«La matematica è politica» di Chiara Valerio

Beh, certo, i concetti di democrazia che esprime sono nutrienti, e un ragazzino che ce la fa ad arrivare in fondo (e non è facile, ma il tempo di lettura, che non supera i 90 minuti, potrà invogliare molti) ci troverà un sacco di “educazione civica” tutta da assimilare…

…Chiara Valerio, inoltre, in TV appare simpatica…

ma sono libri che però non solo rivolti ai giovani…
…sono libri che non si sa a chi sono rivolti…

La collana Le Vele della Einaudi era costituita, all’inizio, da testi di consuntivo su una singola parola, su una singola questione, che veniva sviscerata da un luminare, che ne affrontava (della questione) un sacco di aspetti e problemi in poche pagine…
…vedi l’Addio alla Natura di Gianfranco Marrone (2011), o il Fondata sulla cultura di Gustavo Zagrebelsky (2014)…

Una collana utile, simile a Farsi un’idea del Mulino (Bologna), ai Sampietrini di Bollati Boringhieri (Torino), alla Indi di Mimimum Fax (Roma) o ai Passaggi di Bompiani (ideata, credo, durante la gestione Rizzoli e ancora in essere al passaggio a Giunti)…

Poi venne la cagata di Diego Fusaro sul pensiero unico, Pensare altrimenti, del 2017, rigonfio di bitume rossobrunista su una indeterminata “plutocrazia” che portava via il lavoro ai bianchi per darlo ai neri e ai cinesi (inclini, secondo Fusaro “per natura”, a essere schiavi e quindi a non lottare per i minimi salariali proprio mentre sono dispostissimi ad adattarsi ai turni di lavoro di 24h come nell’Ottocento), seguendo un “nuovo ordine mondiale” proponente le famose sostituzioni etniche e le famigerate imposizioni di gusti sessuali: quei, secondo Fusaro, dementi dei gay e dei trans che diventano gay e trans non perché *sono* gay e trans ma perché sono convinti di essere gay e trans attraverso le pubblicità dei vestiti unisex immessi nel mercato dalle multinazionali perché molto più facili da produrre…
Per Fusaro e Pensare altrimenti non c’erano migranti ma solo una massa di imbecilli mentalmente inferiori e masochisti che si fanno ammazzare e violentare per venire a lavorare in Italia a 2 euro all’ora solo perché seguono una chimera proposta dalle multinazionali e non perché muoiono di fame in Burkina Faso… e non c’erano gay e trans ma deficienti masochisti che “subiscono” sesso anale non perché il sesso anale faccia provare loro sanissimi orgasmi ma solo perché lo dice la pubblicità di una marca di magliette…

Dopo Pensare altrimenti come si fa a ritenere “credibile” la collana Le Vele…?

Chiara Valerio, per fortuna, la pensa diversamente da Diego Fusaro, e scrive cose certamente indispensabili per la convivenza civile: scrive di seguire la Costituzione, dice di studiare, di leggere, di condurre una vita sana, di essere giusti, riflessivi, tolleranti e cólti…

ma lo dice tagliando e cucendo suoi vecchi articoli, che riimposta malamente all’interno di questo suo libretto, che risulta quindi un pamphlet ricco di sentenze slegate più che di riflessioni organiche e unificate…
un pamphlet di episodi inerti, la cui struttura frammentaria è priva del tutto di logica profonda: Chiara Valerio rigurgita sul lettore una sorta di flusso di coscienza di autobiografismo e insieme di speculazione giurisprudenziale di filosofia del diritto che sbanda di palo in frasca, che fa testa-coda irritanti tra personale e universale, che finisce per proporre come idee geniali le diverse scoperte dell’acqua calda del costruire ogni giorno invece di volere le cose pronte, di preferire la fatica del prenderselo alla gratificazione del vederselo regalare, di considerare la Rivoluzione come pratica quotidiana millesimale “all’interno” del sistema invece che gesto eclatante di scardinamento “dall’esterno” del sistema…

Una Chiara Valerio che quindi la Rivoluzione la teme, che cerca di scongiurarla in quanto la Rivoluzione oggi lei la sente come *di destra*, mentre la Rivoluzione dovrebbe essere di sinistra, e la sinistra oggi deve essere elogio del parlamentarismo, elogio della dialettica, elogio della critica, professione quotidiana di discussione, smussamento, compromesso, ricerca della quadratura del cerchio… la vera Rivoluzione è la rivoluzione della Costituzione, la rivoluzione dell’essere gentili e perbenino tutti i giorni…

Antonio Scurati, in M, cerca di dire le stesse cose, ma Scurati non tace del fatto che il parlamentarismo, se preso come valore in sé, genera comunque il disastro dell’immobilità e il dramma della percezione dell’inefficienza… e Scurati dice anche, con tragicità titanica, che non può esserci il giusto nel mondo casuale dell’entropia, ma solo un, interiore e riflessivo, senso morale da ritrovare ogni volta nel cosmo del nulla…

Chiara Valerio tace a mille il problema del parlamentarismo immobile e ignora la questione cosmica del titanismo…

Chiara Valerio ci dice, anzi, che quel che dice è la cosa giusta, perché lei ha studiato matematica e la matematica è l’unica materia adatta alla comprensione del mondo, che la matematica è l’unica disciplina che educa alla dialettica, alla razionalità, al raziocinio, alla cultura critica e al senso critico tanto utile in questo mondo oberato dalle destre che quel senso critico lo scacciano, la democrazia la schifano, e che tanto propongono una Rivoluzione che finirà naturalmente a schifío…

Chiara Valerio dice anche che lei, con la vita che ha fatto (di cui non disdegna di sviscerare certi particolari ben poco inerenti alla riflessione del libro, ma che lei sente come indispensabili: particolari che includono i soliti determinismi tali per cui lei la pensa in quel modo perché ha sempre visto pensare in quel modo nella sua famiglia la nonna, zio, fratello, cugino ecc., o anche nel compaesano, nell’atavismo del “regionalismo” e del “campanilismo”, che lei, badiamo bene, dice di disprezzare, ma che tira fuori ogni volta che può), col suo dottorato di ricerca, e col suo conoscere i matematici che nessuno conosce e che conosce solo lei, è l’unica, lei e tutti i dottorati come lei, a poterci dire come fare, come approcciarci alla Costituzione, e ce lo dice proprio mentre è convinta di affermare, al contrario, che la matematica insegna proprio che la verità assoluta non esiste…

…ci dice che la matematica è l’unica verità possibile proprio mentre è convinta di affermare che, al contrario, ci vuole il parlamentarismo, la dialettica, la critica delle diverse posizioni e punti di vista del relativismo tanto bello e nutriente che la Democrazia non fa che smussare e “inglobare” proprio perché la verità assoluta non esiste!…

Cioè: Chiara Valerio dice che la verità non esiste proprio mentre ci dice che lei e i dottorati sono gli unici che della verità possono parlare…
…ci dice che la verità non esiste, perché lei l’ha imparato con la matematica, ma la matematica (e non la matematica tout court ma solo quella che studi durante il dottorato a Milano o Roma o Napoli) è, al contempo, l’unica materia che ti fa arrivare a capire che la verità non esiste, sicché la matematica, mentre ti insegna che la verità non esiste, riesce a essere, contemporaneamente, l’unica verità possibile!

…e l’unica che questa verità te la comunica è Chiara Valerio!

ed è bene che te la comunichi lei, sennò finisce che te la comunica Salvini!
Salvini che comunica la pseudoverità proprio a te che matematica non hai fatto! e quindi nelle puttanate che dice Salvini ci caschi con tutte le scarpe!

Discorsi simili a quelli che fa Chiara Valerio, con tripudi di subordinate e con nessi logici eruditi che sono frutto più di copia e incolla che di intuizione, come una tesi di laurea compilativa (Chiara Valerio abbonda di verbatim di Deleuze, Benjamin, Natalia Ginzburg, Tolstoj ecc., che lei, come tutti gli autori che in questo blog io “critico”, presume di conoscere in esclusiva: li conosce solo lei), li ho sentiti fare, in collane simili alle Vele Einaudi, anche a Tomaso Montanari, che, almeno, due o tre cose di “ragion pratica” le propone, mentre Valerio rimane sul nulla della chiacchiera…

Montanari è convinto che la vera disciplina che insegni dialettica, parlamentarismo, democrazia e Costituzione non sia la matematica, ma la Storia dell’Arte, sicché solo chi conosce Sebastiano del Piombo e Giorgio Vasari può fare politica, gli altri sono solo schiavi di Salvini…

Nicola Gardini, invece, dice che è il latino l’unica disciplina che insegni dialettica, parlamentarismo, democrazia e Costituzione, sicché solo chi conosce l’ablativo assoluto e Seneca può fare politica, gli altri sono solo schiavi di Salvini…

Alessandro D’Avenia è certo che è la letteratura italiana dell’Ottocento, e in particolare l’opera di Giacomo Leopardi, l’unica disciplina che insegni dialettica, parlamentarismo, democrazia e Costituzione, sicché solo chi conosce i Canti può fare politica, gli altri sono solo schiavi di Salvini…

Enrico Malato è certo che è la poesia di Dante a essere l’unica disciplina che insegni dialettica, parlamentarismo, democrazia e Costituzione, sicché solo chi conosce la Divina Commedia può fare politica, gli altri sono solo schiavi di Salvini…

E così un sacco di altri studiosi sono convinti che sia quello che studiano loro (la filologia, la storia del Novecento, la storia del medioevo, la storia della religione cattolica, la letteratura del Settecento, la filosofia, la filosofia della storia, il cinema, la sociologia, l’economia, l’antropologia culturale, la musica, Bach, il violino, la musica sacra fiamminga del Cinquecento, l’Ars Nova, il Gotico Internazionale, le Rinascenze longobarde o carolinge, la tarda antichità, il bizantinismo, i Sumeri, Zoroastro, l’orientalismo, le lingue flessive, le lingue romanze, le lingue agglutinanti, il buddismo, lo yoga, l’hinduismo, il cattolicesimo, la medicina, la fisica teorica, l’astrofisica, l’anatomia, la biologia molecolare, la statica, la meccanica, l’aerodinamica, la scienza dei missili, ecc. ecc.) l’unica disciplina adatta a vivere…

e sono studiosi spesso freschi di dottorato, che insegnano nelle scuole secondarie e sono tramortiti dal dover assottigliare quello che sanno in irreggimentazioni banalizzanti, e in rimpicciolimenti delle ore che ci vorrebbero, roba però necessara per far comprendere la loro scienza ai ragazzini, che cadono tutti vittime di Salvini, dei social network, di internet, e delle fake news proprio perché non comprendono quelle scienze studiate dai dottorati, perché tocca loro apprenderle con orari impropri e con semplificazioni barbare…

e in questi studiosi e insegnanti di ripiego o insegnanti per sacra voazione si intravede sempre la frustrazione del dottorato che lavoro non lo trova se non nella scuola e nella divulgazione mediante libretti per collane di case editrici blasonate che vendono zero e che stampano pamphlet che sono però veri e propri instant book che invecchiano subito (Chiara Valerio parla a marzo del 2020 e il suo La matematica è politica rimarrà sempre nel limbo di parlare di un post-lockdown che già non esiste più e che sarà diversissimo da qualsiasi altra eventualità futura)…
Dottorati frustrati che, in questi pamphlet dell’istante, non fanno altro che dire «ma perché non *comando* io???, io che sono dottorato e io che ho studiato per decenni l’unica materia adatta a comprendere il mondo e l’unica adatta a far funzionare bene quella Costituzione italiana che è l’unica cosa perfetta di questo mondo e di questo paese!»
Dottorati frustrati che vorrebbero tanto poter lavorare nella ricerca assoluta, speculativa, invece di perdere tempo nella deteriore didattica, ma che devono invece perdercelo perché la ricerca non c’è, perché c’è Salvini e quelli che la pensano come lui, anche a sinistra, che la ricerca la mortificano ogni volta… e senza ricerca ci sono solo le collane Einaudi a farli un po’ guadagnare…

E questi dottorati non si accorgono che se comandassero loro si troverebbero a dover anche loro decidere quali ricerche fare, se fare solo ricerche matematiche, solo ricerche artistiche, solo ricerche economiche, linguistiche, cinematografiche, dantiste ecc. ecc.

E loro, così convinti, ognuno, di essere portatori di verità uniche, ce la farebbero a usare la dialettica, che solo loro hanno imparato nel dottorato, a trovare equilibrio, misura e “posto” per tutti?

O farebbero una Repubblica del Dottorato in cui non si fa altro che studiare e studiare e basta andando al di là, non si sa come, della società dei consumi?

Ma se non ci riusciranno, e constateranno che, nonostante tutti studino e abbiano il dottorato, tutti vorranno “consumare” lo stesso, o addirittura vorranno votare Salvini lo stesso, allora che faranno?

si lamenteranno?

Non so a chi questi dottorati destinino le loro lamentele: a chi parlano?
ai giovani?
alla gente?
alla gente come loro?

Non so chi spenderà 90 minuti a leggere le arzigogolate confessioni lamentanti di Chiara Valerio (o di Tomaso Montanari o Nicola Gardini o Alessandro D’Avenia ecc.)…

mi sa che le leggeranno solo le persone che li conoscono, i loro compagni di dottorato, o alcuni loro vecchi professori…

ma, come ogni instant book, quelle lamentele in realtà non comunicano, non arrivano, perché peccano, come molto di quello che leggo in questi anni di mentalità salviniana e antisalviniana, di impastrocchiamenti tra il personale e l’universale; si intorbidano di boria e di volontà di autocomunicarsi là dove vorrebbero invece essere scientifici e dimostrativi al di là di ogni contingente…
ma come si può risultare scientifici se invece di dire che lo sei perdi tempo a dirci come lo sei diventato, e cioè per ripiego, per determinismo, o per assoluta casualità, cioè perché nonna lo era, perché mamma casualmente comprò l’opera omnia di Spinoza in offerta all’Esselunga invece di Harmony, o perché babbo ascoltava i Pink Floyd e Bach invece di Povia?

E il fatto che tu, col dottorato, sia l’unica razionale, e tramortisci le zebe a noi raccontandoci come si diventa dottorati e illuminati nel relativismo deviato che hai in testa (quel relativismo secondo cui non esiste la verità se non quella professata dalla disciplina che hai studiato tu), a noi cosa ci comporta?

La tua storia serve come ammonimento?
come ispirazione?

o quel pamphlet serve a te appunto per lamentarti, per toglierti il sassolino dalle scarpe sputtanando chi il lavoro non te l’ha dato, oppure slecchinare qualcun altro che il lavoro te lo darà solo dopo il punteggio ottenuto con la pubblicazione di questo pamphlet con una casa editrice blasonata…
oppure col pamphlet slecchini appunto quel giornale e quella rivista che, in conseguenza di questo pamphlet slecchinante ti offrirà, solo a te, quella rubrica settimanale o quel trafiletto quotidiano?…

boh…

questa valutazione è piena di bile e dietrologia salviniana, e sicché non ne vado affatto fiero, ma La matematica è politica di Chiara Valerio mi ha portato a rigurgitare tutta questa bile…

mi ha portato a disprezzare l’atteggiamento “so tutto io” dei cólti…

e mi porterà a votare Salvini

e non credo sia una bella cosa…

2 risposte a "«La matematica è politica» di Chiara Valerio"

Add yours

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: