Della Kunstmärchen di cui tutti quanti parlano oggi (Kunstmärchen vuol dire che l’ha scritta qualcuno in un determinato tempo, non è un racconto orale e tradizionale poi intercettato da raccoglitori studiosi: delle fiabe parlo tanto in A mille ce n’è, e in Favolacce 1 e Favolacce 2) ce ne sono tre edizioni in danese…
La prima è del 1837, pubblicata da Reitzel, a Copenhagen…
La seconda è del 1849…
La terza del 1862…
Andersen (che si legge qualcosa come Èns Crèstien Ànasen) campa fino al 1875…
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Per la serie «una traduzione vale l’altra e tutte quante valgono lo stesso», cioè la mia solita guerra (vedi anche Due vite) all’atteggiamento di comperare La sirenetta approfittando del cambio di coincidenza del treno al baretto della stazione di Nocelletta Scalo a 1,50€ e in base a quell’edizione scrausa dichiararsi esperti di Andersen, dico subito che destreggiarsi tra le varie versioni di un classico così diffuso è davvero da autolesionismo…
altro che l’Eneide!
Siccome su Google trovi Eva Green a tette di fuori senza il minimo sforzo, ma invece devi faticare assai per ottenere informazioni attendibili sulla situazione ecdotica di certi autori, allora, per capire qualcosa su quale edizione della Sirenetta sia più affidabile, ho dovuto sudare sette camicie…
Siccome La sirenetta è buttata nella càntera di fondo del target della letteratura per bambini, soggetti che, secondo l’industria, non leggono le prefazioni e le introduzioni, allora è un inferno trovare info sulla gestazione della Kunstmärchen perfino nei testi stampati!
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Dopo molto cercare, trovo il sito della Syddansk Universitet, l’università della Danimarca del Sud, che mi informa che l’autografo della Sirenetta fu probabilmente donato da Andersen a un pittore di paesaggi marini, tale Anton Melbye…
Melbye era sposato con una francese e stava in Francia, morì a Parigi…
si pensa che alla morte di Melbye la moglie ereditò tutto, e si risposò con un maggiore dell’esercito francese…
cosa le accadde non si sa, o per lo meno non ci interessa… ma si pensa che fu lei a tenersi l’autografo della Sirenetta…
e si pensa perché, nel 1920, la Casa Museo di Andersen di Odense scova l’autografo della Sirenetta da un antiquario di Saint-Germain-en-Laye…
La Casa Museo espone l’autografo, lo fotografa (in diverse fasi) e lo conserva…
ma nel 1992 la Casa Museo subisce un furto: i ladri rubano diversa roba… tra cui anche l’autografo della Sirenetta!
Dal 1992 in poi, quindi, l’autografo della Sirenetta si è potuto vedere solo nella versione fotografata dalla Casa Museo nel 1951…
ed è questa versione oggi disponibile in digitale sul loro sito…
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Nell’autografo si vedono le diverse cancellature e collettes e si vede che le cancellature sussistono anche nel finale della Kunstmärchen…
Nonostante, o forse proprio a causa, del livello di successo di massa della Sirenetta, non sono riuscito a constatare quanto quelle cancellature si possano riferire alle tre diverse edizioni del ’37, ’49 e ’62…
Di certo, però, *tutti* i canali più “seri”, dai siti specializzati a Wikisource, pur non indicando nessuno (che vergogna!) da quale edizioni prendano il testo (fanno pensare a una derivazione dalla prima edizione ’37, ma nessuno lo scrive!), presentano un testo identico… come se le tre edizioni ’37, ’49 e ’62 fossero semplici “ristampe”…
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Cercando bene, scopri che alla morte di Andersen, Reitzel aveva fatto una grossa edizione di tutto ciò che aveva scritto, in 15 volumi stampati tra 1876 e 1880… forse collezionando l’«intenzione ultima di Andersen», che per La sirenetta sarebbe la versione ’62..
Magari è questa versione che è circolata nel mondo, riproposta anche dallo stesso Reitzel, anche in volumi illustrati (e le illustrazioni c’erano anche nelle stampe supervisionate da Andersen, con pittori che lui conosceva: forse lo vedremo)
tutto questo non fa pensare a chissà quali varianti…
si sa anche che Reitzel, dopo il 1880, continuò a ristampare come gli è parso le fiabe di Andersen: tutte le ristampe hanno tramandato lo stesso testo?
Boh…
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Ravanando a fondo su JStor, invece, trovi qualcuno che ti avverte di quanto le traduzioni, anche precocissime, tedesche, abbiano introdotto varie “difformità”…
si potrebbe anche dire «ma a noi italiani che ce ne frega delle traduzioni tedesche, noi abbiamo tradotto direttamente dal danese!»
invece no…
noi, e anche alcuni francesi, abbiamo tradotto molte volte dal tedesco!
In francese e in tedesco (e i tedeschi potevano vantare una sorta di diritto di prelazione verso il soggetto, che Andersen trasse da de la Motte Fouqué, vedi lo schemetto all’inizio di Undine) spuntano cosette “diverse”…
gli ingredienti della pozione della strega del mare, per esempio…
o annotazioni successive nel finale… guarda caso, a occhio, molto congruenti con le cancellature dell’autografo…
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Non ho né modo né tempo di approfondire la cosa, anche perché La sirenetta non è lunghissima, ma non è neanche di 5 paginette… per cui il tempo di collazionarla tutta esula da quello a mia disposizione nella vita!
Ma certi scarti sono evidenti nelle più diffuse edizioni in italiano…
- Nel 1904, Maria Pezzé Pascolato tradusse 40 fiabe di Andersen per la Hoepli di Milano…
Hoepli, come vedremo, ha ristampato più volte questa traduzione e in una ristampa del 1941 c’è una introduzione non male in cui nonostante Pezzé Pascolato dica che il testo anderseniano di riferimento per la sua traduzione sia stata un’edizione Reitzel del 1887 (ben 7 anni dopo l’edizione postuma ultimata nel 1880), per motivi non specificati afferma che usò «per controllo» (che tipo di controllo?) anche traduzioni tedesche e inglesi! Avverte anche dei pericoli di certe traduzioni tedesche, poiché molto spesso i false friends del danese per un tedesco hanno portato ad aporie anche “permanenti”, come il brutto anatroccolo, cioè il grimme anatroccolo, grimme cioè brutto in danese, che in tedesco è diventato il grüne anatroccolo, cioè verde! E la “verdezza” dell’anatroccolo è passata anche al francese (Le petit canard vert), prova evidente di quanto anche in Francia abbiano tradotto Andersen dal tedesco…
Ma nonostante queste sacrosante osservazioni, Pezzé Pascolato non specifica perché la sua traduzione italiana usi testi in inglese «per controllo» di un testo danese…
Magari le stampe e le ristampe Reitzel, invece di essere tutte uguali come si presume, sono invece un gorgo di varianti?
Boh…
Forse le edizioni Reitzel disponibili per Pezzé Pascolato nel 1904 erano davvero catorci rispetto a quelle del ’76-’80 poi usate da Einaudi 50 anni dopo (e magari non reperibili in Italia nel ’04), e perciò occorreva davvero un “controllo”, ma perché effettuarlo su testi inglesi?
Non lo sapremo mai, ma il sospetto che Pezzé Pascolato abbia lavorato sul danese in modi poco scientifici a mio avviso sussiste! - Già nel 1931, invece, Ervino Pocar tradusse (con un non ancora meglio identificato E. Carranza) alcune fiabe di Andersen apertamente dal tedesco per la UTET di Torino…
- Nel 1937, Hoepli aggiornò la collezione con “nuove novelle”, tradotte da Mary Tibaldi Chiesa… si pensa sia un testo condotto sul danese, ma idem come sopra…
- Nel 1949 esce il volumetto della Biblioteca Universale Rizzoli (BUR) intitolato La sirenetta e altri racconti, che Giuliana Pozzo traduce dal tedesco!
- Nel 1954, in un clima di strutturalismo descritto in A mille ce n’è, che portò alle edizioni “scientifiche” einaudiane delle fiabe di Calvino, dei Grimm, di Afanas’ev e delle Mille e una notte, Einaudi si occupa anche di Andersen, pubblicando più di 100 racconti tradotti da Alda Manghi e Marcella Rinaldi… Sirenetta era tradotta da Rinaldi…
Einaudi lavorò rigorosamente sui testi in danese pubblicati da Reitzel “postumi”, dal 1876 al 1880… - Nel 1955, Hoepli aggiunge “nuovissime novelle” al suo catalogo, ancora con traduzione, dal danese, di Mary Tibaldi Chiesa…
- Nel 1986 arriva l’Oscar Mondadori a cura di Anna Cambieri, con metà delle fiabe scritte da Andersen tradotte dal danese (scelte da Alda Manghi, quella che aveva tradotto per Einaudi)…
- Nel 1993 arriva la grande opera Newton Compton, che poi sarà il Mammut, a cura di Kirsten Bech…
Bech ha il merito di presentare davvero tutte le fiabe scritte da Andersen, ma opta per una scelta poco centrata: pubblica un ragù di traduzioni nuove sue insieme alle versioni antidiluviane di Pezzé Pascolato e anche qualche traduzione dal tedesco che Pozzo aveva tradotto per Rizzoli…
si potrebbe definire quasi un disastro… - Nel 2012, Bruno Berni pubblica 156 fiabe di Andersen per Feltrinelli, traducendole tutte dal danese…












Di tutte queste traduzioni, solo quelle successive all’Oscar Mondadori hanno potuto servirsi dell’edizione critica nazionale danese curata da Erik Dal, Erling Nielsen e Flemming Hovmann, poiché quell’edizione, monumentale (7 volumi), ha richiesto molto tempo…
il primo volume è uscito nel 1963, l’ultimo addirittura nel 1990…
e quelle traduzioni, qui elencate nelle loro prime impressioni, hanno viaggiato in lungo e in largo, in innumerevoli ristampe… tutte con diverse vesti grafiche e diversi corredi illustrativi… poiché gli illustratori di Andersen sono tantissimi, quasi quanto i traduttori…
le illustrazioni “storiche”, più diffuse, sono quelle
- dei due che lavorarono davvero a contatto con Andersen, cioè Lorentz Frølich (1820-1908) e Vilhelm Pedersen (1820-1859)… pare che abbiano illustrato parecchie prime edizioni di Andersen, in concerto con l’editore Reitzel, e fu lui a fare un’edizione postuma (quando tutti e tre furono morti) delle fiabe di Andersen illustrate dai due nel 1908: quella oggi standard (per le illustrazioni, non per il testo), da dove sono prese la maggior parte delle illustrazioni da affiggere anche in altre edizioni…
- e quelle di Edmund Dulac pubblicate a Londra da Hodder & Stoughton nel 1911…
Per i viaggi ristamposi delle traduzioni si può dire che le versioni Hoepli di Chiesa, per esempio, sono state ripresentate anche nel 1968-1969…
Le versioni dal tedesco di Pocar (UTET) sono state riimpresse nel ’64 e poi sono passate alla TEA nell’88…
E le versioni dal tedesco di Giuliana Pozzo (BUR) hanno viaggiato in lungo e in largo, in tutte le collane Rizzoli, variando titolo a seconda della fiaba anderseniana più famosa in quel momento…
Nel 2016 e nel 2020, con Frozen, cioè La regina delle nevi, a scalzare momentaneamente La sirenetta in agenda, Rizzoli fa uscire una BUR Deluxe con le traduzioni di Giuliana Pozzo dal tedesco, con le illustrazioni di Dulac, senza neanche la cortesia di accreditare la traduttrice…

In questo volume, elegante e solido, la non accreditata Pozzo elenca gli ingredienti della pozione della strega del mare, indugia molto di più con numerosi dettagli su diverse descrizioni (per esempio degli iceberg, là dove tutte le altre traduzioni sono più asciutte e meno particolareggiate) e, sul finale, non accenna minimamente ai trecento anni che gli spiriti d’aria possono “amministrare”, abbreviandoli con opere di bene verso gli umani, prima di ottenere l’anima immortale (con serio riflesso dei 300 anni di vita delle creature marine), ma afferma semplicemente che gli spiriti aerei quell’anima la avranno operando opere di bene, senza l’accenno ai dispiaceri per le malefatte incorrette aggiungenti un giorno al “purgatorio” aereo…
In Pozzo, la Sirenetta capisce che otterrà l’anima e allora riesce a piangere, facendo piovere, suscitando la felicità di un bimbo… e in Pozzo, che la Sirenetta, invisibile, vada a dare un ultimo bacio alla neomoglie del Principe, non si dice…
Queste varianti sono solo frutto dell’adattatore tedesco da cui Pozzo ha tradotto?
Oppure erano nelle tre prime edizioni vergate da Andersen?
E un ragazzino che avrà tra le mani la traduzione di Pozzo è autorizzato a considerare il finale di Pozzo (tedesco) come immodificabile e intoccabile?
O sarebbe bene che si confrontasse con più testi?
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tutto questo vuole dimostrare, ancora una volta, che il «è scritto così e va fatta come è scritta» è una grande cacchiata…
definire «come è scritta» una cosa è una questione complessa…
ed è ridicolo fare i fondamentalisti di un testo difficile da carpire (per via delle tante versioni che forse l’autore stesso ha prodotto) e poi chiudere gli occhi su altri dettagli, definiti intoccabili, ma che con l’autore non hanno nulla a che fare (per La sirenetta, per esempio, i capelli rossi, derivati dall’iconografia di Arnold Böcklin e mai menzionati da Andersen; in giro per commenti sui social spunta anche fuori l’idea che la sirenetta sia bionda, ma Andersen non menziona mai il colore dei suoi capelli, e meno che mai la “battezza” Ariel!)…
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E poi scandalizzarsi per un testo filmico solo perché cambia colore alla protagonista, beh, riesce difficile quando si sa che alla Sirenetta sono stati dedicati anche altri film, ben prima del 1989…
Spettacolari, per esempio, quelli prodotti nel 1976, in URSS da Vladimir Byčkov, e in Cecoslovacchia da Karel Kachyňa e Ota Hofman (io preferisco quest’ultimo)
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Perciò, ragazzi, riflettiamo sempre che «ci sono più cose in cielo e in terra» di quante il nostro immaginario pensi siano “definite” e “intoccabili”…
oppure facciamola davvero «come è scritta», ammettendo però che di quelle «scritte» non ce n’è una… ma tantissime…
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E ricordiamoci che è successo anche che il miglior Cyrano de Bergerac che abbiamo avuto in Italia è stata Anna Mazzamauro… e il miglior Bob Dylan è stata Cate Blanchett… per cui, dai… certi “fastidi” sono davvero ridicoli, nostalgici del menga, e assurdi…
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