Questi sono film sempre abbastanza interessanti da vedere, poiché hanno un valore di documento di una condizione lontana e sconosciuta a te spettatore che, per sincerarti di certe cose, dovresti fare un viaggio, e invece arrivano questi film che ti illustrano come si vive in posti diversi dai tuoi, e quindi ti aprono la mente, ti fanno capire come fanno e risolvono in altri posti, ti manifestano modalità di vita diverse dalle tue e per nulla peggiori e quindi riduci la megalomania, ti senti parte del mondo e scongiuri qualsiasi caduta terribile nel nazionalismo e nel patriottismo ottuso…
Sono film che, in linea di massima, fanno sempre bene… Anche quando, come in questo caso, il risultato cinematografico, pur discreto, non è tra i più esaltanti…
Il film aiuta a capire che le condizioni terribili delle periferie, tra province amministrative da bypassare e addirittura da individuare (quei paesini di confine che hanno il municipio in una provincia e la scuola in un’altra), tra difficoltà di trasporto e logistica, e tra condizioni agrarie completamente scongiuranti qualsiasi contatto e avvicinamento, sono le stesse sia in Italia sia in Francia… E quindi l’Europa potrebbe scoprirsi vittima degli stessi acciacchi e quindi contribuire in senso “umano” alla sua definizione politica partendo proprio da un certo “risanamento” o “ammodernamento” di questi sperduti insediamenti, vitali e importanti quanto le grandi città ma per ragioni economiche sempre trascurati…
Ragioni economiche che il film non dimentica e che illustra bene: la speculazione edilizia dell’ambulatorio è subito smascherata…
E il film non dimentica neppure il rovescio della medaglia della campagna, che, genialmente, non è mai idillica, ma ostile, e xenofoba…
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È quindi un film non banale e piacevole, che, visivamente, si vede essere girato da gente che sa come fare, da gente che di mestiere fa il cinema: alcuni scorci obliqui sui tramonti, che accompagnano i frequenti viaggi campestri dei protagonisti, sono suggestivi, e anche certe scelte di punto di vista… e discreta è anche la resa documentaria, spesso con macchina a mano, dell’intero film… Magistrale è l’attenzione sui personaggi secondari, fantasticamente caratterizzati e osservati con occhio interessato e partecipe, tanto che si vede per chi la macchina da presa ha simpatia (con primi piani e frequenti sguardi) e per chi ha antipatia! Una cosa molto gustosa!
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I punti deboli ci sono comunque:
l’eccessivo “andamento lento”, il tono spesso tendente al piagnucoloso, che però si risolve con una solarità finale forse molto banale, che smussa tutti gli angoli venuti fuori in precedenza con un’eccessiva lietezza…
Il risultato è quindi buono e non di più, ma devo dire che la riflessione finale sulla costante lotta della civiltà e della cultura contro una Natura sempre indifferente e disperante, pur risaputa, è comunque sempre bella da sentire e ribadire… Perciò consiglierei il film, alla fin fine, esortando però a non aspettarsi troppo!
Se è quello con Cluzet, l’avevo visto al cinema… la prima volta che incontravo quell’attore.
Io l’ho trovato più che buono.
In parte perché mi risuona: non vivo propriamente in campagna, ma al limitare.