Sarò breve.
Visivamente, la povera Maryse Alberti (quella di The Wrestler) garantisce una certa luccicanza non brutta: le cose brillano felici, e anche Frankel, ogni tanto, butta là una sicura sinergia tra frame, scenografia e montaggio (di Andrew Marcus, un vecchio e sapiente montatore)…
Però le pecche sono tante:
- Gli attori sono quasi non pervenuti: Will Smith fa vergogna, Norton anche, la Knightley pure, Peña non ne parliamo, la Mirren gigioneggia… Si salva, parzialmente, la Winslet…
- La storiella, mutuata in un certo senso da Frank Capra, con angeli e demoni a lavoro sulla terra, con spruzzi derivati da Joe Black (di Martin Brest, 1998), è efficace solo nell’agnizione con Naomi Harris, mentre per il resto degli elementi è dozzinale, abbozzata, e poteva essere molto più strutturata, con qualche allusione in più per centrarla meglio…
Sicché, che dire…
È in qualche modo tempo perso… La svolta “soprannaturale” finale poteva essere illustrata assai meglio, e fa rimanere in bocca lo stesso amaro che lasciava Joe Black: il mondo va a catafascio, l’80% della popolazione del mondo muore di fame, ma Tempo, Morte e Amore vanno ad aiutare i ricconi, i padroni delle multinazionali… e li aiutano sì a elaborare i lutti, ma anche a fare più soldi (grazie all’intervento delle “entità” presunte, i ricconi fanno gli affari)…
La morale?
Che anche se sei ricco, comunque, i lutti li devi elaborare, e quindi i soldi non prevengono dalla morte?
Forse…
ma intanto la cosa ti fa esclamare che, cacchio… i problemi “veri” quando si affrontano???
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in definitiva è un film che, al massimo, arriva al 5… non di più…
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