Musiche per l’Inverno

Molte musiche per l’Inverno (soprattutto quelle, stupende, di Čajkóvskij) sono già contenute nella Musica per le Stagioni
qui si parla delle musiche proprio apposta per l’Inverno non contenute in quel post…

1. KING ARTHUR, Z. 628 DI HENRY PURCELL, 1691
King Arthur sono musiche di scena scritte per un revival del dramma di John Dryden del 1684… un revival bello grosso e pesante, prodotto dal grande manager teatrale Thomas Betterton, che abbisognava di grosse riscritture… nel 1684, Dryden, nel suo testo, aveva elogiato il re Charles II Stuart che nel 1685 era morto… gli succedette James II Stuart che non ebbe rapporti tanto carini col parlamento inglese, tanto che il parlamento fece una sorta di “colpo di stato”, nel 1688 (dopo poco più di 3 anni di regno), per destituirlo (è la così detta Glorious Revolution) e chiamare sul trono Mary II Stuart e suo marito William III d’Orange, i parenti Stuart olandesi…
Ma Mary e William non erano così generosi con gli artisti come lo erano stati James e Charles, sicché Betterton e colleghi vari, privi delle sovvenzioni reali, dovettero arrabattarsi molto con un sistema capitalistico impresariale abbastanza sensazionalistico e spettacolare per racimolare pubblico (quello in cui lavorò Georg Friedrich Händel)…
Per questo nuovo King Arthur, Betterton, Dryden e Purcell buttarono tutta la loro grandeur scenica per stupire la gente, oltre a togliere qualsiasi “osanna” agli Stuart anglo-scozzesi ormai esiliati!
È invernale soprattutto perché c’è un personaggio, il Cold Genius, che rappresenta il FREDDO, e che ha una sua Cold Song, «What power art thou who from below», spesso eseguita come pezzo di concerto a sé stante…
Vi posto la versione di René Jacobs alla Staatsoper di Berlino del 2017

2. WEIHNACHTS-ORATORIUM, BWV 248 DI JOHANN SEBASTIAN BACH, 1734
Composto per il gran-gala religioso a Lipsia, da eseguirsi per diverse manifestazioni liturgiche da celebrare in diversi giorni (il 25, 26 e 27 dicembre, il 1° gennaio, la prima domenica dell’anno e il 6 gennaio) nelle due chiese “grosse” lipsiensi (la Nikolaikirche e la Thomaskirche: l’una dall’altra distano circa 450 metri), è costituito da vari pezzetti riciclati da Bach da composizioni precedenti (anche di 25 anni prima), che incorporano i testi evangelici a poemi scritti apposta per Bach da un anonimo poeta, identificato forse con Christian Friedrich Henrici detto Picander…
È un must delle opere bachiane, insieme agli altri due cicli liturgici veri e propri (l’Himmelfahrtsoratorium per l’Ascensione, BWV 11, e l’Oster-Oratorium per la Pasqua, BWV 249) e alle due grosse passioni pasquali (la Matthäus-Passion, BWV 244, e la Johannes-Passion, BWV 245)…
Data la sua specifica destinazione, Bach non si preoccupò di stamparlo né lo considerò mai un vero opus unitario… Dopo il Natale-Epifania del 1735-1736 non fu più eseguito fino al Bach Renaissance romantico: lo riscoprì Eduard Grell nel 1857…
Oggi è un topos quasi turistico “lipsiense” sempre eseguito in pompa magna nella Thomaskirche (che, da chiesa più piccolina della Nikolaikirche, è stata, col mito di Bach, tutta ampliata fino a diventare davvero un colosso dedicato quasi interamente al culto del compositore)…
Così lo esegue Nikolaus Harnoncourt con il suo Concertus Musicus Wien nel film di Franz Kabelka girato nel novembre del 1981 alla Stiftskirche di Waldhausen in Austria: eccolo

3. WINTERREISE, OP. 89, D 911 DI FRANZ SCHUBERT, 1828
Un ciclo di Lieder pensoso e cupo, che molti intendono come sublimazione del dolore di uno Schubert scopertosi condannato dalla sifilide… Schubert ne scrive una prima parte nel febbraio del 1827 e una seconda nell’ottobre del 1827… Si accorda con Tobias Haslinger per la pubblicazione in due parti: Schubert vede l’edizione della prima, nel gennaio del 1848, ma muore nel novembre del 1848: Haslinger pubblica quindi la seconda parte postuma a dicembre 1848, alimentando le solite leggende autenticiste su uno Schubert che stava ricorreggendo la seconda parte (e lo fece, naturalmente, in ossequio al mito romantico, fino al suo ultimo respiro: come no!)…
Data la sua natura intimista e introspettiva, questo ciclo è uno dei più apprezzati ed eseguiti dell’intero repertorio liederistico e ha dato origine a numerosi dibattiti sul suo intrinseco “significato”…
I testi sono di Wilhelm Müller e la scrittura sarebbe per tenore, ma, col tempo, la Winterreise è diventata anche un must per baritoni…
Ecco Peter Schreier, con Svjatoslav Richter al pianoforte, al Museo Puškin di Mosca in un video di Svjatoslav Čekin con copyright del 1985: questo qui

4. 12 ÉTUDES, OP. 25 DI FRYDERYK CHOPIN, 1837-1838…
Quest’opera è qui perché lo studio n. 11 è detto, per tradizione, Vento d’Inverno
Eccolo fatto da Maurzio Pollini

5. ALBUM FÜR DIE JUGEND, OP. 68 DI ROBERT SCHUMANN, 1848
In questi straordinari 43 pezzetti “didattici” ce ne sono almeno 3 (il 38, il 39 e il 43) “invernali”:
il Winterzeit I, il Winterzeit II e il Sylvesterlied per l’ultimo dell’anno!

6. COPPÉLIA DI LÉO DÉLIBES, 1870
Per quel che riguarda il panorama “danzante”, il repertorio invernale si limita spesso al solo Schiaccianoci di Čajkóvskij, forse a ragione (è un balletto strepitoso), ma a discapito di altri deliziosi balletti che se non direttamente natalizi hanno comunque molto dello spirito baloccoso e festivo… Coppélia è uno di questi…
Délibes fu uno degli esempi seguiti da Čajkóvskij per La bella addormentata, e, a livello di soluzioni “sceniche”, Čajkóvskij lo preferì sempre a Wagner (dopo l’Estate di Bayreuth del 1876 [vedi numero 27 di Operas IV], disse che la Sylvia di Délibes era mille volte migliore del Ring des Nibelungen!): dopo Bella addormentata, Čajkóvskij si fece convincere a fare Schiaccianoci solo perché il soggetto proveniva da E.T.A. Hoffmann, l’autore del soggetto della Coppélia!…
Inoltre, l’opera Lakmé di Délibes, del 1883, ambientata in India, fu un precedente esotico per tutta la musica a venire (specie per Puccini e Mascagni): Délibes è quindi un compositore da tenere d’occhio…
La grazia e la certa leziosità delle musiche di Coppélia (più serene e giocose, più ludiche, leggere e più musicalmente “corpose”, cioè composte meno automaticamente, rispetto a quelle dei balletti di Løvenskiold, Adam e Minkus) regalano spesso melodie simpaticissime, molte volte usate nelle pubblicità!
Vi posto un vecchio video del balletto reale danese del 1981…
Vedi anche numero 35 di Operas VI

7. ITAL’JANSKOE KAPRIČČIO DI PËTR ČAJKOVSKIJ, 1880
Concepito durante una visita a Firenze (tra fine novembre e fine dicembre 1878), al soldo di Nadežda von Meck, con soggiorno in un villone sul nuovo Viale dei Colli di Giuseppe Poggi (costruito poco prima durante i lavori di strutturazione di Firenze Capitale, vedi qui), che sarebbe proseguita anche a Roma e Napoli (le tappe di una sorta di puttantour che periodicamente impegnava un Čajkovskij alla ricerca di piaceri omoerotici), il Capriccio Italiano struttura proprio le tappe del viaggio (la fanfara militare che lo svegliava nella sua camera all’Hotel «Constanzi» [sic] a Roma, e le canzoni popolane «Veneranda», sentita a Firenze, e «Cicuzza», a Napoli), e, data l’allegria generale, non sembra granché invernale (vista anche la carica freddissima che hanno tante altre composizioni di Čajkovskij viste nelle Musiche per le stagioni), ma tant’è: non solo fu scritto, ma fu anche eseguito per la prima volta in inverno! [vedi anche le Musiche per l’estate]

8. WEIHNACHTSBAUM DI FRANZ LISZT, 1873-1876, RIVISTO NEL 1881
Una raccolta di 12 arrangiamenti che Liszt ha tratto da altrettanti pezzetti famosi natalizi…
Il 24 dicembre del 1837, a Como, a Liszt e alla compagna Marie d’Agoult nasce una seconda figlia, Cosima, l’unica che sopravviverà davvero… nel 1835, a Parigi, era nata la prima, Blandine, che, poverina, muore nel 1862; e nel 1839 nacque a Roma l’unico maschio, Daniel, che muore nel 1859…
Dopo questi lutti (ma probabilmente anche da prima), Liszt comincia a “lasciare” Marie d’Agoult per uno dei suoi amori più strong: Carolyne von Sayn-Wittgenstein…
Intanto, a Cosima viene imposto il matrimonio con Hans von Bülow, con cui fa Daniela, nel 1860 (nasce a Berlino ed è chiamata come il fratello di Cosima appena morto) e Blandine, nel 1863 (anche lei nasce a Berlino ed è chiamata come la sorella di Cosima appena morta)…
È a Daniela, la prima nipotina, che Liszt dedica questo Weihnachtsbaum, con strizzata d’occhio anche al compleanno di Cosima (il 24 dicembre) e con diversi “struggimenti” per la Sayn-Wittgenstein…
Nel 1865, Cosima lascia von Bülow per andare con Richard Wagner e sfornare altri 3 figli (Isolde, Eva e Siegfried), campando fino al 1930, ma questa è un’altra storia, che raccontiamo, tra l’altro, mille volte!
Alcuni pezzetti del Weihnachtsbaum (che Liszt naturalmente rielabora, come il suo solito, infinite volte, anche, ovvio, per pianoforte a 4 mani) sono carini, altri sono assai leziosi…
Eccoli fatti da Stephanie McCallum…

9. SNEGÚROČKA DI NIKOLÁJ RÍMSKIJ-KÓRSAKOV, 1882, RIVISTA NEL 1898
Nel 1873, Aleksándr Ostróvskij e Pëtr Čajkóvskij scrivono la Snegúročka per il Teatro Malyj (il teatro piccolo) di Mosca…
Una decina d’anni dopo, Rimskij-Korsakov, per il Mariínskij di San Pietroburgo, scrive un’opera tratta dal testo di Ostróvskij… Čajkóvskij la prese malissimo!
Sono ben 3h di opera! Eccole qui

10. HÄNSEL UND GRETEL DI ENGELBERT HUMPERDINCK, 1893
Non so perché tanti la considerino invernale… mah… forse perché è davvero una fiaba da raccontare «a veglia»!
Ecco il film di August Everding del 1980-’81, con i Wiener Philharmoniker diretti da Georg Solti…

11. LA BOHÈME DI GIACOMO PUCCINI, 1896
La tiro fuori tutte le volte che posso (è anche nelle Musiche ispirate alla luna), forse esageratamente, ma, in effetti, come nessun’altra opera fa sentire il freddo (soprattutto al terzo atto) e il passeggio cittadino della viglia di Natale (primo e secondo atto)!
Vi posto la ripresa video di Carlo Battistoni di un revival del 2003 del classico allestimento scaligero di Zeffirelli del 1963, revival forte di una superba direzione d’orchestra di Bruno Bartoletti: eccolo qui

12. IN THE SOUTH (ALASSIO) DI EDWARD ELGAR, 1904
Epicissimo poemone sinfonico di 20 minutoni, splendente, furente, fiammeggiante, Secession, fortemente straussiano nell’orchestrazione e nella strutturazione degli intervalli melodici, che descrive una vacanza della famiglia Elgar (Edward, la moglie Alice e la figlia Carice, allora quasi 14enne), in inverno (tra il ’03 e il ’04), ad Alassio e nella provincia di Savona…
Lussureggiante, vario, cangiante, spumeggiante e dai temi sicuri e piacevoli (alcuni anche natalizi)… è una pacchia!

13. CONCERTO PER VIOLINO, OP. 47 DI JEAN SIBELIUS, 1904-1905
Il povero Sibelius era un alcolizzato e lottò tutta la vita con questa tragica dipendenza, con attimi di dolore inconcepibili…
Nei momenti lucidi viveva in una bella casina isolata ad Ainola (una 40ina di km a nord di Helsinki, ci si arriva agilmente col treno), oltre che a Helsinki, e passava diversi periodi dell’anno a Berlino, dove aveva studiato, negli anni ’90 dell”800…
È lì che si fece convincere da un grande violinista, Willy Burmester, a scrivere questo concerto: difficile, meditabondo e proibitivo…
Tra un cavolo e l’altro, Sibelius decise di non farlo eseguire a Berlino ma a Helsinki, dove Burmester non volle andare… Sibelius se ne sbatté e diresse la prima con al violino Victor Nováček nel 1904…
Una volta eseguito, Sibelius trovò il concerto lungo e arzigogolato: tagliò diversi temi secondari, lo rallentò nei tempi e lo rispulizzì tutto in una seconda versione da eseguire a Berlino nel 1905: Sibelius, ancora impossibilitato a tornare a Berlino, si accordò con Richard Strauss per una esecuzione alla Staatskapelle Berlin con Strauss sul podio e Burmester al violino, ma nulla, Burmester si dichiarò indisponibile, e allora Strauss convinse il primo violino dell’orchestra, Karel Halíř, a fare il solista…
Burmester si offese di non essere stato aspettato, ma si offese anche Sibelius, che ritirò la iniziale dedica a Burmester per ridedicare il concerto a un bambino prodigio, Franz von Vecsey, che già a 13 anni cominciò ad eseguirlo in giro per il mondo nella versione del 1905…
Sempre nel ’05, Sibelius pubblica la “seconda versione” con l’editore Lienau/Schlesinger di Berlino, versione che da allora è standard… Nel 1924, Sibelius diresse, per la prima volta lui stesso, la versione del 1905, dimostrando la sua volontà che venisse eseguita proprio quella…
L’autenticismo imperante, però, fece sorgere la curiosità per la fantomatica prima versione del 1904, eseguita da Sibelius e Nováček a Helsinki…
Nel 1990, gli eredi di Sibelius autorizzarono Osmo Vänskä e Leonidas Kavakos a leggere gli autografi per registrare un disco, con la BIS Records, che affiancava le due versioni, registrato tra il novembre del 1990 e il gennaio del 1991 alla Ristinkirkko di Lahti con la Sinfonia Lahti (a Lahti, 100 km a nord di Helsinki, nel 2000, la Sinfonia Lahti e la BIS Records hanno promosso la costruzione di una avvenieristica sala da concerto intitolata proprio a Sibelius, il Sibeliustalo)…
Il disco è interessante, ma da allora gli eredi non hanno più elargito il permesso di eseguire la “prima versione” a tutti: eseguirla è diventato davvero un “privilegio” raro… forse perché tutti, dopo il disco di Vänskä e Kavakos, si sono resi conto che Sibelius aveva fatto benissimo a tagliare i temi secondari e a snellire il lavoro (che, comunque, nei movimenti 2 e 3 non aveva subito praticamente nessun intervento nella revisione del 1905: l’edizione del 1904 è quindi un discorso che interessa esclusivamente il primo movimento)…
E nella versione standard del 1905, il concerto per violino di Sibelius è un capolavoro stritolante…
Struggente di uno Streben verso una felicità irraggiungibile, di un sottotesto amoroso sotterraneo che viene ghermito sempre da un torturante tema di ribattuti e di “cazzotti” orchestrali, è davvero un concentrato di musica “innevata”, freddissima, potentemente invernale… Donald Tovey, nel 1936, descrisse il terzo movimento come una «polonaise per orsi polari»…
Per la compattezza di “forza” vi posto Esa-Pekka Salonen e Cho-liang Lin (Philharmonia, 1987), per la maggiore struggenza vi faccio sentire André Previn e Anne-Sophie Mutter (Staatskapelle Dresden, 1995: primo, secondo, terzo movimento)

14. CHILDREN’S CORNER DI CLAUDE DEBUSSY, 1908
Debussy ha dedicato diversi pezzi all’inverno (per esempio anche i Passi sulla neve dei Préludes) e nel Children’s Corner, una raccolta di 6 pezzi di suggestione infantile, c’è The Snow is Dancing (il pezzo numero 4)…
Eccolo fatto da Seong-jin Cho…

15. DER SCHNEEMANN DI ERICH WOLFGANG KORNGOLD, 1909
Il bambino prodigio Korngold aveva solo 11 anni quando compose questo balletto al pianoforte… Alexander von Zemlinsky lo orchestrò per rappresentarlo a Vienna, con successo immenso, che aprì una lunga carriera di Korngold, disturbata dal nazismo ed espressasi molto a Hollywood…

16. KOLOKOLÁ, OP. 35 DI SERGÉJ RACHMÁNINOV, 1913
Su testo di The Bells di Edgar Allan Poe (1848), nella riscrittura russa di Konstantín Bal’mónt (Kolokol’čiki i kolokola, del 1901: si dice che Rachmaninov considerasse il poema direttamente di Bal’mónt, che ignorasse cioè che fosse una traduzione e che esistesse l’opera di Poe! La cosa non è vera: in una lettera Rachmaninov scrive di stare musicando qualcosa tratto da Poe, ma la voce è circolata lo stesso per diverse ragioni, soprattutto perché la “avvallò” Valdimir Nabokov, il quale raccontò che Rachmaninov gli chiese una traduzione inglese del testo di Bal’mónt, e Nabokov prese la cosa come ignoranza del compositore sull’esistenza dell’originale inglese di Poe invece che necessità di una nuova traduzione perché sia Bal’mónt sia Rachmaninov avevano creato una cosa che con Poe non aveva più alcuna parentela testuale!), Rachmaninov scrive uno dei suoi capolavoroni…
Infantiloso (čajkovskiano: con precisi rimandi alla Patetica e alla Pikovaja Dama) e dolcissimo, ma anche con momenti densi di incertezza esistenziale (accostati dalla critica a Mahler, morto da appena due anni)… goduriosissimo!
Gli ultimi 80 secondi rappresentano uno dei finali più carini della Storia della Musica!
Eccovi il film di una performance ai BBC Proms (alla Royal Albert Hall di Londra il 26 luglio 1973: purtroppo non si sa chi sia il regista, devo ancora capire se è Brian Large o è Herbert Chappell) di André Previn e la London Symphony con Robert Tear, Sheila Armstrong e John Shirley-Quirk…

17. LE BAISER DE LA FÉE DI ÍGOR’ STRAVÍNSKIJ, 1928
Omaggio a Čajkóvskij e ai suoi balletti, fu scritto per Ida Rubinstein e la coreografia di Bronisláva Nižínskaja per l’Opéra de Paris su soggetto di Hans Christian Andersen (Isjomfruen, la fanciulla dei ghiacci, 1861), come sempre dannatamente nichilista ma trascendente, nel suo particolare fantastico simbolista, verso il metafisico…
Stravinskij sa come fare per rendere irresistibile questo mix di strazio e sublime: la sua musica, tutta riecheggiante i ritmi, i temi e i timbri di Čajkóvskij, è sensazionale!
Nel 1950, Stravinskij rivide certi ritmi per la coreografia di George Balanchine per l’American Ballet di New York…
Ben messa l’edizione di Neeme Järvi con la Scottish National Orchestra: questa

18. PORUČÍK KIŽÉ DI SERGÉJ PROKÓF’EV, 1934
Colonna sonora del film di Aleksandr Fajncímmer, è un precedente alla musica di Prokóf’ev per l’Aleksándr Névskij di Ejzenštéjn (1938, numero 19 dei 38 momenti cardine del rapporto cinema-musica), che ha anche di suo una spettacolare Battaglia sul ghiaccio
Il Tenente Kijé, con la sua trama piena di marce militari in Siberia, è senza dubbio “invernale” di diritto!
Vi posto la puntata della André Previn’s Music Night in cui Previn, con la London Symphony (alla Fairfield Hall di Croydon nel 1977), dirige la suite che Prokof’ev trasse dalla colonna sonora del film… eccola… di nuovo, purtroppo, non si sa chi sia il regista TV!

19. A CEREMONY OF CAROLS, OP. 28 DI BENJAMIN BRITTEN, 1942
Scritto per 2 soprani e un contralto solisti, con un coro di voci bianche (differenziato in 3 voci) accompagnato dall’arpa (poi riarrangiato per diverse altre formazioni vocali), è una delle composizioni più serene di Britten…
Ecco il film di Richie Stewart del 1982 con il coro della Christ Church di Oxford diretto da Francis Grier con Frances Kelly all’arpa…

20. SYMPHONY NO. 8 “ANTARCTIC” DI PETER MAXWELL DAVIES, 2001
Non deve essere confusa con la Sinfonia Antartica di Ralph Vaughan Williams del 1953 (numero 25 di Symphonies, che però con questo pezzo, come vedremo, è connessa) né con Antarctica, la colonna sonora che Vangelis Papathanassiou ha scritto per il film di Koreyoshi Kurahara del 1983, né, tanto meno, con All is White di Émilie Simon (scritta per il documentario La Marche de l’empereur di Luc Jacquet del 2005) [tutte e tre, tra l’altro, musiche adattissime all’inverno!]
Si tratta della ottava (delle 10) sinfonie composte da Maxwell Davies, ed è dedicata ai temi dell’ambientalismo…
Per scriverla, Maxwell Davies è andato in Antartide, e ha tenuto ben presente il suo ricordo di aver visto la prima della sinfonia di Vaughan Williams a Manchester nel ’53, che, in qualche modo, cerca di omaggiare!
Eccola qui
Nelle sue cupezze denuncia molto bene i pericoli del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci…

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