Dopo quasi 30 anni di attività, Virzì non ci ha regalato chissà quali capolavori, anzi… la maggior parte di quelli fatti da lui sono filmetti un po’ paraculi che non hanno granché idea di quello che vogliono comunicare…
e oggi Virzì si ritrova a fare un film che è l’emblema, il paradigma, delle caate odierne, quelle alla Guadagnino, alla Chazelle, alla David O. Russell, alla Sorrentino, alla Nolan, alla Fincher, quelle squacquarellate in stile MERDflix: Siccità è un campionario, un prontuario di tutti i difetti del cinema contemporaneo…
per capirsi:
PUNTO PRIMO: ROMANZI E TELEFILM
Siccità è un romanzone, o un telefilmone, con una dozzina di personaggi, ognuno con una sua “porzione” di tempo…
Gli archetipi dell’uso di questi personaggi vorrebbero essere gli entralcement rinascimentali, i grandi letterati, soprattutto teatrali, russi (soprattutto Čechov, ma anche Dostoevskij o Bulgakov), o narratori francesi (Hugo, Balzac, Stendhal) o i primi prosatori italiani (Boccaccio) e non è da escludere un richiamo a Ibsen, per altro espressamente citato… a livello cinematografico potrebbe essere tirata fuori roba come Altman (riferimento che io non ho scovato affatto: l’hanno trovato quelli che hanno visto il film i sala con me, con tanto di calchi verbatim di Short Cuts), Lucas (American Graffiti), Kusturica, Tarantino/Avary, P.T. Anderson (Magnolia)…
…ma questi archetipi, Virzì *vorrebbe* avvicinarli, quando in realtà quello a cui più somiglia è invece Desperate Housewives, è la telenovela, la serie di MERDflix più astiosa, la serie con gli episodietti tutti dedicati a un personaggio diverso…
Siccità, invece che a Čechov, cioè invece che a un costume di Arlecchino, fatto di tante stoffe colorate che formano uno strano ma affascinante e onnicomprensivo tutto, somiglia a uno straccio che non forma proprio un bel nulla se non se stesso, cioè un cencio smesso e malmesso…
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appunto la forma e la sostanza di Siccità è romanzesca, con i vari blocchi narrativi che si interlacciano con sistemi letterari, non cinematografici (altro archetipo mancato è Brazil di Gilliam)…
come narratore letterario, Virzì (insieme ai ventordicimila sceneggiatori suoi compari, ovviamente tutti scrittori letterari: la solita Archibugi, il solito Piccolo, e poi Paolo Giordano ecc. ecc.) non avrebbe poche idee, il dramma è che da quelle idee ci fa i film e non i romanzi…
Luca Bigazzi, alla fotografia, e Jacopo Quadri, al montaggio, lo aiutano a confezionare un prodotto che non stona, che si può definire un audiovisivo ben rispondente a certe regole di discorso di logica del senso visivo, ma che ha tutte le inquadrature consequenziali, tutte lisce come l’olio, ma mai che ci sia sguardo, mai che ci sia visione, mai che ci sia cinema…
c’è tv, e c’è romanzo, c’è un po’ di teatro nella strepitosa gestione degli attori (tutti bravissimi), ma basta…
non c’è il cinema…
c’è il visivo solo in quanto mostrazione della diegesi…
ma allora perché scomodarsi e non produrlo direttamente per MERDflix così da poterne fare una serie di 300h, invece che un decotto mallopposo di film che finisce per durare la bellezza di 2h e 15′?
135 minutoni in cui si fa presto a detestare qualsiasi pur bravissimo attore, poiché si giudica la sua performance del tutto fine a se stessa e inutile, visto che appartiene non a un film ma a una serie romanzesco-teatrale che finisce per essere fatta di story arc non gerarchizzati (cioè dove nessun arco prevale sull’altro: questa sarebbe la velleità di fare come Čechov e la dura realtà di essere invece come Grecia Colmenares e MERDflix) e quindi ognuno semplice riempitivo e mai vero piatto forte…
E un film di riempitivi è insostenibile…
dopo 10 minuti pensi che tutte le storie e i personaggi che le raccontano non servano a una beata minchia, proprio nessuno…
e sei lì in sala a vedere un film che immediatamente cominci a ritenere tempo tragicamente perso…
tempo perso come perso è il tempo dedicato alle evoluzioni dei personaggi che non dicono un cacchio…
tempo perso come quello dedicato a una condensazione in 135 minuti di una voglia di serie romanzesca, che ha adocchiamenti alla TV e a MERDflix anche nel vago profumo di “fantascienza” e di “satyra politichese”: una cosa arronzata apposta per somigliare a Don’t Look Up…
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PUNTO SECONDO: SOMMERSI E SALVATI ALLA SAN FASÓ
Essendo gli archetipi voluti relativi anche a Magnolia, allora Siccità ricalca Magnolia nel far finire tutto in un insopportabile adynaton salvificante vecchio come il cucco (la solita pioggia purificatrice) che fa finire tutto quanto de abrupto, senza che ti sia rimasto granché del sale della storia…
che le storie debbano avere un senso, in effetti, non è scritto in nessun posto, e spesso quando si va dietro ai personaggi invece che alle loro funzioni si finisce per non concludere un cacchio…
è quindi normale che Siccità finisca come finisce…
dà fastidio solo a me…
mi dà fastidio l’organizzare (o meglio: il non organizzare) gli accidenti come del tutto deterministi, apposta per dire che le cose un senso non ce l’hanno, e ci sono solo causa ed effetto elevati all’ennesima potenza all’infinito tanto da deresponsabilizzare ogni cosa, assumendo il caso come divinità (vedi anche La città dei vivi), ma poi concludere che nel caso a farla franca sono gli assassini, a subire fati avversi (ma come? che fato? o non era tutto determinismo?) sono solo i poveracci (che magari si sposano reiteratamente con gli assassini, quasi uno stigma “meta-casuale” anch’esso contraddicente il determinismo), e alla fin fine far quasi tornare tutto come prima, appunto come in un episodio di una serie TV anni ’90…
bah…
sono sistemi diegetici che a me annoiano… quelli che ti dicono «no, non è vero che c’è un senso, è tutto a caso» e poi invece il senso e lo pseudo-ordine lo tirano fuori ma da un’altra parte: come se apposta per smentire che il senso non c’è negassero quel senso a tal punto che la stessa mancanza di senso è il senso: e la cosa si vede… ma se il senso non c’è, allora perché vederlo proprio nella sua mancanza?
fa l’effetto delle cazzate tali per cui «si fa Malefica buona e Re Stefano cattivo per dimostrare che la divisione tra buoni e cattivi è assurda»… ma che cacchio!? scambiare buoni e cattivi è esso stesso un mantenere i buoni e i cattivi senza dimostrare un bel niente se non il non aver capito le funzioni che stanno dietro ai buoni e ai cattivi…
Siccità è così: è come il primo Schoenberg dodecafonico, quello che si impegna così tanto a non farti sentire la tonica che alla fine ce la senti lo stesso!
è una cosa che ti dice «non pensare all’elefante» credendo che davvero non ti faccia pensare all’elefante!
irritante
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PUNTO TERZO: LA PESCA A STRASCICO PREDICANTE
in tutti i suoi film Virzì cerca di predicare tutto e il contrario di tutto: di sinistra ma non troppo, di destra ma sinistrorso, per gli operai ma con tanta pietà per gli imprenditori, dalla parte dei poveri ma con parecchia compassione per i ricchi…
boh…
non sempre questo ecumenismo paraculo gli riesce di incunearlo in una storia che convinca: molto più spesso Virzì si perde nel cercare di accontentare tutti (la pesca a strascico) e nella semplice didascalia macchiettistica…
e Siccità è davvero scoraggiante per le così tante cose accennate, così tanto adatte ad accontentare tutti che finiscono col non arrivare a nessuno…
le dozzine di personaggi veicolano pezzettini di vicenda, etichette di situazioni che non sono efficaci, sono semplici didascalie di un’idea: non c’è il razzismo, c’è solo un personaggio che sta per il razzismo; non c’è la denuncia della società dell’immagine, c’è solo 10 minutini di indicazione del problema in mezzo a tanti altri 10 minutini che si assoprellano costruendo quei 135 minutoni interminabili di Siccità…
in questo modo i problemi solo accennati si sfaldano nel nulla, proprio quanto Virzì è convinto di averli invece affrontati tutti soltanto nella solo semplice evocazione nei 10 minutini di frammento che gli dedica…
mah…
è un atteggiamento davvero simile al maanchismo del PD di Veltroni, di 15 anni fa, sfociato nella roba di Renzi: non faccio un cacchio di niente ma ne comincio tante: comincio le unioni civili, comincio la riforma della Costituzione e piano piano accenno a questo o a quel problema… poi, piano piano, passano 15 anni e nel piano piano di tutte le cose cominciate non se n’è finita manco una e tutto si è trasformato in aborto lasciato a metà… o magari a finire è arriva la destra, e ha demolito di nuovo ogni cosa…
o allora?
Siccità è un film così: accenno, suggerisco, indico, ma poi non concludo un accidente…
almeno Ridley Scott indica i problemi sì senza risolverli ma nel frattempo fa cinema e arte visiva…
Virzì invece fa pastrocchi piddiini tra tv e romanzetto…
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FINALE
certo è che non è scritto da nessuna parte che un’opera debba “concludere” qualcosa, anzi…
oggigiorno sembrano prevalenti i testi che parlano quisquigliando di niente (Il colibrì e Due vite hanno perfino vinto premi letterari e Cambiare l’acqua ai fiori è un bestseller)…
e, ripeto, esiste MERDflix: la panacea del cincischio romanzoso (vedi anche Marriage Story o quella idiozia della Lost Daughter)…
Virzì riesce a essere paraculo anche in questo: nel fare quello che va di moda…
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ma anche nel fare questo ci vuole talento…
per cui con Siccità sono troppo ingeneroso, poiché, nella pesca a strascico, Virzì, è inevitabile (anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno), tra una cacchiata contraddittoria e l’altra, qualcosa che incontra il mio gusto la dice (ho per esempio adorato le battute finali di Max Tortora)…
perciò non posso dire di aver odiato Siccità quanto ho odiato È stata la mano di dio…
ma è stato comunque desolante vedere, in Siccità, un film così pedissequo a MERDflix (con le sequenze inconcludenti adatte ad andare a pisciare) più di MERDflix stessa…
Che bello sentire qualcuno che la pensa allo stesso modo su Virzì. A me pare che ogni volta faccia più o meno lo stesso film in cui inserisce elementi che possano piacere al pubblico in maniera forzata. Molti lo elogiano ma io lo sempre trovato sopravvalutato.
Io provengo da un posto in cui Virzì ha girato un paio di film, per cui tutti, se non lo adorano, almeno lo stimano…
Dopo tutti questi anni ci sarà da ammettere che i suoi film (come dici tu spesso tutti uguali) maldestri sopravanzano assai quelli decenti…
alla fine, ho fatto bene a non vederlo
ora sto facendo la maratona 1-7 di Nightmare per Halloween, ma oggi salterò il film pomeridiano perke al mio cinema trasmettono psycho alle 17!
e poi nel cinema maltese ho visto in madrelingua: bullet train, ticket to paradise e see how they run (primo e ultimo consigliati)
Mai sopportato Virzì, lo ammetto. Qualcosa di decente lo ha fatto, anche solo per la legge dei grandi numeri… Per me la sua cosa migliore rimane L’uomo che aveva picchiato la testa!