Come ho parlato con una cara amica almodovariana, e come si è detto e ridetto in Dolor y Gloria e in The Human Voice, che un Maestro come Almodóvar ci faccia le false soggettive, ci costruisca set poderosi e ci regali struggenti movimenti di macchina sopraffini si dà per scontato…
Ma che uno non più giovanissimo, e che ha già dimostrato spesso manierismi, come Almodóvar, ci donasse un discorso POLITICO brutto, cattivo e ammonitore come quello di Madres Paralelas era una cosa meno scontata…
Forte e atroce come un tram sulla faccia, Almodóvar ci fa piombare addosso un complessissimo discorso sui rapporti, appunto paralleli, tra due madri e la loro prole, cioè un qualcosa di assolutamente privato, minimo e particolare, e un cosmico logos universale sulla Storia di tutti, la Storia dei fatti e delle atrocità, la Storia tragica dei fascisti contro la povera gente, dei franchisti disumani contro il popolo di inermi, Storia nazionale e locale che fu anche Storia generale, Storia del mondo, Storia di noi, noi cioè l’umanità, umanità che in tante occasioni è stata trafitta e abbattuta dal metafisico male autoinflitto del fascismo…
Un fascismo corrotto e senza pietà che lega col filo spinato e spara a indifesi uomini e li lascia nelle fosse comuni deturpando famiglie intere, annegando violentemente la compassione, la naturale partecipazione ai drammi dell’altro, del tuo prossimo, di tuo fratello nell’humanitas…
Uno scontro tra fasci e poveracci che molti, nel privato, ritengono superato e oramai lontano, non interessante, non più intaccante il quotidiano delle vite generiche e “normali”…
Almodóvar ci ricorda che dappertutto l’atroce fascismo ci minaccia con la sua inumanità, anche nella più melodrammatica e operistica delle storie e delle vicende dei più privati e indistinti (e banali) singoli…
Tra la Cruz, la Sanchez-Gijon e tutti gli altri si verifica una vicenda che sembra quella del Trovatore, tra scambi di neonati, agnizioni, morti in culla, stupri, gravidanze indesiderate e amori involontari che fioriscono improvvisi come margheritine a primavera… una vicenda condotta con una sapiente suspence, alla Hitchcock, a sottolineare tutti gli snodi, tutte le implicazioni e tutte le novità…
…novità che però sappiamo tutti: sappiamo tutti che quella suspence condurrà a quell’effetto, che quel bimbo sarà di quella madre, che quel bacio si tramuterà in qualcos’altro, che quel figlio sarà di quel padre e non di quell’altro: sappiamo tutto… tanto che la suspence appare perfino esagerata, perfino mal posta…
…ma invece no: quella suspence è il fascismo, l’atrocità, la disumanità che è sempre all’angolo, sempre all’erta, sempre in attesa di insinuarsi nei nostri passi falsi privati e sostituirsi a noi, sbalzandoci dal nostro essere umanità e facendoci diventare egoisti, noi stessi inumani, stregheschi e crudeli…
Per cui quella suspence ci vuole, e ci vuole il monito a capire che in tutti i più piccoli risvolti del nostro privato, là dove abbandoneremo la compassione faremo entrare, improvviso e prepotente, il fascismo, che ci caccerà nell’inumano, e si approprierà non solo del privato, ma anche dell’universale, della Storia tutta e di tutti…
ricordiamoci il similare monito di Tolstój in Resurrezione (vedi Libri sulla violenza di genere): «Se si può ammettere che qualcosa sia più importante dell’amore del prossimo, anche per un’ora solo o per un caso eccezionale, non c’è delitto che non si possa commettere contro gli uomini senza ritenersi colpevoli» (traduzione di Emanuela Guercetti, Milano, Garzanti, 1988)…
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E il monito è anche una riflessione sulla narrativizzazione della memoria:
le famiglie tramortite dalla violenza fascista perdurano la memoria della violenza e la comunicano all’infinito oralmente alle generazioni successive: quel “ricordo” diventa quindi storia (con la minuscola) e quasi mito…
ma quella narrativizzazione e quel mito, dato che perpetua la memoria contro il metafisico male del fascismo, sono Storia essi stessi, come Storia e mito insieme erano Omero e i Nibelunghi… e nessuna bugia (oggi va tanto di moda quella sulle foibe) può scalfire quella che, tra Mito e Storia, diventa la Verità (nella fossa comune si trovano i riscontri esatti ed effettivi di tutti i racconti familiari)…
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Senza quel mito, e senza quel monito, il nostro Trovatore privato sarà fonte di violenza invece che di vita e di pluralismo (la figlia generata dallo stupro e passata dalle follie di un fatto bizzarro anch’esso metafisico, come l’errore umano, quasi coincidente con la Τύχη appunto di Omero, è, grazie alla compassione di Cruz, simbolo di futuro e di famiglia compassionevole e pacificante perfino coi riccastri franchisti, finalmente convinti anche loro della necessità dell’umanità) e noi tutti, noi stessi, noi OGGI saremmo i morti di una fossa comune, come quelle vittime di Franco di 70 anni fa… quei morti saremo noi, nell’universale dell’oblio, se non conserveremo la compassione in tutti i più piccoli anfratti particolari del nostro vissuto quotidiano…
L’ultima inquadratura è lo schiaffo che Almodóvar ci dà per svegliarci, per dirci che tutto è importante e degno di suspence se i fasci sono qui, dentro di noi, continuamente… tutte le minuzie sono importanti per essere umani…
e Almodóvar ci dà quello schiaffo di monito all’umanità con una sincerità e una chiarezza così cristallina da destare ammirazione, da destare davvero gratitudine per il senso di necessità antifascista che ci risveglia… e ci fa provare invidia che nessun altro, da noi, a parte Mainetti, abbia la stessa chiarezza umana…
bellissima recensione, come al solito
sabato sono andato a vedere Freaks out, parlando di mainetti^^
Grande!
avevo messo un veloce commento sulle mie storie di ig, profilo blog, ma forse lo hai mancato
L’ho visto! Eri molto consentaneo alle mie impressioni, con la differenza che io ho adorato Matilde!
ah ok
no a me ha rotto le palle; però ho apprezzato l’arco dei suoi poteri
Bene! Se ne può parlare sotto la recensione di Freaks Out, se vuoi!
giusto, mi deve essere sfuggita
Dovrebbe essere linkata anche qui in Madres Paralelas al nome Mainetti
trovata
allora commento dopo aver letto la recensione
Tu dici supence alla Hitchcock e allo stesso tempo “novità che sappiamo tutti” e io, che ero curiosa già da prima, adesso … chettelodicoafare …
C’è stata una lunga esegesi in famiglia sull’uso strambo della suspence applicato a roba prevedibile, e l’interpretazione politica ha prevalso!