L’ascesa di Skywalker

Dopo Starkiller mi trovo con molto imbarazzo ad adorare un film di J.J. Abrams…

Sono molto sorpreso!

Siccome ho adorato anche Gli ultimi Jedi (per ragioni idiote disprezzato dal fandom), che era di Rian Johnson, paventavo molto che il ritorno di Abrams dietro la macchina da presa significasse un ritorno al rancido di Super8 o di Rogue One
In me prevaleva l’istinto prevenuto, anche se, devo essere molto sincero, Il risveglio della Forza non mi era dispiaciuto affatto! (primo film discusso in Biancalana e i sette gnomi, parte I)

Mi trovo ad adorare L’ascesa di Skywalker per questi motivi:

  1. Per la prima volta vedo un J.J. Abrams meta-cinematografico:
    • I pavimenti delle astronavi riflettono ciò che ci sta sopra, quasi come gli schermi degli smartphone, dei laptop, o delle ultrapiatte TV superled HD ugualmente specchianti, da cui oggi si guardano (ahinoi) prevalentemente i film…
      Su quei pavimenti lucidi si riflette un risoluto Kylo Ren e si specchia un eccezionale confronto Ren/Rey, uno nero e l’altra bianca [inutile ribadire la loro funzione freudiana di buono/cattivo, Es/Super-Io ecc., vedi anche Annihilation], guarda caso, agito con un pubblico che guarda (di ribelli buoni come di cattivoni imperialisti) [è necessario ribadire che Ob-wan Kenobi si lascia trafiggere da Darth Vader, nel primo Star Wars del ’77, in una situazione cinematografica simile? Alec Guinness aspetta proprio che Luke lo veda prima di arrendersi, e Luke vede tutto da lontano, come al cinema], un confronto che quindi è un cinema in cui Ren/Rey [che potrebbe essere inteso, naturalmente, come un personaggio unico: un’unica mente da pacificare/liberare] si vede e insieme si conosce [in perfetta continuità con quanto detto da Johnson negli Ultimi Jedi], concludendo che la Libertà è quella della bontà, del non cedere agli imperialisti, di non cedere al lato deforme, istintuale, cattivo del proprio essere: la Libertà è decidere di essere Libertà e non oppressione…
      e su tutto questo si riflette in un cinema, un cinema nuovo visto sul LED nero e non più su schermo bianco, ma comunque sempre cinema è (anche perché a vederlo siamo in sala!)…
      come non commuoversi?
    • Palpatine torna a essere apparizione di cinema numinoso e odioso, fatto solo di immagini frammentarie, intermittenti e insicure, come quello di un cinema grezzo e blaterante… così era apparso per la prima volta, in Empire Strikes Back (proprio nell”80, quando ancora non era stato scritturato Ian McDiarmid!)…
      E riappare oggi con tutto un codazzo di Sith anch’esso disposto come un pubblico in una cavea mentale atroce, simile, per certi versi, all’arena di Geonosis in Attack of the Clones, ma molto più ficcante, perché ingigantita dal narcisismo [i Sith proiettano simulacri marmorei di Palpatine stesso: glorificazione del lato istintuale, Es che si autoglorifica]…
      Palpatine parla, in questa cavea dell’Es, di rituali di purificazione e altre cacchiate, palesandosi come quel cinema nazista di Belloq in Raiders of the Lost Ark, o l’anti-cinema dinosaurico di Jurassic Park
      Vedere simili metafore in un film di Abrams è per me gioja pura e meraviglia insieme! (chi l’avrebbe mai fatto capace!?)
    • Il montaggio di raccordo tra Ren/Rey è di nuovo splendido per découpage e incastro diegetico, da Oscar al montaggio (di Maryann Brendon e Stefan Gruber)…
    • Finalmente vedo fare qualcosa di buono al sempre «vorrei ma non riesco» Dan Mindel: le sue immagini sono quasi tutte a metà tra lo sporcato e l’anticato… la sua macchina da presa e i suoi frames non si nascondono mai: non fluiscono in una immersione fasulla in una diegesi fasulla, ma, con i loro effetti sporchi/antichi, e con le loro movenze veloci, affannate e di corsa, non cessano mai di dirci «questa è una storia e io *corro* per farvela vedere: e il mio correre è esso stesso la storia!»…
      Nel deserto di Pasaana la mdp va incontro ai bolidi di rottami frontalmente, affrettandosi con la stessa velocità dei bolidi, e spesso anche sorprassandoli in senso opposto, continuando la sua furia di corsa anche dopo che ha raggiunto l’azione!
      Nel Risveglio della Forza, la mdp arrivava *prima*, qui arriva insieme a rimane anche *dopo*!
      La mdp di Mindel è quasi come la steadicam di Shining o di Children of Men: è lì e sta lì: è elemento narratario di azione: partecipa all’azione mentre ce la racconta ma SA SEMPRE DI RACCONTARCELA e va “oltre il racconto” solo per rendere il racconto ancora più vibrante!
      Perché il racconto vibra proprio quando non è perfettino, non è millimetrico (come i racconti Marvel), quando non è totalmente al servizio della diegesi! Il racconto vibra quando quella diegesi è consapevole, quando sa di raccontare!
      La mdp viva e l’anticamento/sporcizia del frame ci comunicano continuamente che quello che vediamo è CINEMA, che c’è una macchina che riprende, una macchina che, per riprendere, è lanciata a tutta velocità e non *sparisce* per *farti vedere* solo il necessario alla storia, ma continua la sua corsa per *palesarti* che quella corsa l’ha fatta proprio per *narrarti*!
      Quelle corse sono come un narratore che scrive «i personaggi sono lì, e fin qui ci siamo: ora vedono un bolide, velocissimo, che vi vado a far vedere! È così veloce che neanche io riesco ad acchiapparlo: mi tocca correre verso di lui e superarlo per farvi rendere l’idea di quanto è veloce!»
      È una narrazione presente, sempre attiva, sempre insieme a noi, come un aedo antico, come un dramma epico (alla Brecht)…
      Per me quella mdp è stata fonte di felicità pura!
    • Ancora il montaggio, gemellandosi con la macchina da presa, partecipa all’epicità brechitiana del tutto: è un montaggio forsennato, che affastella momenti su momenti, che si raccordano quasi in modo subliminale: ricorda il montaggio di Lethal Weapon 2 (di Dick Donner, 1989)
      Un montaggio che sovrappone un miriade di situazioni spesso senza preoccuparsi di farci sapere come dove e perché quelle situazioni esistono: siamo noi che riannodiamo le fila insieme al montaggio: anche qui sempre con la consapevolezza che si sta assistendo a una storia che macchina e montaggio raccontano per noi!
      Una libidine!
  2. Come Il risveglio della Forza vedo un Abrams capace di parlare ottimamente di Libertà e funzioni libertarie della Psiche:
    • La libertà latente, che sembra non esserci ma che al momento giusto c’è (impareggiabile «Ma noi siamo di più, Poe» di Lando: commovente in questi tempi di Sardine e Impeachment, pur parziale, a Trump)
    • La libertà di scegliere quello che si vuole essere, se Palpatine o Skywalker, al di là dell’odioso atavismo razziale (da applausi «ci sono cose più forti del sangue» di Luke: in culo a tutti i parzialismi e localismi idioti basati solo sulla famiglia e i parenti dietro ai quali si nasconde ogni sciatto sovranismo) [una cosa comunicata con molta più forza rispetto all’identico, ma infantilissimo, messaggio di Harry Potter]
    • La libertà di essere liberi nel privato prima di esserlo nel pubblico: infatti Ren/Rey riesce a essere “libero/a con tutti” quando diventa libero/a per se stesso/a, riappacificandosi col proprio passato, perché libertà di tutti e libertà del singolo sono la stessa cosa (come diceva Reds di Beatty, Doctor Zhivago o The Way We Were di Pollack: «People are their principles!»)

Nonostante l’abbia visto in condizioni idiote (al multisala nel centro commerciale, di quelli che, come dicevo in IT 2, entri alle 14, ti puppi 1h di spot cretini, comincia alle 15, finisce alle 18, per uscire dal centro commerciale affollato per Natale ci metti un’altra ora e mezzo, e ti scade il tagliando del parcheggio già pagato mentre sei in fila proprio per uscire dal parcheggio!, e altre amenità, tipo una città paralizzata dal traffico!), l’ho proprio adorato, e sarò curioso di leggere le istanze contrarie, quelle tanto attaccate alla minuscola vicenda scema, che saranno scontenti di tutto per via di quel particolare secondo loro non glorificato, quel personaggio non visto, quella stronzata non immessa e pottate varie!

È un film meta-cinematografico sul vedersi/conoscersi (col cinema) e, grazie al conoscersi, alla fine liberarsi, nel microcosmo e nel macrocosmo, dagli istinti nacrisistici, istintuali, imperialisti e criminali oggi al potere sia nelle nostre menti sia nelle nazioni…
Come non innamorarsene???

Visto in italiano!

Delle scelte di Carlo Cosolo ho apprezzato

  1. il tono generale molto sobrio
  2. Benedetta Degli Innocenti su Daisy Ridley: fantastica di mezze voci, di sussurrati, di sospiri, di stragianza: bravissima
  3. Gabriele Sabatini su Oscar Isaac: finalmente sicuro e carismatico

I vecchi (Angelo Nicotra su Dee Williams e Francesco Vairano su McDiarmid) hanno invece giocato facile (con tutti i loro tic), ma efficaci lo sono stati eccome!

Addenda:

Le spade laser sotterrate sembrano molto Excalibur (di Boorman, 1981): torneranno in superficie (magari mediante una dama del lago rivista e corretta in chiave fantascientifica) quando l’Es tornerà a prendere il sopravvento!

E che dire del trasmettitore che si palesa solo se visto come con un mirino, come una macchina da presa (come il medaglione di One-Eyed Willy nei Goonies): conoscere la direzione, conoscersi, è un guardarsi attraverso una cinepresa?

Addenda 2:
si continua a parlarne un po’ anche nella recensione a Knives Out

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7 risposte a "L’ascesa di Skywalker"

Add yours

  1. Sicuramente non posso dire che tu non riesca a sorprendermi! :–D

    Non l’ho visto, ne ho solo parlato con ale e con andre (io dopo rogue one ho detto basta star wars), e non mi aspettavo tanto entusiasmo!

  2. Non so ancora se andrò a vederlo, causa tempo e voglia. Non sono un grande fan della saga, però ho visto tutti i film (tranne Solo) e a questo punto forse tanto vale guardare pure il IX. Poi se a te è piaciuto… (Ammetto di non aver letto la recensione per timore di spoiler).

    1. Ma sì, per completezza, si può vedere, anche più in là, quando scema un po’ di fandom assetato… — sull’entusiasmo mio, occhio: il metacinematografico è quasi sicuro che ce lo veda solo io!

      1. Ok, visto stasera. Be’, da non fan per me si attesta su un livello standard e conferma quello che penso in generale su SW: bisogna lasciare perdere la trama e tutte le sue improbabilità e assurdità, i buchi di trama, eccetera; ciò che rimane è lo spettacolo, e bisogna farselo bastare. Bella la carica che trasmette, bello il lavoro di squadra, bello l’alone leggendario che ci sta dietro. Cosa si inventeranno in futuro? Una minaccia ancora più grande che, ancora una volta, verrà annientata in un pomeriggio? Boh. Si guarda, ci si rilassa una sera, ma non si può chiedere altro. Ripeto, lo dico da non fan.
        Mi piace molto la tua analisi di Ren e Rey come due lati della personalità che devono trovare la “strada” comune e, trovatala, il lato Ren in effetti si “purifica” (infatti si smaterializza) ma smette di avere una funzione (infatti si smateralizza #2) in quanto viene “assimilato” dal lato Rey (che in fin dei conti ha scelto di uccidere Palpatine come avrebbe fatto Ren, ma alla luce di una nuova consapevolezza). O sto vaneggiando io? 😁

      2. No no, per me hai colto perfettamente il punto della storia (a mio avviso)…
        Per me Guerre Stellari funziona solo come metafora psicanalitica di lotta interiore contro un “nazismo” appunto interiore… tutto il resto è cornice, décors, scenografia, altrimenti detta fuffa accidentale…
        Cercarci esattezza, nella trama, è come cercare esattezza nelle fiabe, visto che Guerre Stellari è fiaba dichiarata già dall’incipit in esergo «Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana»…
        Tra una ventina, forse decina d’anni, o forse solo 5 anni, in Disney potranno tranquillamente replicare questa fiaba, perché la fiaba vale sempre: un impero del male risorgerà, e ci sarà da organizzare la Resistenza!

        Riflettevo, un tempo, che tutto questo è sempre perfetta rielaborazione di Seconda Guerra Mondiale… e che se questa rielaborazione la si fa metafora psichica vengono fuori Guerre Stellari e Harry Potter (cioè fiabe), se invece rimane allegoria para-storica vengono fuori gli Avengers…
        In Guerre Stellari e Harry Potter l’impero del male è l’impero mentale dell’Es, interno alla mente…
        Negli Avengers è impero del male esteriore, che deve essere sconfitto con armi grosse, che comportano sacrificio…
        Guerre Stellari e Harry Potter finiscono per dire che il nazismo è questione psicologica e lo si sconfigge, alla lunga, solo con pacificazione interiore…
        Gli Avengers finiscono per dire che il nazismo c’è e va bombardato con le bombe atomiche (a tutti gli eroi Marvel viene fatta l’ammonizione che troppo potere comporta troppe responsabilità, e il potere dei vari oggetti magici con cui hanno a che fare è sempre un potere che è troppo per loro, e che però devono carpire loro prima del nemico, come fu l’atomica per gli USA)…
        E tutti questi schemi possono essere replicati all’infinito, perché ci sarà sempre sia un nuovo nemico da bombardare con l’atomica sia una nuova lotta, sempiterna e mentale, tra l’Es (il lato “nazista” della mente) e il Super-Io…

        E dopo questa riflessione concludevo che la rimasticazione, nel nostro tempo, della Seconda Guerra Mondiale è normale, perché è la Seconda Guerra Mondiale che ha creato il mondo in cui viviamo oggi…
        Nell’Ottocento, Tolstoj, Dostoevskij, Conrad, Dickens, Balzac, e financo Verga, De Roberto, Manzoni e Nievo, rielaboravano sempre e all’infinito la Rivoluzione Francese e le Guerre Napoleoniche (considerando il Risorgimento come ultima propaggine di certe spinte post-giaconine), perché il loro tempo era plasmato da quegli avvenimenti. I loro romanzi narrano della traumatica trasformazione da regime aristocratico (assurdo ma organizzato anche se foriero di disastri sociali dal punto di vista della libertà individuale), a regime borghese (ugualmente assurdo ma portatore solo di disastri sociali dal punto di vista economico), alternativamente considerati, l’uno o l’altro, “buoni” o “cattivi” (e alcuni autori che ho citato erano aristocratici purissimi, seppur molto critici)…
        Sicché, a meno che non si verifichino sconvolgimenti seri, ci saranno ancora e ancora film simili a Guerre Stellari e agli Avengers…
        ci sarà sempre un “cattivo” (vero o metaforico) e un “buono” (vero o metaforico), e ci sono sempre stati… perché ci sarà sempre un Es e un Super-Io e sempre una potenza mondiale e quelli che la combattono…

        Io posso dirti che a me, per puro gusto, piaceranno sempre di più quelli che mi parleranno per metafore psichiche invece di quelli che mi parleranno per metafore storiche (mi piace più Guerre Stellari, e molto di più, degli Avengers)…
        ma adesso sia Guerre Stellari sia Avengers hanno concluso un loro ciclo e chissà che non rovescino le carte (essendo entrambi, bene o male, prodotti Disney): chissà se Avengers diventerà più “fiabesco/psichico” e Star Wars più “storico”?
        mah, si vedrà…
        ma senza dubbio le contingenze della trama saranno sempre le cose meno interessanti!

  3. Parlandone con Ale ho realizzato che c’è un nocciolo che si salva (il rapporto fra Kylo e Rey e come dici tu questa lotta tutta interiore e universale), ma la visione è stata piuttosto traumatica, come guardare JJ che mette la retro e passa con lo schiacciasassi tutto quello (poco, ma abbastanza) che di interessante aveva fatto Johnson col secondo film. Mi è sembrato un film scritto direttamente in base alle lagne sui social che hanno seguito l’8, con scene motivate solo da una checklist di critiche più frequenti a cui mettere una toppa. Il montaggio velocissimo e slegato la fa anche sembrare una operazione arruffata, di un Abrams che è arrivato tutto trafelato sul set e ha trovato il casino lasciato dal malvagio Johnson: bicchieri di plastica senza il nome, la coca cola rovesciata dappertutto, briciole di patatine e starwars tutto imbrattato. Bisogna mettere tutto a posto e gli spettatori sono già di ritorno! E allora via con un bombardamento di informazioni assurde, di climax presi pari pari dalla trilogia originale, arronziamo una trama casuale a scatole cinesi con personaggi intercambiabili che restano sempre identici a sé stessi, come va di moda anche in casa marvel, e che è la morte del film d’avventura. Andare dal punto A al punto B solo per essere in grado di arrivare al punto C, solo con molto rumore tra l’uno e l’altro -nessuna conseguenza delle azioni è definitiva e le situazioni potrebbero essere montate in qualsiasi ordine. Tutto sembra cooptato da qualcos’altro, persino esteticamente pianeti e universo sembrano ripresi dagli Star Trek made in Abrams, anche se qualche scena effettivamente spettacolare emerge dal calderone di suggestioni casuali.
    La cosa peggiore però sono i colpi di scena genealogici, ormai a un livello da Balle Spaziali (chi era in realtà il compagno di stanza del cugino del fratello di Palpatine??? spero che lo scopriremo in episodio X), che oltre ad essere involontariamente comici sono il segno più greve di questa volontà di “ripulire” a tutti i costi i contenuti del film di Johnson.
    Insomma sì, un nucleo interessante nei due personaggi principali ci sarebbe potuto essere, ma l’ho trovato un film schizzatissimo e assurdo, figlio ingombrante di un processo creativo sulle barricate di twitter e reddit, all’inseguimento di un pubblico ignorantissimo che litiga senza avere in realtà idea di cosa vuole (e in questo caso lo ha ampiamente dimostrato).

    1. Mah… si sa che a me le contingenze e le “esattezze” non interessano mai un cacchio rispetto alla metafora, per cui quello che mi dici non mi dà per niente fastidio… anzi, per me è tutta roba “buona”… a me, sinceramente, di chi sia figlia Rey non frega un accidente…
      Sì, Johnson era stato più bravo a farla figlia di nessuno e i twitteri di cacca l’hanno voluta per forza figlia di qualcuno, ma Abrams, rendendola metafora di psiche con Ren, psiche impegnata nel liberarsi, credo abbia recuperato bene, e abbia recuperato IN LINEA con Johnson invece che CONTRARIAMENTE a Johnson…
      E se i twitteri si arrabbiano spero che Abrams trovi soluzioni ugualmente adatte e metaforiche nei probabili capitoli futuri (capitoli che, se devono essere una sequela di Rogue One, Solo e Mandalorian, tutti “trama” e mai “metafora”, farò molto presto a schifare e boicottare)…
      E, a mio avviso, chi guarda Star Wars per enumerare le razze, per riconoscere i pianeti, per incastrare il casco di Boba Fett con lo stivale del Comandante Piett, è della stessa risma degli spettatori Marvel che stanno a discutere sul “potenziometro” dei cazzotti di Hulk e su chi ce l’abbia più lungo tra Iron Man e Captain America…
      Star Wars è antinazismo psichico… e lo è stato anche nella gestione mefitica di Lucas (’99-’05)… perché cercarci la vegetazione dei pianeti? o una trama lineare?
      Anche quello che la trama è troppo a scatole cinesi che difetto è?
      Se non lo fosse stata (e sono scatole cinesi densissime di meta-cinema psicologico, finalmente!), si sarebbe comunque qui a dire «che caata, non ha la trama a scatole cinesi!»
      Forse si decide troppo a caldo e c’è da farlo “decantare” un attimo: forse io sono troppo generoso e tra due anni non lo sarò più, boh… ma magari anche chi è così cattivo (ho anche letto uno Zero Calcare orribile che dice che i pezzi meglio di questo film sono quelli nostalgici: oddio che palle con questa nostalgia!) si calmerà tra un annetto!

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