva il suo lavoro e faceva il bene del proprio Volk
  • tutti hanno fatto il bene del proprio Volk, anche in America, o nella stessa popolazione ebraica, semplicemente lavorando… il nazista viene additato come colpevole solo perché si attua un processo in stile Antica Grecia, in cui si punisce anche chi è delittuoso involontariamente, con il solito riferimento a Edipo che patisce una condanna per aver ucciso Laio, suo padre, anche se Edipo era semplicemente convinto di aver ucciso un criminale che lo aveva assalito per strada!
  • in Germania si fecero cose che avrebbero fatto tutti quanti, solo che, per indeterminatezze varie, viene imputato solo al nazismo di aver ammazzato, quando invece l’hanno fatto tutti e continuano a farlo, e a farlo così a caso, per entropia di darwinismo sociale applicata al quotidiano…
  • l’omicidio di massa e statale era l’unico modo per garantire al depresso Volk tedesco, umiliato dalla Prima Guerra Mondiale, di vivere bene, e di ottenere, vagheggiata da Himmler, una nuova Atene di benessere per i tedeschi, possibile grazie all’impiego di vari schiavi, da produrre col terrore e appunto l’omicidio: mentre gli schiavi lavorano (come gli iloti ad Atene), i tedeschi si godono le ricchezze del mondo: così, secondo i nazisti, sempre è stato, e così sempre sarà: sempre una razza ha vissuto di benessere grazie al lavoro di un’altra razza di schiavi iloti… e i nazisti hanno solo fatto in modo che gli ateniesi fossero i tedeschi e che gli iloti fossero gli ebrei… ma così hanno fatto, a turno, tutte le potenze… niente di straordinario… solo gli americani di mmerda, secondo Aue, hanno trovato lo sterminio degli ebrei un qualcosa di agghiacciante

Aue è convinto di tutto questo, ma nonostante tutto, per i suoi casini mentali, non fa il bene del suo Volk sposandosi e avendo figli per perpetuare la razza superiore, ma rimane lì ad avere rapporti omoerotici piuttosto che toccare una donna pur di non tradire sua sorella gemella…

perché Aue non ha tutte le rotelle a posto…

a Berlino questa fantomatica gemella la vediamo… va a trovare Aue in convalescenza dalla ferita di Stalingrado…

veniamo a sapere che è sposata con un barone tetraplegico (che conosciamo pure: compositore, antisemita ma anche antinazista, parente di Stauffenberg, coinvolto nel tentato golpe di Stauffenberg, e tanto convinto che la musica debba rimanere fuori dalle controversie razziali tanto da adorare la dodecafonia, considerata da Hitler cacca semita) e che vive, guarda caso, in Pomerania, la terra dove il vagheggiato padre di Aue è stato “eroe tedesco” della Prima Guerra Mondiale… coincidenze?…
boh…

Dopo la scoperta dei rapporti incestuosi tra loro, la madre e il patrigno mandarono Aue e la gemella in collegi diversi… Aue ci dice che la gemella ha studiato psicologia, anche Jung, e quindi ha capito la disperazione dell’incesto e la sua carica normativa di un’infanzia disfunzionale… è diventata, perciò, una persona normale…
invece Aue continua a delirare che con lei è Amore vero… per questo i gemelli si sono visti così poco nella vita…
Aue, per esempio, ci dice di ricordare una loro ultima volta insieme, prima delle rispettive lauree, e Aue dice di ricordarsi che dopo una sbronza hanno avuto un rapporto vaginale, segno della naturalezza (nel cervello balordo di Aue) del loro rapporto… ma si ricorda bene?

in fin dei conti Aue è un deficiente nazista, e la cacchiata simbolica dei gemelli, da Mengele e Wagner (Siegmund e Sieglinde nel Ring) in poi, era un mito nazista…

la gemella esiste davvero?

sembrerebbe di sì, ma boh…

Dopo aver visto la gemella, Aue parte per una avventura che segna la perfetta metà delle Benevole

va a trovare sua madre e il suo patrigno ad Antibes…

e trova la madre a, guarda caso, accudire dei piccoli gemelli!
di circa 6 o 7 anni…

Siccome quei gemelli gli stanno istintivamente antipatici, Aue li prende per degli ebrei nascosti dalla mamma, fervente antinazista (lei e il patrigno), ma tutti noi lettori ce li figuriamo da subito come figli dell’incesto…

ma questo è solo uno dei colpi di scena che l’episodio di Antibes escogita…

mentre è ad Antibes, Aue, dopo essersi svegliato una mattina, e aver visto i gemellini affacciarsi alla porta della sua stanza e poi dileguarsi nel nulla, vede la mamma e il patrigno morti, in pozze di sangue, uccisi con i colpi della scure che la sera prima Aue stesso aveva usato per tagliare la legna…

scosso, Aue prende la sorprendente decisione di non dire niente a nessuno, e di lasciare la scena del crimine e tornare a Berlino…

là avverte la gemella per telefono, e la gemella sembra preoccupata solo e soltanto di che fine abbiano fatto i piccoli… al ché Aue si infuria con lei e sfoga la rabbia concentrandosi sul lavoro, e cioè sugli incarichi che gli dànno le SS…

Dall’episodio di Antibes in poi, e cioè per tutta la seconda metà del romanzo (ossia più di 400 pagine), Littell perde la trebisonda…

che sia stato Aue a uccidere madre e patrigno, e poi aver rimosso tutto dalla memoria, si sospetta, così come si sospetta che i gemellini siano suoi figli…

ma Littell, forse sicuro che il sospetto basti, ignora tutta la vicenda per tornare a vomitarci addosso tutta la cronaca dell’ultima parte della Seconda Guerra Mondiale, narrata dal punto di vista di un nazista…

Aue, spalleggiato dai suoi protettori imprenditori ricconi, entra nell’entourage diretto di Himmler e Speer, col suo amico Thomas Hauser…

Aue rendiconta di tutti i giochi di potere, dei sotterfugi e delle burocrazie interne al Reich (con Himmler e Speer gelosi di Bormann e Goebbels ecc. ecc.)…

torna a parlare di Eichmann e della sua solerzia nell’uccidere tutti gli ebrei…

Himmler e Speer, vista la crisi militare, cercano di impiegare gli ebrei nelle fabbriche, per costruire armi, ma Eichmann e la burocrazia della Soluzione finale vanificano tutto: la burocrazia statale nazista, già agente da 10 anni per lo sterminio sistematico degli ebrei, fa sì che non si possa cambiare una virgola, e gli ebrei che Himmler e Speer “contrattano” come forza lavoro in Ungheria o in Italia finiscono comunque tutti ad Auschwitz…

Aue vede coi suoi occhi che non è che Himmler e Speer vogliano risparmiare gli ebrei o i polacchi dalla camera a gas, ne vorrebbero solo alcuni, appunto come iloti per lavorare in fabbrica, per un periodo limitato prima della loro comunque inevitabile gassatura, ma si scontrano con la macchina sistematica della morte di Eichmann e compagni (Aue conosce anche Rudolf Höß, uno dei direttori di Auschwitz)…

Aue continua anche a giustificare tutti, a giustificare Eichmann, Höß e tutti quanti, anche se osserva bene la corruzione delle guardie e la loro delinquenza innata…

Aue sembra dire che dovrebbe continuare a esserci differenza tra l’omicidio di stato razziale, fatto per le secondo lui “giuste” limitazioni di popolazione per far vivere meglio il Volk tedesco, e l’omicidio delinquenziale… cioè, secondo Aue, finché gli ebrei muoiono nelle camere a gas per via della Soluzione finale, tutto bene, se invece vengono uccisi per la strada da un SS o derubati da una guardia, allora no: SS e guardia dovrebbero andare a processo…

assurdo…

assurdo anche perché alla fine della interminabile seconda parte delle Benevole, due poliziotti arrivano a interrogare Aue sull’omicidio di sua madre e del suo patrigno ad Antibes! E lo vogliono perseguire per omicidio…
ma in quel caso, ovviamente, Aue non solo si ritiene innocente (nei suoi ricordi, che ha raccontato anche a noi, lui ha solo visto i cadaveri senza fare niente), ma considera la “giustizia” un qualcosa di insulso, come se il giudice e l’assassino fossero sullo stesso piano, con il giudice, appunto perché giudica, esso stesso una sorta di assassino, poiché lì a decidere della vita di un altro…

nella sua logica nazista, Aue si ritiene coerente: così come nessuno avrebbe dovuto biasimare i nazisti di aver ucciso gli ebrei, perché limitanti le risorse “naturali” dei tedeschi, soprattutto perché i biasimatori dei nazisti ammazzano loro stessi nello stesso modo altri popoli (e riecco il giudice ritenuto uguale all’imputato), allora nessuno dovrebbe giudicare un assassino qualsiasi perché a tutti potrebbe capitare, se incappanti in certe circostanze, di diventare assassino…

Aue, proprio mentre vede i corrotti delle SS rubare agli ebrei, e proprio mentre li ritiene traditori dello stato, afferma apertamente che la giustizia non dovrebbe esistere, perché tutti potremmo essere considerati criminali un giorno o l’altro…

ma questa è la morale del Joker, si sa: è la morale di qualunque criminale: «tutti, nelle mie stesse condizioni, avrebbero fatto lo stesso»…
tutti, cioè, nelle condizioni di figlio abbandonato, con propensioni genetiche alla violenza, incestuoso e dalla psiche franta, avrebbero ucciso la mamma, il patrigno e chissà chi…

ma invece no…
a uccidere sono solo gli assassini…

ma Aue questo non lo dice…

Mentre è agli ordini diretti di Himmler e Speer, Aue incontra un ufficiale anziano, che ha combattuto col padre in Pomerania nella Seconda Guerra Mondiale, e costui descrive il padre come un sadico, di quelli che al fronte violentava donne che poi crocifiggeva vive agli alberi…
nell’ereditarietà di violenza, Aue è immerso fino al collo!

Nonostante Thomas Hauser e i suoi sponsor imprenditori ricconi lo spalleggino a scopacchiare per perpetuare la pura razza ariana, Aue continua a preferire compagnie maschili da una botta e via…
più di una volta va con un diplomatico dandy

in realtà conosce una ragazza, Hélène, carina e remissiva, ed escono insieme qualche volta…
per un mesetto, però, Aue si ammala e delira (ancora di più di quanto faccia di solito) e va a dire a Hélène che i nazisti sono assassini come lo è tutta la natura e perciò è inutile amarsi…
Hélène dice che se tutti i tedeschi sono assassini come dice lui, allora meriteranno tutte le conseguenze possibili in tema di Giustizia con la maiuscola…
ma Aue alla giustizia non crede… e insulta la povera Hélène…

Il suo essere SS, eroe di guerra e dall’arianezza indiscutibile (la sua circoncisione, accennata a un quarto del libro, non viene più neanche menzionata), lo rendono non perseguibile né indagabile per la morte dei genitori… ma i semplici poliziotti non lo mollano…

Allora Aue decide di andare a trovare sua gemella…

Aue va nel villone del marito della gemella in Pomerania nel capitolo intitolato Aria

che è il capitolo più breve e più “tradizionalmente” folle del libro (e dico così perché, siccome si parla di nazisti, la follia è all’ordine del giorno, l’avete visto, in questo romanzo)…

In Pomerania, Aue ci racconta di essersi stupito, un giorno, di aver constatato che quello che riteneva un sogno infantile era invece un fatto vero…
credeva di aver sognato un monumento con una scalinata, che lui, bambino, saliva quasi gattonando con mani e piedi sui gradini…
ma poi si accorse che quel monumento esisteva davvero, là dove era cresciuto, a Kiel, prima di trasferirsi ad Antibes…
possibile che tutti i suoi ricordi siano del tutto fallaci?
…e allora tutto il libro letto finora? [che sono la bellezza di quasi 700 pagine?]

Nel villone in Pomerania, la gemella e il marito non ci sono… Aue è solo…

non si muove nella casa come se la conoscesse, ma di certo non ci si sente sperduto…

e descrive il suo comportamento esattamente come quello di un serial killer da romanzo di Patricia Cornwell, o di Thomas Harris…

  • apre tutti i cassetti della gemella…
  • beve tutte le bottiglie di vino del cognato…
  • sospetta che i bambini trovati ad Antibes siano della sua gemella, ma, con sopraffina misoginia o ginecofobia, ha orrore nel pensare sua gemella come “donna”, lordata dalle mestruazioni e dal parto… e pensa che quindi li abbia partoriti con un cesareo, la qual cosa rende, nel suo cervello bacato, il parto meno “lurido”…
  • la gemella, però, se la immagina dappertutto: a cena con lui e, ovviamente, a letto con lui…
  • si immagina di scopare con la gemella ogni secondo…
  • compara il corpo della gemella (un corpo che lui, in teoria, non dovrebbe più “conoscere” dopo una certa età) con il corpo di Hélène (altro corpo che non ha mai visto, se non in costume da bagno)…
    si immagina i peli pubici della gemella neri, e quelli di Hélène biondi (!?)…
  • struscia il pene su ogni oggetto della gemella e del cognato!
  • dorme e si masturba su tutti i letti…
  • strofina l’ano su qualsiasi scrivania…
  • si penetra da solo l’ano con rami d’albero, producendosi piaceri secondo lui sublimi…

ma in tutto questo edonismo, è perseguitato anche dalle immagini, fantasmatiche, di tutte le vittime che ha visto in guerra: i morti ammazzati a Kiev, ad Auschwitz, a Stalingrado…
e soprattutto sente delle “presenze” nella neve, appena fuori casa…

intanto, nella Pomerania vicinissima al fronte, sente l’Armata Rossa avvicinarsi, e vede tutti gli “impiegati agricoli” del cognato squagliarsela…

mentre lui sta lì, nel delirio…

le “presenze” nella neve, alla fine del capitolo, vengono descritte come cadaveri: quello di una donna è proprio nella neve e quello di un uomo, impiccato, è sulla veranda del villone…
sono la gemella e il marito?
si sono suicidati sentendo i russi avvicinarsi?
li ha ammazzati Aue?

la gemella è mai davvero esistita?

non si sa…

Thomas Hauser va a recuperare Aue in Pomerania, nell’ultima porzione del romanzo…

una porzione stanca e inutile in cui viene descritto il ritorno dei due a Berlino, in un viaggio in mezzo al fronte, con l’Armata Rossa che si avvicina…

Hauser e Aue vengono catturati da un esercito fatto di ragazzini di 7-12 anni, piccoli ma numerosi, che uccidono tutti quelli che trovano con vanghe e fucili…
fanno parte dell’esercito regolare, arruolati all’ultimo minuto, e, dice Aue, di tutta l’istruzione formale di cui hanno usufruito, l’unica cosa che è loro rimasta è la consapevolezza di appartenere a una “razza superiore”…
l’esercitino vorrebbe ucciderli come disertori, ma riescono a convincerli a farli arrivare a Berlino…

in questo finale di libro, Aue sembra perdere le sue remore descrittorie e si descrive direttamente assassino a sangue freddo: di un tale qualsiasi in un bar sull’Oder che suona il piano (gli spara in testa), e del suo vecchio amante berlinese dandy (lo strangola in un cesso di un albergo): delitti che nessuno nota, vista l’avanzata dell’Armata Rossa, che in tutto il Reich sta producendo anche suicidi di massa (Aue dice che dopo gli spettacoli serali, soprattutto quelli “blasonati” di musica classica, vengono distribuite capsule di cianuro a chi desidera)… [a questo punto ci si domanda se l’anziano caucasico venuto a chiedere la morte ad Aue non sia invece anche lui una vittima dell’Aue serial-killer]

ma la veridicità di Aue si sfalda del tutto via via che la fine del romanzo si avvicina:
racconta di essere insignito di una onorificenza che gli darà il Führer in persona nel bunker, ma alla consegna della medaglia Aue morde il Führer sul naso, un naso che secondo lui era troppo adunco… e Aue perde anche tante pagine a chiarire del perché nessuno storico ufficiale abbia mai parlato di questo fatto: una cosa davvero “parodica”…

mentre c’è il fuggi-fuggi generale, Aue si sente braccato sia da coloro che lo vogliono fucilare per aver morso Hitler, sia dai poliziottini che lo accusano dell’omicidio di Antibes, poliziottini che, nonostante la distruzione di tutto quanto (l’Armata Rossa arriva) continuano a inseguirlo, perfino sui binari della metropolitana berlinese dismessa…

nell’ultima scena, Aue si ricongiunge con l’amico Thomas Hauser, con cui avevano pianificato di fuggire in Francia o in Sud America…
e Aue, come col pianista e il dandy, prende anche l’amicissimo Thomas a sprangate: lo uccide per rubargli i documenti con cui scappare…

e a quel punto, nell’ultima frase, dice che le Benevole lo stanno ancora inseguendo… è l’unica volta, in tutte le 1000 pagine, che le Benevole vengono tirate in ballo…

In Eschilo, le Eumenidi sono una personificazione simbolica della giustizia “ordinata” rispetto alla semplice vendetta: Eschilo celebrava la legge del tribunale invece di quella, barbarica, del taglione…
Quando, nell’Orestea (nel secondo episodio, le Coefore), Oreste uccide la madre, Clitemnestra, rea di aver ucciso Agamennone (il padre di Oreste), per la legge del taglione sente di meritare la vendetta, personificata dalle Erinni che lo inseguono…
ma Oreste (nel terzo episodio, appunto Le Eumenidi) giunge in tribunale, nell’Aeropago, al cospetto di Atena, che sancisce la Giustizia maiuscola: Oreste ha fatto giustizia del padre Agamennone e quindi meriterà sì un giudizio ma non quello della “vendetta” delle Erinni, un verdetto nuovo, più equilibrato… e le Erinni, pacificate dal verdetto del tribunale, diventano Eumenidi, cioè le Benevole di Littell…

perciò le Benevole non dovrebbero inseguire un accidente nessuno…

è solo nel cervello rimbecillito di Aue, serial killer nazista, che la giustizia non esiste, ma esiste solo il tornaconto edonistico di alimentazione di una psiche disfunzionale…

e perché dovrebbe fregarcene qualcosa di un povero dissociato?

per vedersi allo specchio?

per sentirci migliori di lui?

mah…

io non lo so…

Senza dubbio, l’illustrazione della ideologia nazista raccontata da Littell-Aue è effettivamente la stessa che sentiamo ispirare la destra nostrana…

l’altro giorno un tale, su Twitter, mi ha detto che i neri vanno ammazzati, giustificandosi così [copio e incollo, eh, non sono né parole, né ortografie, mie]: «Non c’è rimedio. Nel 2050 supereremo i 10 mdi. Chi sopravvivrà?! Chi ha poca densità abitativa, risorse idriche e vasti aree coltivabili. Indicativamente USA, Russia e Canada e si difenderanno con ogni mezzo. Chi meglio si aggiusta il letto, meglio dorme. Noi collasseremo presto.»
e continuava dicendo: «L’umanità ha seguito sempre questa logica ed è riscontrabile a tutti livelli. E’ la sua natura. La puoi soffocare, la puoi truccare, puoi fingere, ma non cancellare e nei momenti critici emerge sempre. Non è una questione di ciò che ci aggrada. ma è ciò che accade da millenni.»

per questo tale twittologo con cui ho avuto la sfortuna di interagire, lo sterminio era ineluttabile, parte della natura, così come lo descrive Aue…

e il giustificarsi con «eh, ma quello è un singolo cretino» non funziona più visto il risultato elettorale…

e non solo:
Himmler (rendiconta Aue), nel delirio del sogno di vincere la guerra, parla di fondare uno stato apposta per gli “slavi”, una Slavland, oltre gli Urali… a “guardia” del Reich, Himmler preventiva di mettere dei soldati sugli Urali, pronti a sparare a qualsiasi tentativo di ribellione e/o invasione degli “slavi” contro il Reich…
Guardie sui monti a difesa della “patria” bella e buona contro gli invasori brutti e cattivi…
È l’immaginario di Game of Thrones (quando si dice che il fantasy, se non supportato da psicologismo, sono di “destra”) e, ovviamente, dei Terrapiattisti, i numeri uno delle ridicolezze cervellotiche dei nazisti…

inoltre, tornando al twittologo, quando si arriva al chiedergli perché della sua idea di eterna lotta tra le “razze” (termine che è tutt’altro che fuori corsi in questi aberranti personaggi), lui e quelli come lui tirano fuori anche loro l’invidia di vedere i neri biologicamente “superiori”, più adatti al mondo, più “forti” (ed ecco perché non sarebbe opportuno parlare oggi di forti e di deboli come fa Villeneuve) e quindi capaci di rubare tutte le nostre “cose”, i nostri “privilegi” e renderci a noi degli iloti… sicché è bene che invece gli iloti siano loro, e quindi ‘sti neri devono morire: per invidia… e per paura…

Aue sviscera bene che lo sterminio degli ebrei poteva essere interpretato come invidia, e come paura, nel tedesco, di essere come loro, cioè iloti come loro…
Aue è circonciso e vede Hitler vestito da rabbino: per lui, quindi, i nazisti uccidono “loro stessi”? e lo fanno per vergogna? per senso di inferiorità? [anche Robert Harris, in Fatherland, descrive la Nuova Berlino di Speer, nella sua ucronia costruita, come un monumento al complesso di inferiorità nel suo voler essere sempre “più grossa di qualcos’altro”]

Noi oggi dovremmo riflettere su quello che ci dice Aue, anche se Aue poi finisce col dirci che, vabbé, tutto il nazismo altro non era che una questione di isteria di massa, magari “comprimibile” nelle psicosi di una persona sola, di un singolo serial killer?

Non lo so…

Leggere un elenco così lucido e spiattellato delle follie naziste non posso negare che è stato istruttivo…

e istruttivo è stato anche vedere il mondo in guerra, un luogo in cui davvero, come pensa Aue, giudice e assassino arrivano a equivalersi… e bruciante è stato leggerlo oggi, con Putin e il povero Zelens’kyj, l’invasore e l’invaso: l’invaso ha sì “ragione”, ma alla fine quella sua “ragione” non avrà prodotto ulteriore risentimento e morte…?
come dicevo all’inizio della guerra ucraina, in The Power of the Dog, le vittorie, in guerra, non esistono…

e un rimedio io non so trovarlo…

e, soprattutto, non mi sento di dire che l’esperienza di Aue, alla fin fine, mi sia stata davvero d’aiuto…

che aiuto può darmi un povero assassino dissociato e sociopatico…?

Alla fine della fiera, quindi, posso dire che Le Benevole mi ha arrostito le palle come caldarroste…

i pezzi di cronaca della guerra sono semplice sciorinamento di atrocità belliche…
i pezzi onirici sono pura cacca di un malato mentale…
le riflessioni sulla dottrina nazista infastidiscono (anche se forse non quanto Canale Mussolini: Littell, per lo meno, buttandola in follia, non tace che il nazismo follia è stato, mentre Pennacchi in quel romanzo è proprio convinto che il fascismo era “bello” e migliore di altro)…

e sarà vero che vedere un assassino nazista in azione, pur sublimato in mito onirico, rende antinazisti?

non lo so…

io antinazista ero già…

perciò non so quanto l’operazione sia utile…

In Germania, Littell è stato tanto criticato perché le descrizioni della vita pubblica e culturale della Berlino del ’44-’45 sono, secondo gli storici tedeschi, alla san fasò…

Tra i tanti saggi storico-socio-psicologici adatti ad affrontare con più lucidità i drammi intercettati da Littell (oltre al classico studio di Wilhelm Reich) posso citare Fantasie Virili. Donne, Flussi, Corpi, Storia: la Paura dell’Eros nell’Immaginario Fascista di Klaus Theweleit, nella traduzione di Giuseppe Cospito per Il Saggiatore (1997); e i tanti libri di Johann Chapoutot, tra cui Controllare e distruggere.
Fascismo, Nazismo e regimi autoritari in Europa (1918-1945), tradotto da Frédéric Ieva per Einaudi nel 2015…

In questo blog si parla spesso di nazismo, vedi soprattutto Inghiottitoi carsici e Idí i smotrí

2 risposte a "«Le Benevole» di Jonathan Littell"

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  1. Ho letto Le benevole pressappoco quando è uscito. È un libro molto disturbante e indubbiamente prolisso, poi ti manda nel caos con tutti quei gradi della Wehrmacht e delle SS, ma devo confessare che a me è piaciuto. È un romanzo, e non credo che con Aue Littel abbia voluto darci il nazista-tipo, né che abbia voluto dire che il nazismo è stato un delirio di un’intera nazione: cioè, in parte lo è stato, ma le cose sono molto più complesse e sono materia degli storici.

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