Diabolik

L’unica mia esperienza con Diabolik è stata questa:

perciò non sapevo nulla dei fumetti, delle dinamiche tra i personaggi, niente…

avevo letto che i primissimi numeri erano cattivisti, con Diabolik assassino spietato, che poi smussa gli angoli diventando il padre di Occhi di gatto e Lisa & Seya, cioè il ladro che deruba i ricchi malfattori…

sicché sono andato a vedere il film dei Manetti come tabula rasa, ignaro di tutto!

il motivo per cui trovare simpatici Diabolik ed Eva Kant mi è sfuggito:
Marinelli è bello violentello, per nulla attraente e parla come se avesse la bocca allappata di macine Mulino Bianco…
Miriam Leone è splendida, ma della sua backstory si dànno pochi accenni, sì quanto basta per rendertela interessante ma non così stringenti, a mio avviso, per fare il tifo per lei…

perciò è un film a cui forse manca la tradizionale dicotomia del racconto buono/cattivo… anche perché il *bene*, cioè il Ginko di Mastandrea, è un *bene* di quotidiana lotta, non è l’eroe hollywoodiano che saves the day senza macchia e senza paura: è un *bene* geek, da giocatore di scacchi, di ragionamento e strategia: non arriva e spacca tutto per poi dire “meno male c’ero io” (cioè quello che fanno gli Avengers)…

però, un momento, che una narrazione sia priva di polarità buono/cattivo e che presenti il buono come qualcuno che lavora indefesso tutti i giorni a scervellarsi per fare del bene tra tutte le difficoltà burocratico-commissariali (agenti corrotti, politici ghiozzi, poliziotti scemi), a inseguire dei cattivi che però si amano e imparano insieme a crescere senza prevaricazione femminile (come fa Marinelli alla povera Serena Rossi) e con l’instillazione del dubbio su cosa effettivamente sia la giustizia (è giustizia la pena di morte? è giustizia che il politico corrotto si arricchisca col ricatto?), beh…

è una narrazione INTERESSANTISSIMA!

una narrazione tra l’altro calibrata al millimetro, con una sceneggiatura sì fumettistica (gli amori che sbocciano in pochi secondi, certi macchiettismi di dettato attanziale con la gente che appare e scompare dalla trama come per magia), ma scritta dai Manetti e Michelangelo Le Neve (basata, mi dicono i titoli finali, sul terzo episodio di Diabolik, delle Giussani e Luigi Marchesi, del 1963), davvero con i controattributi, senza, a parte poche, particolari lungaggini, e capace di scivolare in modo discretamente liscio per la sua comunque non breve durata (sono quasi 2h e 20′: in effetti qualche sforbiciata poteva esserci)…

Una sceneggiatura classica di arrovellio e lavorio certosino di azione che c’è ma che è continua invece che esplodente, che è costante e lenta invece che sorprendente: una narrazione capace di essere implacabile, atto dopo atto (anche con ottime analessi chiarificanti), di arrivare al dunque con stillicidio ostinato, e al dunque ci arriva eccome!

Purtroppo, tutto questo potrebbe funzionare meglio se lo si considera un primo capitolo di una serie, un prologo che apre ad altri film in cui Marinelli e Leone fanno Lisa & Seya e Occhi di Gatto per derubare illegalmente arricchiti, tanto da far ripensare anche a Ginko le sue categorie di giustizia (pensate se Marinelli e Leone derubassero, come in Inside Man di Spike Lee, un ex gerarca nazista dei suoi spregevoli preziosi ottenuti con la Shoah!)…

ma come primo capitolo regge a mille,

anche perché è realizzato con una cura del dettaglio certosina, inedita sia nei Manetti (spesso casinisti) sia nel cinema italiano tout court

Il montaggio di split screen e di giustapposizioni diegetiche di azione lenta, effettuato da Federico Maria Maneschi, è straordinario… [nella comparazione con l’abuso dello split screen che fece Ang Lee in Hulk, a imitazione delle vignette del fumetto, i Manetti rispondono con una ben più profonda sensibilità senza andare al mero figurativismo vignettoso, ma con solerti argomenti diegetici!]
La fotografia di Francesca Amitrano, ricca di colori, di sapienza storica (trasuda anni ’60), e di gustose “deformazioni” grafiche davvero fumettose (vedi le pesanti ombre ad architettare gli ambienti), è strepitosa…
I costumi di Ginevra De Carolis lasciano a bocca aperta…
Le scenografie naturali, tra Bologna, Milano, Trieste, Courmayeur, Mezzano di Ravenna, tutte “ridipinte” da Amitrano, sono goduriosissime…
Le musiche di Pivio & Aldo De Scalzi sfoggiano una consapevolezza timbrica, tra percussioni dotte, ottoni sordi e ritmi alla John Barry, da far gridare al miracolo!
Le canzoni ispiratissime di Manuel Agnelli sono molto più dense di quelle sciroppose che concorrono agli Oscar… quella dei titoli, La profondità degli abissi, è costruita su stilosi e stuzzicanti intervalli e tessere tipici di David Bowie!

è un primo capitolo forse manchevole di diverse coerenze, ma

  • scorre fluido e costante, non benissimo ma bene di sicuro!
  • è orgoglioso di professionalità cinematografica al massimo livello,
  • non è banale nel parlare di buoni e cattivi…

beh…

niente non è!

31 risposte a "Diabolik"

Add yours

  1. Io pure non conosco il personaggio. Avevo letto qualche opinione piuttosto contrariata nei confronti di questo film, fa piacere trovare un parere positivo. Io credo che sia effettivamente un primo capitolo, nel senso che se piace/incassa ne vedremo altri.

  2. Marinelli che parla con la bocca allappata dalle macine Mulino Bianco è un colpo d’arte. Non avevo la benchè minima intenzione di vedere questo film. La tua recensione pero’ spiana la strada alla sua visione, almeno per me.

      1. Piacere reciproco. Spero Nick non si inalberi per questa improvvisa colonizzazione del suo blog con questi nostri scambi tra il lusco e il brusco. Con complimentazioni reciproche. Nick, alla fine dovro’ pagare a tutti un abbonamento al vostro bar di fiducia mi sa. ;-)

      1. io l’avevo notato, ma non sarei mai stato capace di trovare una frase che riassumesse con cosi tanta grazia. Chapeau

      2. Noto una strana mania degli attori italiani nel voler sempre gesticolare… boh non vorrei dare adito a quello stupido luogo comune degli stranieri, che vedono in noi dei gesticolatori incalliti, e questa tendenza a recitare sussurrando.. ora che poi tutti devono recitare con almeno due accenti regionali in parallelo poi…

      3. Guarda, nella mia microscopica esperienza di regista amatoriale, che ha lavorato con attori amatoriali, ho sentito tante di quelle scemenze sulla voglia di comunicare con gli occhi (e che cacchio comunichi con gli occhi in teatro!?) e sul potere del “gesto” (e che cacchio gesticoli in cinema, ché ti fanno solo i primi piani!?) da far penare tutti gli Orazio Costa del mondo!

  3. Wow!
    Bene: sono contenta. Io sono cresciuta in una casa dove giravano anche vari fumetti, tra cui Diabolik anche se non ho mai letto con attenzione.
    Mi piace moltissimo questo bene geek e lo immagino nelle mie corde.
    E ora devo correre a cercarmi le canzoni di Agnelli perché sono curiosissima!!
    GRAZIE!

  4. Non ho ancora visto il film, ma la scelta dei tre protagonisti mi ha spiazzata un po’, perché nei fumetti appaiono molto glamour, mentre questi attori sono da abiti di Oviesse.
    Comunque sono curiosa e lo guarderò sicuramente.

      1. Bene , Marinelli proprio non c’entra proprio niente con Diabolik e, aggiungo, nemmeno con De André. 😘

  5. Non ho visto questo film, ma ti consiglio di sicuro quello di Mario bava con lo stesso titolo!

    Questo nuovo spero di vederlo presto, poi torno a leggerti…

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